2020-10-10
Conte costretto a rimediare alle sue contraddizioni. «Niente mascherina in tv»
Dopo che La Verità ha svelato in diretta televisiva l'illogicità delle disposizioni governative, Palazzo Chigi tenta di mettere una pezza: «Al chiuso si può evitare».Governo paralizzato dalle grane di M5s e Pd pensa ai lockdown. In assenza di indirizzo politico, gli scienziati da consiglieri si propongono come decisori. Walter Ricciardi gufa: «La seconda ondata? Sarà peggiore della prima»Lo speciale contiene due articoli. Le regole erano talmente chiare, lineari e facili da applicare che alla fine, dopo tre giorni, Palazzo Chigi ha dovuto emettere la nota esplicativa. Alle 17.50 di ieri, sull'Ansa, è apparso un comunicato riguardante «le nuove norme sui dispositivi di protezione individuale, introdotte con il decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125». La presidenza del Consiglio dei ministri precisa che «per quanto riguarda le attività lavorative che si svolgono al chiuso, quindi per tutti i lavoratori e i titolari di attività economiche, produttive, amministrative, sociali, artistiche, tv e spettacolo, culturali, sportive e così via, rimangono in vigore i protocolli e le linee-guida anti-contagio previsti in precedenza». Dunque pare sciolto l'inghippo sollevato ieri dalla Verità riguardo l'utilizzo delle mascherine in video: (forse) è consentito non indossarle, anche se si tratta di luoghi chiusi. Poi, certo, viene da chiedersi perché per alcune attività il pugno di ferro non valga e per altre sì, ma questa è un'altra storia. Il punto centrale è che Palazzo Chigi ha dovuto ammettere di aver fornito indicazioni oscure e contraddittorie. Come ha giustamente notato ieri Carlo Tarallo su queste pagine, il decreto del 7 ottobre contiene passaggi che sono in contrasto l'uno con l'altro. All'articolo 1 dice, riguardo le mascherine nei luoghi chiusi, che esiste «la possibilità di prevederne l'obbligatorietà». All'articolo 5 invece sostiene, sempre a proposito del «dispositivo di protezione», che ci sia «l'obbligo di indossarlo nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private». Ma come? O l'obbligo c'è oppure non c'è. Che fare dunque nei luoghi di lavoro al chiuso? Il decreto in proposito è piuttosto opaco. Si deve allora andare sulla pagina apposita del ministero della Salute, rintracciare il comunicato uscito l'8 ottobre e leggere che la mascherina è obbligatoria ovunque ma «si fa eccezione a tali obblighi, sia in luogo chiuso che all'aperto, nei casi in cui, per le caratteristiche del luogo o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. Sono fatti salvi i protocolli e linee-guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali».Sempre ammesso che un comunicato abbia valore di legge, capite bene che il percorso è, per lo meno, tortuoso. Tanto più che tutti i mezzi d'informazione, da giorni, ripetono la litania: mascherine obbligatorie anche al chiuso. Giuseppe Conte, poi, ci ha messo il carico, facendo il 7 ottobre una «rigorosa raccomandazione anche per le abitazioni private». Il presidente del Consiglio ha «raccomandato» di tenere la mascherina anche in casa «se riceviamo amici e parenti». A questo punto, il cittadino si domanda: ma perché se mi viene a trovare mio zio devo tenere la mascherina mentre il ministro della Salute in uno studio televisivo sta bello tranquillo senza? E ancora: ma perché a me vengono inasprite le misure e ai conduttori televisivi no? A tentare di chiarire di mettere ordine nel pasticciaccio brutto di Palazzo Chigi ci ha provato la nota esplicativa diffusa ieri, secondo cui valgono i protocolli anti Covid entrati in vigore nei mesi scorsi. Quello di Crtv-Confindustria per le emittenti, ad esempio, risale al 13 marzo (dunque è stato pensato per tutt'altra situazione). Tra le altre cose specifica che «da evitare sono soprattutto i microfoni “indossabili" anche perché il loro posizionamento richiede un contatto diretto tra l'addetto “microfonatore" e il soggetto parlante». E invece pare che li usino dappertutto. Inoltre andrebbe «scoraggiata la presenza degli ospiti nelle trasmissioni ricorrendo a telefonate e videochiamate». Infine, quel testo precisa che «laddove sia impossibile rispettare costantemente la distanza di sicurezza», bisogna «mettere a disposizione degli addetti adeguati strumenti di protezione individuale consistenti almeno in una mascherina protettiva (quantomeno mascherina chirurgica)». A chi spetta il compito di stabilire se le distanze sono rispettate e se esistono le condizioni per lavorare senza mascherarsi? A un apposito addetto, in teoria. E di nuovo il solito cittadino si domanda: ma perché se io mi abbasso la mascherina in strada onde non soffocare rischio una multa spaziale mentre la tv può di fatto autocontrollarsi? Ed eccoci al nodo della questione, al tema che il nostro giornale ha sollevato ieri e che chi scrive ha tentato di affrontare giovedì sera a Piazzapulita. Ero l'unico ospite presente in studio a indossare la mascherina. Ho voluto seguire alla lettera le indicazioni del decreto, le «raccomandazioni» di Conte e gli inviti pressanti (chiamiamoli così) dei molti colleghi cronisti che nelle scorse settimane tanto hanno insistito a dileggiare i «negazionisti». Ebbene, quando ho chiesto come mai gli altri presenti in studio non avessero il «dispositivo di protezione», mi è stato risposto dal conduttore e dagli altri ospiti che la mascherina non serviva. Motivo? Semplice: il buon senso suggeriva di non indossarla. Avevano ragione, Corrado Formigli e gli altri. Sorvoliamo sul «microfono indossabile» che sarebbe proibito. L'ambiente era certamente sicuro, pulito. A capirlo bastava, appunto, il buon senso. Piccolo problema: il «buon senso» non è legge. Soprattutto, ai comuni cittadini non viene concesso di esercitarlo. Li si tempesta di norme complesse, li si intimidisce con misure poliziesche, li si terrorizza con dichiarazioni al limite della follia. Si inventano definizioni in burocratese sovietico come quella fornita ieri dal capo della polizia, Franco Gabrielli, il quale ha diramato una nota in cui si spiega che le manifestazioni pubbliche potranno svolgersi esclusivamente in «forma statica». Ecco: le «manifestazioni statiche» dovevamo ancora vederle. Magari ci verrà detto domani che chi va in piazza potrà «urlare in silenzio». Ora, è piuttosto comune che i funzionari di Stato non si distinguano per la prosa limpida. Ma giova ricordare che, negli ultimi mesi, chiunque abbia anche solo provato a mettere in discussione le confuse indicazioni governative è stato trattato da «negazionista», «fascista», «irresponsabile». Le persone che erano con me ieri a Piazzapulita non sono certo sospettabili di fascismo e negazionismo, anzi. Eppure anche loro, di fronte all'irrazionalità di una regola, hanno agito seguendo la propria logica. Si sono prese il diritto di respirare e non tenere la mascherina in un luogo chiuso. Hanno fatto benissimo, ma forse sarebbe il caso di estendere questo diritto a tutta la popolazione, no? Invece non succede. Anzi, gli italiani sono costantemente redarguiti da «competenti» veri o presunti. Devono avere a che fare con esperti come Alberto Villani del Cts, secondo cui la mascherina obbligatoria all'aperto «è un richiamo» e «non importa se scientificamente ha senso o no». Uno degli esperti tra i più esposti mediaticamente, fra l'altro, è l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, ora assessore in Puglia. Sempre a Piazzapulita, gli è stato chiesto da Valentina Petrini: «Perché all'inizio avete detto alla popolazione di non mettere le mascherine». Risposta: «Perché non c'erano». Capito? Il neo assessore ha ammesso candidamente che i medici e i politici hanno mentito per coprire una loro mancanza. E noi non dovremmo dubitare di costoro e di tecnici e governanti? Qualcuno, nelle scorse ore, ha scritto sui social che il mio intervento da Formigli è stato una pagliacciata. Può darsi: talvolta servono le pagliacciate per stanare i pagliacci.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/conte-costretto-a-rimediare-alle-sue-contraddizioni-niente-mascherina-in-tv-2648154758.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giuseppi-e-i-suoi-in-tilt-sul-virus-torna-in-auge-il-circolino-dei-medici" data-post-id="2648154758" data-published-at="1602272683" data-use-pagination="False"> Giuseppi e i suoi in tilt sul virus. Torna in auge il circolino dei medici
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