2021-08-31
Conte fa un’altra piroetta e spara sui decreti Sicurezza che portano la sua firma
Giuseppe Conte e Matteo Salvini (Getty Images)
L'ex premier lancia l'affondo contro Matteo Salvini e definisce un fallimento le norme sull'immigrazione del 2018. Peccato sia stato lui stesso a vararle e rivendicarle.Nel 2018 abbiamo avuto il Conte 1, l'anno dopo è arrivato il Conte 2, ora siamo al Conte 3. Tranquilli, non sto annunciando che l'ex presidente grillino è ritornato a Palazzo Chigi, soffiando la poltrona a Mario Draghi, ma soltanto che siamo di fronte all'ennesima capriola di colui che si insediò dicendo di essere «orgogliosamente populista», salvo sostenere l'esatto contrario 15 mesi dopo.A Giuseppe Conte lo scorso anno ho dedicato un libro intitolato «Il trasformista», ma oggi sarebbe necessario un aggiornamento, perché il capo grillino ogni giorno fornisce materiale per arricchire il volume di nuovi capitoli. Non solo con ulteriori gaffe (l'ultima finirà negli annali degli infortuni politici: Kabul era appena caduta e già l'ex premier si è affrettato a legittimare i talebani proponendo di aprire una trattativa con loro), ma anche con altre giravolte. L'uomo che nell'estate di due anni fa escluse di essere un uomo per tutte le stagioni, in realtà si rivela giorno dopo giorno sempre pronto ad adattarsi a ogni stagione politica, smentendo ciò che aveva detto o fatto in precedenza.L'ultimo esempio è fornito da un'intervista al Corriere della Sera. Forse per rimediare alla figuraccia di un recente intervento sul quotidiano di via Solferino - quando per dimostrare di avere a cuore i problemi del capoluogo lombardo disse che Milano contava 200.000 bambini in povertà, senza sapere che in tutta la città i minorenni sono 170.000 - Conte ha voluto il bis. Risultato, alla precedente gaffe ne ha aggiunta un'altra. Interpellato sugli attacchi che Matteo Salvini rivolge al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a causa dei continui sbarchi di clandestini, l'ex presidente del consiglio si è lanciato a testa bassa contro il leader della Lega con il quale, come è noto, non corre buon sangue. Prima un rimprovero a tutto tondo per aver fatto la voce grossa sull'immigrazione, invece di «lavorare con costanza nella cornice europea», poi un attacco diretto ai provvedimenti voluti dall'ex responsabile del Viminale. «I decreti Sicurezza hanno messo per strada decine di migliaia dispersi per periferie e campagne. L'eliminazione della protezione umanitaria ha impedito a molti migranti di entrare nel sistema di accoglienza e ad altri di farli uscire in quanto non aventi più titolo, con il risultato che migliaia di migranti sono diventati invisibili».Premesso che Conte non deve frequentare molto le periferie né le zone intorno ai centri di maggior passaggio, altrimenti si sarebbe reso conto che i clandestini tutto sono tranne che invisibili. Basta infatti farsi un giro intorno alla Stazione Termini, a Roma, o a quella Centrale, a Milano, per notare i quotidiani bivacchi di extracomunitari sbarcati a Lampedusa e redistribuiti nelle città italiane senza che nessuno se ne curi. Ma a stupire non è il fatto che l'ex presidente del Consiglio non conosca la realtà di cui parla, quanto che il decreto Sicurezza da lui criticato al punto di dire che Salvini sull'immigrazione ha fallito, porta la sua firma. Sì, fu proprio Conte a varare le misure che oggi critica. Su Youtube ancora si può ascoltare la conferenza stampa in cui presentò insieme all'allora ministro dell'Interno i provvedimenti. Era la fine di settembre del 2018 e alle domande dei giornalisti che riportavano le preoccupazioni dell'organismo Onu che si occupa di rifugiati, il presidente del Consiglio manifestò opinioni diametralmente opposte a quelle espresse ieri sulle pagine del Corriere. «È un sistema che non scardina affatto il quadro degli impegni internazionali e il quadro delle tutele internazionali. Semplicemente, mettiamo ordine in un sistema che ha assecondato l'accoglienza indiscriminata. Se non governiamo la realtà, la realtà ci sopravanza e ci ritroviamo sopraffatti. Ecco perché la politica si deve assumere le sue responsabilità». Per concludere l'opera, Conte si fece poi fotografare tenendo tra le mani un cartello con il simbolo della presidenza del Consiglio e l'hashtag #decretosalvini, sicurezza e immigrazione. Ovviamente con un sorriso stampato in faccia, di fianco a un ancor più sorridente leader della Lega. Sono passati meno di tre anni da allora e l'ex premier, che indossa rigorosi monopetto, ma li accosta altrettanto rigorosamente a opinioni double face, dichiara il contrario. La responsabilità che all'epoca la politica doveva assumersi, con il passare degli anni e delle maggioranze su cui si è retto il suo governo, è diventata irresponsabilità. Qualcuno ha notato che nella storia repubblicana nessuno è mai passato da un esecutivo con la destra a uno con la sinistra come se niente fosse. Vero. Ma a nessuno è neppure mai capitato di rinnegare un decreto che porta la propria firma senza almeno manifestare un leggero senso di vergogna. Del resto, il Conte che oggi attacca le sue leggi è lo stesso che tre anni fa oltre a definirsi orgogliosamente populista rivendicava il dovere di restituire la sovranità al popolo, cosa che il 5 settembre del 2019 si è ben guardato dal fare, preferendo perdere la faccia pur di non perdere la poltrona.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)