2019-11-30
Con quota 100, più 217.000 occupati. Boeri sbugiardato dai dati dell’Istat
L'ex presidente Inps attacca su «Repubblica»: la riforma salviniana «distrugge lavoro invece di crearlo». Ma i numeri consiglierebbero più buon senso. Nell'ultimo anno aumentati i contratti a tempo indeterminato.Con l'aria dell'uomo che non dubita mai, ieri il loquace ex presidente dell'Inps Tito Boeri, tornato a concionare dal pulpito di Repubblica, si è scagliato contro quota 100: «Distrugge nuovi lavori invece di crearli», e giù contumelie verso i cattivi populisti, e tutto il repertorio più scontato e prevedibile. Ora, quota 100, in sé e per sé, può piacere o no: legittimo ritenere (in positivo) che fosse necessario correggere gli eccessi e le distorsioni della legge Fornero; altrettanto legittimo (sempre in positivo) sottolineare che, se una cosa era stata promessa in campagna elettorale, era doveroso attuarla, sia pure sotto forma di esperimento a tempo, com'è avvenuto; è pure legittimo (stavolta in negativo) ritenere che fosse invece prioritario occuparsi dei più giovani, di quelli che la pensione rischiano di vederla troppo tardi e a somme irrisorie. Ogni posizione ha dignità. Ma criminalizzare quota 100 è semplicemente senza senso. Così come era sbagliato (sul lato opposto) illudersi che, per ogni nuovo pensionato, si potessero creare chissà quante nuove occasioni di lavoro (Luigi Di Maio, effettivamente dando i numeri, aveva inizialmente parlato di 3 nuovi posti creati a fronte di ogni singolo pensionamento), allo stesso modo è sciocco negare che un consistente numero di ingressi nel mercato del lavoro - molto semplicemente - non si sarebbero creati quest'anno senza l'uscita di tanti seniores. È una questione di logica e buon senso. Logica e buon senso che ieri sono stati confermati dai dati Istat su occupazione e disoccupazione, pur riferiti a un arco temporale di evidente stagnazione economica. A ottobre il tasso di disoccupazione a ottobre è sceso al 9,7% (-0,2 %) e quello di occupazione è salito al 59,2% (+0,1%). «Dopo la crescita dell'occupazione registrata nel primo semestre dell'anno e il picco raggiunto a giugno, a partire da luglio l'andamento risulta altalenante, e nel mese di ottobre torna al livello massimo registrato quattro mesi prima, con un aumento rispetto a settembre; contestualmente si registra una diminuzione della disoccupazione e un aumento dell'inattività», annota l'Istat. Sempre a ottobre, risulta in crescita rispetto a settembre anche la stima degli occupati (+0,2%, pari a +46.000 unità), con il tasso di occupazione risalito al 59,2% (+0,1%). Ma attenzione, il dato più significativo è quello annuo, da ottobre 2018 a ottobre 2019. L'Inps informa che, su base annua, l'occupazione è cresciuta di un +0,9% (+217.000 unità). L'espansione ha riguardato sia le donne sia gli uomini, esclusa la fascia di età 35-49 anni. A determinare la salita sono stati soprattutto i dipendenti (+231.000 unità) e in particolare i permanenti (+181.000). Sempre in questi 12 mesi, la crescita in termini di occupati è andata di pari passo con una diminuzione dei disoccupati (-9,7%, pari a -269.000 unità) sia degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,4%, pari a -49.000).Proviamo a incrociare questi numeri con le domande per accedere a quota 100: al 6 settembre scorso, erano 176.000. Indubbiamente meno del previsto, con un rallentamento estivo, ma comunque un numero significativo, che avrà pure un qualche rapporto (certamente non meccanico, non automatico, non trasferibile) con i 217.000 posti di lavoro in più di cui sopra. Lo ripetiamo ancora a scanso di equivoci: nessun automatismo, sarebbe un'operazione intellettualmente disonesta tanto quanto quella degli odiatori di quota 100. Anche perché l'arco temporale è solo in parte coincidente (i dati sull'occupazione che abbiamo considerato vanno da ottobre 2018 a ottobre 2019, mentre le domande per quota 100 vanno dai primi di gennaio a inizio settembre 2019). Eppure qualche interrogativo, senza certezza né dogmi, varrebbe la pena di porselo. Va criticato anche un altro refrain dei critici di quota 100: per mesi, hanno detto che chi avesse fatto quella scelta ci avrebbe rimesso (falso). Ora hanno cambiato disco: dicono che costa troppo. Forse è il caso di coordinare le critiche, e di evitare di avanzare obiezioni tra loro contraddittorie.