2022-09-09
Con la crisi torna il metodo Orwell
Ursula von der Leyen (Ansa)
Unione, governo e stampa mistificano la realtà: scambiano la riduzione dei consumi per risparmio, ignorando costi per le utility, sofferenze bancarie e lo spettro recessione.Il messaggio politico dell’Ue e dell’attuale governo italiano è rigorosamente disconnesso dalla realtà. Il gioco è reso facile dalla maggior parte dei giornali che, seguendo i peggiori insegnamenti del periodo pandemico, si limitano a riproporre frasi senza alcuna consecutio logica. Tre esempi su tutti. Il primo riguarda il piano presentato l’altro ieri dal ministero guidato da Roberto Cingolani. Qualche paginetta che si limita a dare dei suggerimenti o poco utili o offensivi. Spegnere il led della tv fa risparmiare in un anno 0,3 KWh, l’equivalente di una decina di minuti di phon. Intervenire sugli elettrodomestici o le pompe di calore sarebbe un investimento talmente oneroso da fare concorrenza allo stesso caro bollette. Resta valida, dunque, una sola indicazione: «Tagliate i consumi». Eppure il messaggio diramato praticamente a reti unificate spiega che con il piano Cingolani gli italiani avranno una riduzione dei costi della bolletta di 600 euro. Certo, finiremo con lo spendere meno. Se poi spegnessimo tutto, rimanendo a lume di candela, arriveremmo a risparmiare il 100%. Il prezzo del gas resta però lo stesso. È molto semplice, eppure la manipolazione orwelliana sta avendo effetto. Così come è avvenuto quando ai tempi del lockdown e dei picchi di Covid chi provava a rimettere in fila i nessi logici delle frasi veniva subito additato come un no vax e quindi un nemico del bene pubblico. Adesso stiamo passando dal lockdown pandemico a quello energetico e Bruxelles sta facendo in grande quello che l’altro ieri Cingolani ha fatto in piccolo. Lo si deduce dall’altro grande paradosso mediatico, quello sul tetto del gas. L’Ue spiega in tutte le salse che oggi sarà pronta a predisporre un limite al prezzo dell’oro azzurro. Probabilmente, però, non imponendolo a tutti i fornitori, ma solo alla Russia. Peccato che a oggi la Russia ci abbia chiuso i flussi. In pratica, avremo un tetto senza le pareti. Ovviamente, chiunque dovrebbe far notare la presa in giro. Simulare una vittoria tecnica, invece di ammettere la sconfitta tipica dei burocrati sovietici. Invece, l’abile manipolazione dei concetti induce a trasmettere che Bruxelles abbia trovato al soluzione al pericoloso cataclisma contro cui stiamo andando incontro. E qui veniamo al terzo esempio orwelliano. Per comprenderlo basta mettere in fila i titoli del quotidiano economico Il Sole 24 Ore. Prima pagina di ieri. «Energia, piano Ue in cinque punti. Tetto ai prezzi e tasse sui super ricavi». Caspita, non ci avevamo pensato prima. Bastava imporre le mani per ottenere i nostri desiderata. Peccato che aprendo il giornale e scomponendo i concetti si capisca che «La Ue è pronta a tassare gli extra profitti». Ma, sempre a pagina 2, che la stessa Ue dovrà fare i conti con un problema enorme. «Mille miliardi di costi extra per il comparto». Una batosta che sta già spingendo le utility (notizia pubblicata per prima da Italia Oggi) a chiedere fidejussioni. A pagina 3 infatti l’apertura recita: «Utility, la scure delle garanzie sui conti delle società elettriche». Una scure così affilata che il direttore finanziario dell’Enel (sempre a pagina 3 del quotidiano) si rivolge al governo per chiedere 30 miliardi agli operatori. Alberto De Paoli sollecita «linee di credito pubbliche a breve termine». Il timore è che le aziende del comparto energetico saltino per via degli insoluti. Peccato - e qui veniamo all’assurda contradictio in adjecto - che siano praticamente le stesse aziende che l’Italia e l’Europa vogliono iper tassare per sostenere l’intera baracca. Ora, tutti sanno che, se taglio le zampe del tavolo, il piano d’appoggio cade. Invece, a leggere i giornali e a sentire le dichiarazioni di Ursula von der Leyen, sembra che le euro decisioni possano andare contro la fisica e le leggi dell’economia. A chi fa notare la situazione drammatica in queste ore viene risposto che in fondo non siamo vicini a nessun baratro. «Che sarà mai mettere un maglione in più o fare una doccia in meno?». Sfugge il problema delle sofferenze bancarie, della liquidità delle aziende che si prosciuga e del rischio di tremenda recessione. Ma come possiamo chiedere a chi per necessità non segue i dossier dall’inizio alla fine dovendo dedicarsi a un lavoro e si affida alla televisione e i media se questi ultimi accettano di pubblicare solo la vulgata? Il problema sta lì. Nel linguaggio e in figure come quelle interpretate da Frans Timmermans, che da vice presidente della Commissione Ue pensa di risolvere un problema di crisi inflattiva e produttiva fermando le aziende e deprendandole di liquidità a fornte di sovvenzioni. Evidentemente è convinto che la ricchezza derivi dalle sue parole e dalla sua poltrona. Più che mai adesso bisognerebbe riportare le parole al loro senso originario. Altrimenti dovremo pensare che quella dei vertici Ue non sia incapacità, ma mala fede e principio distruttivo della nostra società.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
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Duilio Poggiolini (Getty Images)