2020-01-28
Conte si prepara al terzo governo e strizza l’occhio a Forza Italia
Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images
Lo scampato pericolo in Emilia Romagna (spacciato per vittoria strepitosa) e il crollo dei 5 stelle spingono Nicola Zingaretti a inneggiare al bipolarismo. E subito Giuseppi si tuffa: «Il leader leghista è stato indegno. Lavoro a un ampio fronte dove riunire chiunque voglia contrastare queste destre» Il Pd avverte i grillini: «L'asse politico si è spostato».Da almeno trent'anni mi tocca passare le nottate elettorali ad ascoltare i commenti di osservatori e leader politici dopo il voto. La privazione del sonno è in genere compensata dalle esilaranti analisi dei suddetti, i quali riescono sempre a trovare motivo di consolazione in dati e confronti esibiti a casaccio. Tra domenica e ieri, per esempio, mi è capitato di sentire una serie di spassose dichiarazioni sul successo del Pd, che all'improvviso, dopo aver perso tutto ciò poteva perdere, ha vinto in Emilia e dunque, da morto che era, adesso sarebbe risorto. Beh, a rileggere i risultati di domenica il partito di Nicola Zingaretti non sembrerebbe così vispo come viene descritto. Certo, Stefano Bonaccini ha battuto Lucia Borgonzoni, e non di poco, ma parlare di resurrezione forse è un tantino esagerato. Basti dire che alle precedenti elezioni in Emilia Romagna, che per di più si tennero un po' sottotono perché il candidato del Pd era praticamente un illustre sconosciuto, il centrosinistra si portò a casa il 49%, ma la parte del leone la fece il partitone rosso, con un 44,52%. Dopo cinque anni in Regione, Bonaccini è andato meglio, raccogliendo il 51,4%, ma il suo partito si è fermato al 34,7. Un risultato straordinario, hanno spiegato gli esegeti delle percentuali, perché conseguito dopo due scissioni, ossia dopo l'addio alla ditta di Bersani e dopo la nascita di Italia viva di Matteo Renzi. Peccato che gli scissionisti abbiano rinunciato a presentare un loro candidato e dunque sia i voti di Leu, che quelli dei renziani e pure dei calendiani (dal nome dell'ex ministro dell'Industria Carlo Calenda, anche lui fuoriuscito insieme a Matteo Richetti), siano confluiti su Bonaccini. Senza contare poi che l'altra volta in campo c'era pure una lista Tsipras che prese il 4%, e che questa domenica non c'era. Non meglio è andata in Calabria, dove l'altra volta il candidato di centrosinistra prese il 61,4% e domenica appena il 30. Una sconfitta che non ha impedito al Pd di rivendicare il successo di essere il primo partito della Regione. I voti si sono dimezzati, passando dal 23,68% al 15,2, ma la soddisfazione è massima.E il grande sconfitto, il leghista cui secondo Giuseppe Conte gli emiliani avrebbero dato uno schiaffone? Beh, anche qui a rileggere i numeri si ha qualche sorpresa. Cinque anni fa il centrodestra si fermò al 29,85%, con la Lega al 19,42%, mentre l'altro ieri la candidata di Salvini è arrivata al 43,6%, con il partito al 32. Tanto per dire, se nel 2014 il Carroccio incassò 233.000 preferenze, questa volta ne ha portate a casa 690.000. Mica male come sconfitta. Sì, però, obiettano gli analisti politici cui non sfugge niente, in Calabria l'ex ministro dell'Interno non è riuscito a sfondare come ci si aspettava. Non so che cosa si aspettassero i suddetti commentatori, tuttavia c'è da notare che la Lega alle precedenti elezioni regionali neppure era in lizza e questa volta si è portata a casa il 12%. Anche qui, mica male come schiaffone.Sempre il presidente del Consiglio è autore di un'altra formidabile osservazione sul voto in Emilia Romagna e Calabria. Secondo lui i giudizi sui 5 stelle e i modesti risultati conseguiti sono «ingenerosi». Sì, proprio così. Il premier si è preso la briga di uscire da Palazzo Chigi senza cappotto per dire ai cronisti che Salvini è il perdente del voto e con i grillini non bisogna essere ingenerosi, perché dopo gli Stati generali saranno in grado di risollevarsi. Ovviamente con i colleghi Giuseppe Conte non si è lasciato sfuggire l'occasione per ribadire che lui ha intenzione di restare alla guida del governo fino al 2023, rivelando di essere al lavoro per preparare un nuovo cronoprogramma e un'agenda triennale. Ma ce la farete a superare gli scogli che avete davanti, chiedono i cronisti? Il premier ha ripetuto di non considera a rischio il suo esecutivo, però, già che c'era ha voluto far sapere che ora, cioè dopo l'Emilia Romagna, si può lavorare ad altre formule, cioè alla creazione «di un altro fronte alternativo alla destra, dove possano trovare posto tutte le forze che, nella loro diversità, vogliono condurre una politica alternativa a quella della Lega. Io sono un costruttore per definizione e spero che questo progetto politico possa realizzarsi». Traduzione: abbiamo vinto in Emilia Romagna, ma se non troviamo qualche voltagabbana che ci aiuti a tenere a galla la barca, andiamo a fondo. La strizzata d'occhio è evidente, in particolare a Forza Italia. Del resto, come ha dichiarato Richetti, in Emilia Romagna Bonaccini ha vinto con l'aiuto di un po' di gente del centrodestra.Sì, è proprio vero, le dichiarazioni di vittoria post voto sono sempre uno spasso, per cui sacrifico volentieri nottate e mattinate.