2021-07-24
Conte manda la Dadone a giocare con la crisi
Il ministro delle Politiche giovanili ipotizza in diretta tv le dimissioni della delegazione pentastellata sulla riforma della giustizia che lei stessa ha votato. Il blitz suggerito dall'ex premier scatena un putiferio pure nel M5s. E la grillina è costretta alla marcia indietro.La mezza marcia indietro arriva alle 17.44, dopo cinque ore di terremoto politico e altrettante di durissime reprimende da parte di colleghi di governo e parlamentari del M5s: il ministro grillino Fabiana Dadone, ieri, ha minacciato in diretta tv le dimissioni della delegazione pentastellata sulla riforma della Giustizia, e poi si è rimangiata (in parte) le sue parole, tentando di chiudere un caso che resta invece apertissimo. La cronaca di questa mezza giornata di mezza crisi di governo inizia a mezzogiorno. Il ministro delle Politiche giovanili, la grillina Fabiana Dadone, va in tv e ipotizza l'uscita del M5s dall'esecutivo guidato da Mario Draghi: l'ipotesi di dimissioni dei ministri grillini dal governo, dice la Dadone ad Agorà Estate, su Rai Tre, «è una cosa da valutare insieme a Giuseppe Conte. Dipende da quale sarà l'apertura sulle modifiche tecniche. L'obiettivo di tutti non è certo garantire le impunità in certi casi», aggiunge la Dadone, «ma velocizzare i processi. La tematica della prescrizione così come impostata non credo raggiunga l'obiettivo. Ci aspettiamo una discussione costruttiva, vedremo le decisioni da prendere».Boom: le agenzie di stampa rilanciano la notizia e nel M5s l'atmosfera diventa incandescente. Gli altri tre ministri grillini, Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Federico D'Incà, sono «stupefatti, senza parole», commenta alla Verità una fonte autorevolissima del movimento. La Dadone è storicamente vicina a Roberto Fico, ma i sospetti dei parlamentari, soprattutto dei deputati, convergono su Giuseppe Conte. «Conte», dice alla Verità un deputato pentastellato di primissimo piano, «ha sempre il chiodo fisso di andare alle elezioni anticipate il prossimo febbraio, subito dopo l'elezione del presidente della Repubblica. Il suo obiettivo è accelerare per non perdere tutto il consenso e per candidare suoi fedelissimi, avvocati, imprenditori e docenti universitari, al posto dei parlamentari attuali. L'uscita della Dadone», aggiunge la nostra fonte, «è una sortita suggerita da Conte». Il problema per Giuseppi è che alle elezioni anticipate non vuole andarci nessuno dei parlamentari M5s, che tra taglio degli eletti e taglio dei consensi resterebbero quasi tutti a casa. Non solo: moltissimi tra loro stanno contando i mesi che li separano dal raggiungimento dei fatidici quattro anni, sei mesi e un giorno, che fanno scattare il diritto al vitalizio. Fino al settembre 2022, dunque, non se ne parla. C'è un altro tema che fa tremare Giuseppi: il Pd lo ha scaricato in relazione al braccio di ferro con Draghi sulla riforma della Giustizia, l'alleanza traballa e le prossime amministrative incombono. «Allibita per le parole della ministra Dadone», twitta non a caso la senatrice dem Valeria Fedeli, «sulla Giustizia che considero non consone a chi fa parte di un governo». «Sono strani questi grillini», scrive il coordinatore nazionale di Italia viva, Ettore Rosato, «la ministra Fabiana Dadone ieri condivide e appoggia in Consiglio dei ministri la richiesta di fiducia sul testo della riforma Cartabia, oggi annuncia che se non cambia pensano alle dimissioni. Mi sembra», aggiunge Rosato, «ci sia un po' troppa schizofrenia e poco senso dello Stato».Un contiano doc come il ministro dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli, cerca di stemperare la tensione: «Siamo nel pieno di una discussione», sottolinea Patuanelli a Rainews 24, «che vuole portare dei miglioramenti nel solco dell'impianto complessivo che la ministra Cartabia ha dato alla riforma. Questo non c'entra nulla con la questione di fiducia che è a protezione del percorso di coinvolgimento delle forze politiche per migliorare il testo». L'autorizzazione a porre la questione di fiducia sulla riforma Cartabia, lo ricordiamo, è stata approvata dal Cdm all'unanimità, quindi col voto favorevole della stessa Dadone, oltre che di Di Maio, Patuanelli e D'Incà.Nel pomeriggio, la protagonista di questa mezza crisi corregge la sua posizione: «La riforma della Giustizia così come presentata», scrive la Dadone su Facebook, «rischia di avere delle fasce di impunità, c'è una chiara apertura del presidente Draghi e della ministra Cartabia di cui va preso atto. Non è nel mio stile minacciare quindi respingo al mittente i titoli apparsi in tal senso ma è nel nostro stile dialogare e confrontarci. Lo stanno facendo Draghi e Conte che sono due persone di alto profilo», aggiunge la Dadone, «e sono certa troveranno punti di incontro. Ho fiducia nella politica e meno nel gossip». Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere: altro che gossip, la minaccia di aprire la crisi la Dadone l'aveva fatta in diretta tv, e anche la rettifica non è rassicurante per la stabilità del governo. Infatti, Enrico Letta è costretto a intervenire: «Il governo non scricchiola», commenta il segretario del Pd, «credo che nelle prossime ore ci saranno tutte le possibilità per fare quegli ultimi aggiustamenti e arrivare a un voto di fiducia che possa essere dato da tutti i gruppi che compongono la maggioranza». Dalla Lega trapela «profonda irritazione» per l'atteggiamento del M5s.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)