Ansa
Ho conosciuto Giuseppe Conte quando non era ancora Giuseppe Conte, ma un semplice professore universitario. Se ne stava con le cuffiette senza fili nelle orecchie, non so se intento a sentire musica o in attesa di una telefonata che lo facesse svoltare. Era il pomeriggio in cui, tornato a Roma, avrebbe ricevuto dal presidente della Repubblica l'incarico di formare il nuovo governo, ma forse lui ancora non sapeva che prima di mezzanotte sarebbe stato miracolato. Ricordo che con me si lamentò dei giornalisti, che scavavano sul suo curriculum e che andavano a caccia delle tasse non pagate. (...)