2020-11-08
Conte leva il commissario calabrese a cui aveva dato le chiavi della sanità
Saverio Cotticelli (Ansa)
Dopo la figuraccia di Saverio Cotticelli a «Titolo V», il premier si libera del suo uomo, incapace di preparare un piano anti Covid. Ma questa volta l'operazione scaricabarile crea un polverone. E arrivano critiche pure da sinistra.Brutto risveglio quello di ieri mattina per Giuseppe Conte, il premier con il dpcm incorporato.Quando l'ufficio stampa di Palazzo Chigi gli ha segnalato l'articolo della Verità che accusava il governo in carica - ma anche quello che lo aveva preceduto, accomunati dall'avere lo stesso capo dell'esecutivo: toh, sempre lui, Giuseppi - per il disastro della sanità in Calabria, da cui non poteva chiamarsi fuori dal momento che è esso stesso, attraverso la nomina dei commissari ad acta, a gestirla, Conte ha fatto spallucce: «Un foglio sovranista e fazioso, chi volete che prenderà sul serio una campagna chiaramente propagandistica?» (questa è una ricostruzione di fantasia, ovviamente, ma diciamo che ci può stare).Purtroppo per lui, però, a ruota è diventato gettonatissimo in Rete, con commenti al vetriolo tra cui il più soave era questo: «Chiusi in casa per zona rossa decisa da questa banda di scappati di casa», il video trasmesso la sera prima dal programma di Rai 3 Titolo V, sull'incontro con il commissario straordinario alla sanità calabrese, Saverio Cotticelli. Una sequenza degna di Scherzi a parte. Il «commissario per caso», pover'uomo, davanti alle contestazioni sul mancato varo del piano anti Covid («Ah, dovevo farlo io da giugno?», per poi aggiungere, aggravando la sua situazione, «sarà pronto la settimana prossima»: a novembre inoltrato?), sembrava un pugile suonato, ignorava perfino quanti fossero i posti disponibili in terapia intensiva. A un certo punto nel confronto si inseriva il sub commissario Maria Crocco, che dall'altra stanza lo rimproverava: «La devi finire! Quando fai queste cose (parlare con i giornalisti, per dirne una, nda) devi andare preparato». Fino all'apoteosi finale di questa pochade tragicocomica: a fornire il numero delle terapie intensive, correggendo lo stesso commissario, arrivava un terzo soggetto. Un dottore? Un componente di qualche comitato tecnico scientifico? Macché: l'usciere. No, dico: l'u-s-c-i-e-r-e. Ma non è tutto meraviglioso?A mezzogiorno Conte aveva così un sussulto di dignità istituzionale, e annunciava urbi et orbi che il predetto rappresentante del governo (da lui nominato) sarebbe stato dimissionato senza se e senza ma, alla sua maniera (quindi: adesso, ma non subito): «Il commissario Cotticelli va sostituito con effetto immediato. Anche se il processo di nomina del nuovo commissario prevede un percorso molto articolato, voglio firmare il decreto già nelle prossime ore: i calabresi meritano subito un nuovo commissario pienamente capace di affrontare la complessa e impegnativa sfida della sanità». I calabresi via social, invece, ritenevano di meritare di non essere presi per i fondelli. A loro si affiancava anche chi calabrese non è. Come Marco Bentivogli, ex leader dei metalmeccanici della Cisl, che non può certo essere tacciato di essere filo salviniano o meloniano, il quale l'ha toccata piano: «Troppo facile cacciare, via Twitter, un commissario alla Sanità di cui si è responsabile della nomina. E il governo, ministro della Sanità, Affari regionali apprendono da una trasmissione tv che la Calabria non ha il piano anti Covid?».O come il capitano Ultimo, Sergio De Caprio, il carabiniere che ha catturato Totò Riina, chiamato dal presidente della Calabria, la scomparsa Jole Santelli, a far parte della sua giunta come assessore all'ambiente, che ha scritto, rivolgendosi esplicitamente a Conte, Speranza e al governo tutto: «Di fronte al proprio fallimento una leadership responsabile e concettualmente onesta si fa da parte e cede il posto ad altri. È rispetto per i caduti».I fan di Conte hanno provato a buttare la palla in tribuna, puntando il dito sulle corresponsabilità regionali.Una difesa d'ufficio, l'inutile tentativo di arroccarsi su una Linea Maginot travolta dalla più inoppugnabile delle constatazioni: è da 11 anni, come segnalavamo ieri, che la sanità non è più nelle mani dei calabresi.Che possono essere chiamati a rispondere del pessimo andazzo precedente, di certo non di quello dell'ultimo decennio, che vede esposti i ministri della Salute e i loro governi. Prendendo in esame solo gli ultimi cinque esecutivi, dal 2013 a oggi, vale la pena ricordare che in quelli di Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, titolare del dicastero è stata Beatrice Lorenzin, nel Conte uno la penstastellata Giulia Grillo, oggi il «sinistro» Roberto Speranza: tutti accasati in un campo che non può essere di certo definito «sovranista».E, rimanendo a Cotticelli (campano, 69 anni, generale di corpo d'armata dei carabinieri in pensione, commendatore Ordine al merito della Repubblica italiana), va ribadito che è stato nominato dal Conte uno, a maggioranza Lega-M5s, nel dicembre 2018 con un decreto firmato da Conte, dall'allora ministro dell'Economia, Giovanni Tria, e dal ministro Grillo, e appunto riconfermato dal Conte due, con la duplice firma Speranza-Gualtieri. Il mantra dei 5 stelle, si sa, è sempre stato: onestà-onestà-onestà (e nessuno dubita che Cotticelli sia persona perbene), purtroppo a scapito della competenza. Cotticelli si è ritrovato (ex) commissario in Calabria un po' per caso, come del resto si può dire, senza offesa ma anche senza tema di essere smentiti, di Conte a Palazzo Chigi. «Generale dietro la collina/ci sta la notte cruccia e assassina... davanti alla collina, invece, ignoranti e incapaci», hanno concluso gli aspromontani su Facebook, con una citazione metà canzone, metà «sconsolazione», che non necessita di una parola di più.