2023-06-16
Conte, Schlein e gli altri sciacalli riescono a contestare pure il lutto
Elly Schlein e Giuseppe Conte (Ansa)
Il capo del M5s rivendica l’assenza ai funerali e critica il «parossismo celebrativo». La dem sostiene perfino che l’ex premier «ha mercificato tutto». Riesumato Gianfranco Fini, che ne approfitta per attaccare la maggioranza.Mentre il corpo di Silvio Berlusconi veniva cremato a Valenza Po, anche ieri sono continuate le polemiche sul lutto nazionale e gli attacchi personali e politici al fondatore di Forza Italia. Un po’ di palcoscenico se l’è ricavato persino il redivivo Gianfranco Fini, che ha approfittato della questione per attaccare indirettamente Giorgia Meloni e sostenere che ci sarebbe una precisa volontà del governo di indebolire il potere legislativo. Dopo essersi segnalato per l’assenza ai funerali di mercoledì, ha subito ritrovato la favella anche Giuseppe Conte per ribadire l’ovvio: «Silvio Berlusconi e il Movimento 5 stelle erano agli antipodi». Mentre Elly Schlein, che almeno in Duomo si è fatta vedere, non è riuscita a trattenersi dall’anticipare il giudizio universale e ha ricordato i peccati del Cavaliere, dal conflitto d’interessi alla «mercificazione di tutto». Critiche legittime, per carità, e poi lo stile non si impara certo dall’armocromista, ma aspettare qualche giorno? Fini da qualche tempo ha ripreso a girare le tv con un solo obiettivo: criticare Meloni. Ieri si è fatto intervistare dal Fatto Quotidiano, per dire che la decisione di «rallentare i tempi del Parlamento» (almeno non ha ripetuto la balla dello stop di sette giorni) è stata «senza precedenti». Quindi si è alzato la palla da solo, sostenendo che «l’affievolimento del ruolo del Parlamento è un processo in corso da molto tempo». Dio solo sa che cosa c’entri con la morte di Berlusconi. Ma pazienza. Ecco dove voleva arrivare l’ex capo di An: «C’è una sensibilità politica secondo cui il potere legislativo viene considerato inferiore rispetto a quello esecutivo. Tutto si tiene, insomma». Poi, entra nell’agenda politica: «Si sta parlando molto di autonomia differenziata, rafforzamento del potere esecutivo, ma non c’è un vero dibattito su come rafforzare il potere legislativo che è fondamentale». Titolo della chiacchierata? «Lo stop delle Camere per Silvio? Volontà politica di indebolirle». Missione compiuta. Del resto, un meccanismo consolidato della politica e del giornalismo è quello di prendere gli sconfitti dell’altra parte e dare loro visibilità. Se da destra lo si fece per anni con Massimo D’Alema contro Romano Prodi, la sinistra nel tempo ha rivalutato Umberto Bossi per dare addosso a Matteo Salvini, ora schiera Fini contro la Meloni e lo stesso D’Alema negli ultimi tempi aveva cambiato opinione su Berlusconi, sempre per mera tattica. Per dirla con un’immagine lugubre, l’unica destra che piace alla sinistra è quella morta. Ieri c’era invece chi festeggiava un compleanno ed era il Pd. Il segretario Schlein ha approfittato del ventennale per ritornare, intervistata da Sky Tg24, sul tema del lutto nazionale. «Una forzatura inopportuna» e soprattutto «un onore che si riserva a persone che hanno unito la Repubblica, caratteristiche che non corrispondono al Berlusconi politico». Il lutto è finito, ma le polemiche meschine no. Il problema è che il segretario del Pd, presente ai funerali, dopo meno di 24 ore ha sentito il bisogno di emettere una serie di giudizi. Schlein ha sostenuto di essere entrata in politica «in opposizione al berlusconismo» e che non dimenticherà «le leggi ad personam e il conflitto d’interesse», o «la mercificazione di tutto». Quindi ci ha tenuto a sottolineare di aver «portato rispetto al funerale», ma di non voler partecipare «alla beatificazione di Silvio Berlusconi». Ci mancherebbe altro, ma almeno l’attacco personale sulla mercificazione poteva risparmiarselo. L’altro leader di opposizione, Giuseppe Conte, al funerale manco ci è andato e ieri ha comunque voluto spiegare alle truppe grilline come la pensa. Sui social, ha spiegato che il giorno prima era rimasto in silenzio perché riteneva «inopportuna qualsiasi polemica». Ieri, giorno della cremazione, invece sì. Così ha spiegato di non essere andato a Milano per non urtare il popolo grillino, in quanto Berlusconi e M5s hanno due storie molto diverse e, per molti versi, agli antipodi». Dimenticando quantomeno che Forza Italia e 5 stelle sono stati al governo insieme con Mario Draghi. Dopo di che, l’ex avvocato del popolo ha criticato il «parossismo celebrativo», il lutto nazionale, le dirette tv. E ha chiuso con un richiamo alla «coerenza con la propria storia». E a proposito di storia, al momento Beppe Grillo ha osservato il silenzio e sul suo blog, a ieri sera, non c’era neppure notizia della scomparsa di Berlusconi. Grillo che dà lezioni di stile all’avvocato con la pochette non è poco. Su alcuni giornali, anche ieri sono comparse piccolezze e meschinità assortite. Su Repubblica, una raffica di titoli come «Esequie a reti unificate. E l’apoteosi va in onda anche su Top Crime»; un surreale «I figli già divisi. Marina e Fascina le capofamiglia»; «Tradimenti, offese, bugie. L’uomo che amava le donne ma non sapeva rispettarle». Mentre sul Fatto si potevano leggere le chat dei magistrati, tra cui Nino Di Matteo che ha scritto: «Il comunicato dell’Anm (che ha espresso cordoglio, ndr.) è fuori luogo e persino irrispettoso dei colleghi che sono stati uccisi dalla mafia nel lungo periodo nel quale Berlusconi ha versato nelle casse di Cosa Nostra centinaia di milioni delle vecchie lire. Lo ha stabilito la sentenza definitiva Dell’Utri». Condannato un morto con la sentenza di un altro, nella medesima chat, un’altra toga ha scritto: «Di fronte alla morte, se non si può parlare bene si tace». È davvero un peccato che Schlein e Conte non siano nella mailing list dei magistrati. Nella vita si può imparare da chiunque.