2024-10-25
Il vaffa di Giuseppi fa sparire a Grillo il reddito da garante: «Via 300.000 euro»
Conte rivela a Vespa: «È contro la sua comunità, venute meno le ragioni del contratto». Casaleggio: «Resterà un solo elettore».«Fra Grillo e Conte ne resterà uno solo. Ma un solo elettore, se continuano così». La battuta di Davide Casaleggio a Un giorno da pecora fotografa perfettamente il timore supremo del militante grillino: vedere il Movimento 5 stelle implodere, venire giù sfrigolando come una vecchia torta di nozze. E al clima non giova la guerriglia urbana fra le due anime in subbuglio, quella dell’Elevato e quella del Sopraelevato, come si è di fatto definito l’ex premier annunciando la fine del contratto di 300.000 euro a favore del fondatore come consulente per la comunicazione, perché «qualcosa si è incrinato in maniera irreversibile».A suo tempo la decisione di dare un vitalizio mascherato a Beppe Grillo aveva fatto storcere il naso a più di un parlamentare; quel capopopolo distante, capriccioso come un dio dell’Olimpo che si faceva pagare il blog dal partito cominciava a pesare sui calli degli eletti. Soprattutto su quelli di Giuseppe Conte, che ha dovuto sopportare faide interne sull’ipotizzata revisione di alcuni dei pilastri del Movimento: la regola del limite dei due mandati, il simbolo e le alleanze. Lettere urticanti finite sui giornali, botta e risposta pubblici che hanno mostrato i nervi a fior di pelle e i rapporti sempre più logori fra gli interpreti della «diarchia» alle vongole.Ieri lo strappo finale: Conte ha deciso di «far andare a naturale scadenza nei prossimi mesi il contratto e di non più rinnovarlo in queste condizioni», rivela una fonte interna. E lo ha fatto annunciandolo nel nuovo libro di Bruno Vespa Hitler e Mussolini, che come tutti gli altri sta uscendo a rate sui media per questioni di marketing editoriale prima di finire sugli scaffali natalizi. Poiché l’eterno anchor man è uno dei giornalisti da sempre identificati come nemici da Grillo, il mezzo rappresenta lo sgarbo assoluto. Un po’ come quando Veronica Lario decise di consegnare alla Repubblica la prima invettiva sulle «vergini che si offrono al drago» per strappare con Silvio Berlusconi. Un dettaglio colto da Casaleggio junior su Radio 1 Rai: «Sono dichiarazioni un po’ strane. Conte lo dice a Vespa invece che a Grillo e agli iscritti?».Al di là delle modalità, sulle 300.000 cocuzze l’avvocato del popolo non fa sconti. «Beppe Grillo è responsabile di una contro comunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale», si legge. «Ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto. Io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione, che ha un intrinseco valore morale e non è compatibile con alcuna retribuzione». Insomma, sborsava controvoglia. Anche perché, continua Conte, «di fronte a un processo costituente che ha coinvolto l’intero movimento, Grillo sta portando avanti atti di sabotaggio compromettendo l’obiettivo di liberare energie nuove». Ieri mattina l’Elevato si è svegliato defenestrato e la notizia ha provocato un boato, anche se da anni il fondatore si è ritirato nei suoi possedimenti a Sant’Ilario e a Marina di Bibbona, da dove lancia di tanto in tanto anatemi new age, messaggi per il pianeta Gaia, numeri del lotto dopo aver raccolto conchiglie sulla spiaggia. Tranne che in agosto, quando affitta la villa con otto camere, sette bagni e piscina a 61.000 euro per un mese. Non soffrirà per il taglio, che l’ex premier giustifica anche così nel libro di Vespa: «Qualcosa si è incrinato in maniera irreversibile, umanamente sono molto colpito da come si comporta. Già in passato ha avuto atteggiamenti velenosi nei miei confronti. Vedere oggi che contrasta in maniera così plateale un processo di partecipazione democratica che ci riporta agli ideali originali di Gianroberto Casaleggio mi ha rattristato. Al contrario di quel che scrivono i giornali, lo scontro non è personalistico ma vede Grillo battersi contro la sua stessa comunità».Fra leader politico e garante il feeling non è mai sbocciato. Basta ricordare il sarcasmo con cui l’ex comico bollò Conte tre anni fa, al tempo dello statuto da condividere: «Non ha visione politica né capacità manageriali, il suo statuto è seicentesco». Risposta del Sopraelevato: «Grillo è un padre padrone che soffoca i figli». Commento degli esegeti del grillismo: «Uno fa e l’altro disfa, così è difficile». C’era solo una legittimazione di facciata in nome del quieto vivere, crollata durante il governo di Mario Draghi, che Conte voleva far cadere ogni mattina e Grillo faceva di tutto per tenere in piedi, per interposto Luigi Di Maio con i fili. Ora lo showdown, determinato proprio da quello statuto seicentesco nel quale (parole profetiche di Grillo) «Conte ha messo al centro non il movimento ma sé stesso». La mossa vincente è stata definire onorifico il ruolo di garante; di conseguenza il fondatore può essere sfiduciato dall’assemblea, perdere anche questa carica e presentarsi debolissimo in tribunale per una eventuale battaglia legale. Senza la legittimazione delle carte, senza i soldi della consulenza. E con il rischio di essere ricordato dai posteri per la pubblicità dello yogurt.
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)