2025-05-23
Conte riporta lo scudetto a Napoli. All’Inter resta l’obiettivo Champions
Scott McTominay segna il primo gol dell'1-0 contro Cagliari. Napoli campione d'Italia (Getty Images)
Contro il Cagliari segnano i fedelissimi McTominay e Lukaku. Esplode piazza del Plebiscito dove erano riuniti migliaia di tifosi in festa. I nerazzurri passano a Como 2-0 (gol De Vrij-Correa) con le seconde linee ma non serve.Quando un punto vale tutto. E fa la differenza tra il giorno e la notte, tra il trionfo e la malinconia, tra Napoli che impazzisce e il silenzio sul lago. Al Maradona un boato infinito celebra il quarto scudetto, il più sorprendente, sofferto, incredibile conquistato dagli azzurri del condottiero Antonio Conte, unico ad avere vinto il titolo in Serie A con tre squadre diverse (anche Juve e Inter). Lui è stato il primo crederci, affiancato dai dioscuri Romelu Lukaku e Scott McTominay che liquidano anche il Cagliari (2-0) e rendono vana la vittoria dell’Inter a Como (0-2). I nerazzurri ribaltano il destino per soli 20 minuti, poi il Napoli dilaga contro gli isolani in modalità turisti per caso: un tiro in porta al 91’ quasi per sbaglio. Ed è fiesta.Arriva uno scudetto cercato e meritato, anche se il punteggio finale (82 punti) è basso, quasi da «ciapa no». Ma chissenefrega, conta il tricolore cucito sulla maglia, conta la forza di un club ormai tornato stabilmente fra i top d’Italia, conta il capolavoro continuo del presidente Aurelio De Laurentiis, capace di costruire una squadra che nella stagione è stata in testa per 20 giornate contro le 9 dell’Inter. Ora soprattutto lui ha una missione: non far scappare il tecnico che ha saputo, da sveglio, dare corpo al sogno.Lo slalom parallelo parte con il Napoli all’arrembaggio, caricato a molla da Conte e intenzionato a chiudere prima possibile la formalità finale. Risultato, tre pallegol in un quarto d’ora (Giacomo Raspadori, Billy Gilmour, Amir Rrahmani) con protagonista il portierino Alen Sherri, albanese, riserva di Elia Caprile fuori per infortunio.Una coincidenza politicamente utile perché il titolare è ancora di proprietà del Napoli. Il Cagliari si difende nel fortino, non ha la forza di fare altro. Nel frattempo a Como, dove la partita è cominciata con 6’ di anticipo, tutto è più in equilibrio. Il tempo di annotare che l’Inter gioca senza sette titolari e senza punte (in campo Mehdi Taremi e Joaquin Correa) che i nerazzurri bucano Pepe Reina al passo d’addio: lo fa Stefan De Vrij di testa su calcio d’angolo al 20’. A metà del primo tempo tutto si ribalta in classifica, ma davanti c’è ancora l’eternità.Si torna a Napoli dove il gol dei rivali viene metabolizzato a fischi sugli spalti e con ulteriori ruggiti in campo. Un tiro letale di Lukaku viene stoppato da Yerry Mina, un paio di mischioni vengono risolti dai difensori cagliaritani spazzando la palla a Castel dell’Ovo. Non è passata neanche mezz’ora e al Maradona è già Fort Apache. Il doppio schermo mostra due partite caratterialmente opposte: guerriglia a Napoli, minuetti tiki-taka su quel ramo del lago di Clooney. Sotto il Vesuvio si ferma tutto, l’arbitro Federico La Penna interrompe la partita, parla col Var nell’incertezza generale, poi riparte. È solo un problema di comunicazione radio.I dubbi valgono zero al 42’, quando un cross di Matteo Politano viene girato al volo in rete da McTominay. Un gol capolavoro, l’ottavo del miglior acquisto dell’anno, che dimostra la genialità di Conte anche nello scoprire diamanti purissimi. Lo scozzese segna, Napoli esplode, piazza Plebiscito prepara la festa mobile, le statuine di De Laurentiis (secondo scudetto in tre anni) vanno a ruba. A Como la prendono con filosofia, il campionato dell’Inter era in verità finito cinque giorni fa a San Siro al 94’, quando Marko Arnautovic riuscì a inciampare sul pallone, a porta vuota, contro la Lazio. Curiosità accessoria: Reina in uscita fuori area sgambetta Taremi, l’arbitro Davide Massa non si intenerisce e gli fa concludere la carriera con un rosso.Tutti negli spogliatoi, sembra che non ci sia spazio per altre sorprese. Dopo il minuto di silenzio in memoria dell’immenso Nino Benvenuti, il Cagliari e il Como fanno gli sparring partner, il Napoli si conferma fighter e l’Inter si appoggia alle corde del ring con aria perplessa. Fa di conto: prima di approdare sul lago aveva messo insieme sette punti nelle ultime cinque partite, roba da bassa classifica. Se avesse avuto lo stesso ruolino di marcia del Como (13 punti) avrebbe il 21° scudetto in tasca. Quando si riparte cambia solo la statistica: raddoppiano contemporaneamente Correa a Como e Lukaku a Napoli. Ma è quest’ultimo l’unico gol che conta, il 14° (con 10 assist come pop corn). Il belga va in rete come faceva proprio nella sua migliore stagione all’Inter: butta la palla avanti, svelle Mina e segna. Alle 22.30 è giorno a Piedigrotta, è notte sul Lario. Tutto prevedibile.Mentre Paolo Sorrentino minaccia un altro film con tutti gli stereotipi da rione Sanità, ora il campionato sta per chiudere bottega con gli ultimi verdetti. Si decide chi, fra Juventus, Roma e Lazio, andrà in Champions con Napoli, Inter e Atalanta. E chi fra Lecce, Venezia, Empoli (e secondo l’aritmetica il Parma) scenderà in B. Poi resta una sola partita in tutta Europa. La più affascinante, la più importante: la finale di Champions. Dove l’Inter può spazzare via ogni amarezza da fotofinish. O chiudere la più strana (e avvincente, straordinaria) delle stagioni con l’anatema di Josè Mourinho: zero tituli.
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