2023-03-06
«Confiscate il conto all’Ong ideata da Bonino»
Emma Bonino (Imagoeconomica)
L’inchiesta Qatargate punta sui radicali: il giudice chiede di controllare i movimenti del rapporto bancario di «Non c’è pace senza giustizia» da inizio 2021. E la Procura di Milano attende le carte di Bruxelles per aprire eventuali nuovi filoni su Lara Comi e Susanna Camusso.Il giudice istruttore di Bruxelles, Michel Claise, ha ordinato il «sequestro e il blocco» del conto italiano della Ong fondata da Emma Bonino, «Non c’è pace senza giustizia». Il 22 febbraio la Guardia di finanza è scesa a Roma per interrogare come indagata per riciclaggio l’ex segretaria del Partito radicale Antonella Casu e tesoriera del comitato.Il 3 febbraio, dopo la scarcerazione senza condizioni di Nicolò Figà-Talamanca, segretario generale (autosospeso) della Ong, quel filone sembrava essersi prosciugato.Ma nel secondo Ordine europeo di indagine (Oei, che La Verità ha visionato) inviato a fine gennaio dalle autorità belghe a quelle italiane, Claise dimostra di puntare ancora molto su questa pista. Per questo ha chiesto di procedere alla perquisizione della sede romana di «Non c’è pace senza giustizia» e dell’abitazione romana della Casu, di bloccare il conto e di recuperare «i documenti di apertura dei conti e gli ultimi estratti conto dall’1 gennaio 2021 a oggi».Nel nuovo atto viene ricordato che l’inchiesta riguarda un’organizzazione sospettata di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio e di cui farebbero parte l’ex europarlamentare Pier Antonio Panzeri, il suo ex assistente Francesco Giorgi, l’ex segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc) Luca Visentini e altri.Anche in questo secondo Oei viene sottolineato il ruolo centrale del nostro Paese: «Il profitto di queste presunte azioni illegali viene spesso trasferito su conti in Italia in particolare quelli inclusi nell’Ordine di indagine europeo o per l’acquisizione di immobili». Nel primo ordine erano indicati sette rapporti bancari, tutti sequestrati (due di Panzeri, uno della figlia Silvia, tre di Visentini e uno di Giorgi), nel secondo quello della Ong.Il motivo dell’attenzione? «Nell’ambito del fascicolo abbiamo svolto un’indagine finanziaria dalla quale è emerso il conto bancario di “Non c’è pace senza giustizia”», che sembrerebbe aver alimentato i rapporti bancari di alcune «asbl belghe» (associazioni senza scopo di lucro). Per questo, gli inquirenti di Bruxelles ritengono che «il finanziamento di questo conto potrebbe essere sospetto».Nell’atto, eseguito dalla Guardia di finanza, si legge che «si deve prestare particolare attenzione a titoli, contanti, oro, orologi di valore ecc.; tutti i documenti relativi ai conti bancari in Italia e soprattutto all’estero; tutti i documenti relativi alla contabilità di questa società; tutte le apparecchiature informatiche e telefoniche devono essere portate via; tutti i documenti o altro in relazione alle persone sospette».Per quanto riguarda telefoni e pc sono state fatte copie forensi.Ma sull’effettivo sequestro del conto richiesto da Claise, c’è un piccolo mistero. Infatti secondo la difesa della Casu non sarebbe stato eseguito, contrariamente agli altri casi.L’avvocato Gianpaolo Catanzariti, legale della Casu, ieri sera ci ha spiegato: «Per quanto è a nostra conoscenza non vi è stato alcun blocco o sequestro del conto corrente intestato al comitato “Non c’è pace senza giustizia”, non essendoci stato notificato alcun provvedimento di sequestro specifico. Come già detto all’indomani dell’attività di assistenza alla richiesta proveniente dalle autorità inquirenti belgi, la mia assistita ha manifestato immediata disponibilità sia nel corso della perquisizione che nel corso dell’interrogatorio. In ragione di quanto avvenuto, siamo certi che la Casu abbia fornito ampie delucidazioni in grado di diradare ogni dubbio o sospetto sulla sua cristallina attività svolta nell’interesse del comitato».Ricordiamo che, a dicembre, Claise aveva chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di un appartamento acquistato a Cervinia da Figà-Talamanca. L’ipotesi dell’accusa è che l’immobile possa essere stato acquistato con soldi provenienti dal Qatar.Il gip di Aosta Giuseppe Colazingari nel suo decreto, firmato il 20 dicembre, aveva scritto: «Secondo le indagini svolte finora, la struttura criminale ha iniziato a far circolare molto denaro in contanti. In seguito, la struttura si è organizzata meglio facendo circolare i fondi attraverso Ong e/o associazioni non profit gestite da Figà-Talamanca. In pratica vi sono Stati “corruttori” che versano denaro sul conto di società con sede all’estero e, successivamente, il denaro viene versato su uno dei conti di una Ong/Onp di Talamanca, il cui ruolo parrebbe essere quello di garantire che il denaro venga poi convogliato ai destinatari della corruzione».La Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo per riciclaggio per le attività della Equality consultancy Srl, attende le carte da Bruxelles per capire se le accuse messe a verbale da Panzeri in Belgio possano far aprire nuovi filoni d’inchiesta. In particolare, le dichiarazioni, citate in alcune riunioni tra magistrati e investigatori dei due Paesi, sull’ex segretario della Cgil Susanna Camusso, oggi senatrice del Pd (la quale ha smentito ogni coinvolgimento), a cui sarebbe stata finanziata la campagna elettorale per la Confederazione sindacale internazionale (così come era stata finanziata quella del segretario generale della stessa organizzazione, Luca Visentini) e sui soldi che sarebbero stati dati alla ex eurodeputata Lara Comi. A verbale, Panzeri ha parlato di un incontro che sarebbe avvenuto a Bruxelles: «Eravamo Giorgi, al Marri (il ministro del lavoro del Qatar Ali bin Samikh al Marri, presunto corruttore, ndr), l’“algerino” (Boudjellal Bettaha, assistente di al Marri, ndr) e io. Mi è stato chiesto chi fosse l’italiana candidata. Dissi che conoscevo Camusso perché eravamo stati nello stesso sindacato. Mi dicono che l’avrebbero incontrata volentieri e l’avrebbero aiutata. Ho parlato con lei a Milano e mi dice di essere disponibile per questo incontro, che si è tenuto poche settimane dopo». L’ex assistente della Comi, Giuseppe Meroni, era già finito nell’elenco delle persone intorno a cui ruotano le indagini.
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)