2020-01-25
Congiura a pizza e Fico per scalzare Di Maio
Tramite il luogotenente vesuviano Luigi Gallo, il presidente della Camera sta provando a convincere i supporter del ministro degli Esteri, a colpi di cene segrete, a fare le scarpe all'ex capo politico. Che per tornare in pista, dopo Vito Crimi, punta a un interregno «collegiale».Don Vito Crimi ci crede, e glielo lasciano credere. La leadership del M5s, per il momento, resta nelle mani del «reggente», e ci resterà anche dopo gli stati generali in programma a metà marzo. Così ha voluto Luigi Di Maio, le cui dimissioni da capo politico del M5s sono state al centro di lunghe trattative con gli altri big, a partire dal garante, Beppe Grillo, che ieri, finalmente, ha esternato: «Grazie Luigi per come hai gestito la situazione», ha scritto Grillo su Twitter, «per tutto quello che hai fatto per il M5s e per quello che continuerai a fare. In alto i cuori! Per aspera ad astra».Dunque, Crimi per il momento non si tocca: Di Maio ha avuto la garanzia che Don Vito, palermitano del quartiere Brancaccio, suo fedelissimo, resti in sella, e che dopo di lui non ci sarà alcun capo politico, ma una sorta di segreteria, nella quale verranno rappresentate tutte le componenti del M5s. I papabili componenti di questo direttorio? Paola Taverna, Vincenzo Spadafora, Stefano Buffagni, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Stefano Patuanelli, Roberta Lombardi, Alessandro Di Battista, Giuseppe Brescia. Quest'ultimo è vicinissimo a Roberto Fico, che sta rinsaldando l'asse con Nicola Morra per tentare la scalata al M5s. Fico, ingessato dalla carica di presidente della Camera, non può proporsi e nemmeno esporsi, e sta mandando in avanscoperta Luigi Gallo, altro suo pretoriano, per tentare di prosciugare il bacino dei seguaci di Di Maio.Il braccio di ferro tra Giggino e Roberto, tutto in salsa partenopea, procede: Gallo negli ultimi giorni avrebbe organizzato un paio di riunioni, più che carbonare alla carbonara, in altrettante pizzerie della provincia vesuviana, per tentare di convincere i seguaci del ministro degli Esteri, ancora numerosi nel Movimento, a cambiare sponda e passare dalla parte dei «fichiani». Di Maio, però, prima di togliersi la cravatta, ha chiesto e ottenuto la rassicurazione che dopo le sue dimissioni, e dopo la «reggenza» di Crimi, non ci sarà alcun leader del M5s, ma, come detto, una segreteria collegiale, nella quale saranno rappresentate le varie anime del partito, sotto la supervisione elevata di Beppe Grillo e Davide Casaleggio.Crimi continuerà spensierato a ricoprire il doppio ruolo, di «reggente» del M5s e di viceministro dell'Interno, senza che nessuno si sogni di porre la questione dell'incompatibilità, che a Di Maio invece è stata rinfacciata decine di volte. Un'intervista apparsa ieri sul Corriere della Sera fa capire che Don Vito si sente davvero un leader: «Da capo politico», ha detto Crimi, «ho tutti i poteri previsti dallo statuto. [...] Mi dicono che sono la persona giusta per condurre il Movimento in questo momento di crescita, alla luce della mia lunga esperienza. Ma non farò nessuno strappo, lavorerò in continuità con il percorso che Luigi ha avviato. Sono fiero», ha insistito Crimi, «di essere a capo di un Movimento che rispetta le sue regole senza guardare in faccia nessuno. Chi non rispetta i patti non mi fa paura, mi fa pena».A proposito di far rispettare le regole senza guardare in faccia a nessuno, ieri erano attesi diversi provvedimenti disciplinari da parte dei probiviri nei confronti di una decina di parlamentari non in regola con le restituzioni. Don Vito, a quanto pare, ha però suggerito di congelare le sanzioni, che potevano arrivare anche all'espulsione, per non alimentare tensioni. «No comment» è stata la risposta del sergente di ferro all'Adnkronos, che gli ha chiesto se fosse vera la richiesta di un rinvio. Crimi dunque inizia la sua avventura alla guida del M5s all'insegna della continuità: fa esattamente il contrario di quello che dice, rispettando in pieno l'insegnamento politico di Giggino Di Maio.Intanto, il Comitato di garanzia, presieduto da Crimi e del quale fanno parte anche il viceministro Giancarlo Cancelleri e la consigliera regionale del Lazio, Roberta Lombardi, sta mettendo a punto il regolamento per la nomina o l'elezione, probabilmente attraverso un voto sulla piattaforma Rousseau, della nuova leadership del M5s.Una leadership che fa gola a Fico, il quale deve però prima «liberarsi» dalla presidenza della Camera, per lanciare la sua scalata al M5s. Serve tempo, al compagno Roberto, vicino agli antagonisti dei centri sociali, e quindi anche lui preferisce per il momento lasciare vuota la poltrona di capo politico, anche perché Fico è uno di quelli che sta lavorando anche alla prospettiva di una fusione con il «nuovo» Pd di cui ha parlato il segretario dem Nicola Zingaretti.«In questi due anni», ha detto ieri a Repubblica il fichiano Luigi Gallo, «il modello verticistico ha dimostrato di essere inadeguato a dare tutte le risposte necessarie alla comunità del M5s [...]. Quello di cui abbiamo bisogno è una leadership collettiva decisionale con diverse menti a confronto».«Ciò che, a mio avviso, dobbiamo cercare immediatamente di perseguire», ha scritto su Facebook Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento Ue del M5s, «è un semplice obiettivo: non cadere nella trappola di cercare il volto, il nome del sostituto. La nostra vera, unica cura è il ritorno alla collegialità. Dobbiamo tornare a discutere e soprattutto a includere».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)