2025-07-04
La Consulta ora vuol liberare i clandestini rinchiusi nei Cpr
Bizzarra sentenza e solita invasione di campo: la Corte respinge le eccezioni di costituzionalità sui centri di permanenza e rimpatrio. Ma poi dice che non vanno bene e che il Parlamento deve intervenire subito.Anche le norme sui Cpr sono da rivedere. Colpo su colpo i giudici italiani sembrano ormai decisi a picconare le politiche messe in campo dal governo per poter contenere i flussi migratori e quindi effettuare rimpatri dei migranti irregolari e decreti di espulsione. Dopo le critiche, per quanto non vincolanti, del massimario della Corte costituzionale al patto con l’Albania e ai dubbi di incostituzionalità sui rimpatri attraverso un Paese terzo, ora arriva il parere della Corte costituzionale sui Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri). Secondo quanto stabilito dalla Consulta con la sentenza numero 96 depositata ieri, questi centri non rispettano la libertà personale e il trattenimento delle persone sarebbe «un assoggettamento fisico all’altrui potere» che incide sulla libertà personale del migrante.In pratica vi sarebbe un vulnus, un vuoto di legge, che spetterebbe al Parlamento colmare. Una conclusione che però fa anche tirare un sospiro di sollievo dato che il trattenimento non viene considerato incostituzionale e la questione è rimessa nelle mani del legislatore chiamato così ad introdurre una normativa che assicuri il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità della persona trattenuta. Il ricorso con cui era partito l’iter infatti non viene considerato ammissibile in quanto non spetta alla Corte colmare il vuoto.Tutto infatti era partito dopo che lo scorso 7 febbraio, il giudice di pace di Roma chiamato a convalidare provvedimento di trattenimento di stranieri nel Cpr di Ponte Galeria, si era rivolto alla Corte con ben quattro ordinanze. Tra i motivi di perplessità del giudice, l’assenza di una legge chiara che disciplini i «modi» e i procedimenti della restrizione della libertà personale nei Cpr. La Costituzione infatti imporrebbe che vi fosse una legge in grado di definire non solo i «casi» in cui si possano effettuare restrizioni alla libertà individuale, ma anche i «modi» essenziali con cui queste vengono messe in pratica. Invece, la norma contestata, ossia l’art.14 del Testo unico sull’immigrazione del 1998, affida questi aspetti a regolamenti e atti amministrativi discrezionali che possono variare territorialmente finendo con il risultare «inidonea a definire, in modo sufficientemente preciso, quali siano i diritti delle persone trattenute». Chiudendo l’intervento del legislatore, la Consulta di fatto fissa alcuni paletti che difficilmente governo e Parlamento potranno ignorare. Una presa di posizione articolata ma stucchevole se si considera che arriva dopo quasi 30 anni di attività da parte dei Cpr sul territorio italiano. Proprio il punto che suscita le reazioni a caldo di Fratelli d’Italia con Riccardo de Corato che non usa mezzi termini. «La Corte costituzionale, con tutto il rispetto, si è ricordata piuttosto tardi che esiste questo problema», ha sottolineano il deputato e vicepresidente della commissione Affari costituzionali. «Vorrei però sommessamente ricordare che a Milano l’80% delle rapine, secondo gli ultimi dati di prefetto e sindaco, è commesso da stranieri che ogni giorno, come accaduto anche nelle scorse ore, commettono azioni illegali in città. Il più delle volte, inoltre, questi stranieri sono pregiudicati e senza fissa dimora. Infine, in città, ci sono oltre 100.000 clandestini quindi, a maggior ragione, questi Cpr assumono un ruolo fondamentale per la sicurezza della nazione, in particolar modo del capoluogo lombardo». Inutile dire invece che da parte delle realtà immigrazioniste la sentenza della Consulta venga letta come l’ennesima bordata al governo Meloni da accogliere con entusiasmo. Secondo Gian Carlo Perego, presidente della fondazione Migrantes nonché della Commissione Cei che si occupa di immigrazione, la sentenza arriva come «l’ennesima sconfessione di una politica securitaria che non rispetta la dignità della persona migrante». «La Corte costituzionale ha fatto emergere la disumanità nei Cpr attivi in Italia e in quello in Albania, inutile visto che ci sono posti vuoti in quelli in Italia, che contrasta con alcuni articoli della Costituzione», ha dichiarato Perego, aggiungendo che ora si aspetta modifiche importanti sui luoghi, sui tempi e sui metodi del trattenimento amministrativo di persone migranti irregolari che hanno un decreto di espulsione. Il presidente di Migrantes non ha mancato di sfruttare l’occasione per collegare le dichiarazioni della Consulta al dibattito sulla cittadinanza che il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha rilanciato nelle ultime ore. «A fronte di questa condanna da parte della Corte costituzionale, si apre a sorpresa la possibilità di riproporre una modifica della legge sulla cittadinanza che sembra vedere una linea bipartisan tra Pd e FI. È un segnale positivo, di una politica migratoria che riparte dalla realtà e non ideologica». Netta presa di distanza invece da Carlo Calenda. «Parlate con un carabiniere o un poliziotto», ha scritto su X, «quando fermano immigrati irregolari che spacciano devono rimetterli in libertà con un foglio di via. Servono più Cpr, non certo chiudere quelli che ci sono. Questo Paese rischia altrimenti di diventare il paradiso della microcriminalità».
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