2024-06-06
Con i nuovi incentivi alle rinnovabili se cala il prezzo lo Stato paga di più
La direttiva europea recepita dal governo Draghi prevede un meccanismo paradossale: al diminuire del costo di vendita dell’energia sul mercato, aumenta l’esborso pubblico. Salasso fino a 50 miliardi. L’approvazione dello schema italiano di incentivazione delle fonti rinnovabili da parte della Commissione europea si è trasformata in un disastro di comunicazione da parte del governo e in argomento da campagna elettorale per le opposizioni. Le reazioni sopra le righe di chi utilizza la notizia come argomento da campagna elettorale forse andrebbero smorzate, poiché l’atto in questione è un’eredità del governo Draghi, quando al ministero per la Transizione ecologica sedeva Roberto Cingolani. Il decreto Fer2 incentiva le fonti rinnovabili di frontiera, che hanno bisogno di particolare sostegno per essere sviluppate perché costosissime. Questo a sua volta deriva dalla direttiva Red2 recepita con il decreto legislativo 199/2021, in ossequio al Green deal voluto dalla Commissione europea retta da una maggioranza tra socialisti e popolari (Ppe). Il decreto incentiva 4.590 megawatt di potenza elettrica, di cui la gran parte (3.800 megawatt) di eolico offshore. Il meccanismo previsto per erogare questi incentivi corrisponde ai contratti per differenza: il produttore vende la propria energia sul mercato Ipex incassando il relativo prezzo zonale, ma in più riceverà la differenza tra il prezzo di mercato e un prezzo fisso prestabilito, tramite una procedura di asta al ribasso. Nella bozza di decreto Fer2 che abbiamo visionato nei mesi scorsi si parlava di una base d’asta per l’eolico offshore di 185 euro/megawattora. Questo perché fare impianti eolici nei mari italiani, nelle poche zone in cui è possibile, è molto costoso. Le fonti rinnovabili, in teoria, aiutano ad abbassare il prezzo di mercato, ma il paradosso dell’incentivo con contratti per differenza è che più è basso il prezzo zonale più grande è la differenza che il Gse dovrà pagare ai produttori rispetto al prezzo fissato. L’ammontare complessivo di 35 miliardi che è stato indicato rischia di essere largamente sottostimato, a causa proprio di questo effetto perverso. Nelle zone in cui insisteranno gli impianti offshore (Sud Italia) i prezzi zonali saranno molto bassi, dunque la spesa per l’incentivo potrebbe essere molto alta. Una stima più ragionevole si situa tra i 40 e i 50 miliardi di euro. Gli incentivi saranno pagati tramite la componente della bolletta chiamata Asos, che già esiste e che tutti già pagano. Questa componente viene aggiornata dall’Arera trimestralmente e serve proprio a pagare gli incentivi già in essere alle fonti rinnovabili. Dai dati della Csea, cassa servizi energetici e ambientali, sappiamo che per il 2024 gli italiani pagheranno 7,8 miliardi di euro per la componente Asos, cioè per gli incentivi alle rinnovabili. A questi, dunque, dal 2029 si aggiungeranno i miliardi che servono per questi nuovi incentivi.Sorprende che qualcuno scopra adesso che per avere le rinnovabili servono gli incentivi e che gli incentivi siano pagati dalle bollette degli italiani. A dispetto dei discorsi di qualche pifferaio magico, le fonti rinnovabili non sono gratis. Costano. Costano così tanto che per averle ci vogliono sussidi statali, perché, salvo eccezioni anche notevoli, sul mercato non riescono a stare. Il decreto Fer2 infatti non è l’ultimo che vedremo. È in preparazione da tempo il decreto FerX, che incentiverà le forme classiche di fotovoltaico ed eolico nei prossimi anni. Nelle bozze sinora circolate (diciamolo ora per non fingere di sorprenderci più tardi) la base d’asta per il contratto per differenza per il fotovoltaico è 85 euro/megawattora. Piuttosto distante da zero. In merito al presunto silenzio del governo, colpisce, ma forse non dovrebbe, l’ignoranza delle procedure di quell’Europa tanto osannata. Quando si tratta, come in questo caso, di aiuti di Stato, la procedura prevista da Bruxelles è che il provvedimento venga inviato preventivamente a Bruxelles per le valutazioni del caso. Solo dopo che c’è il via libera della Commissione il decreto viene pubblicato. Il comunicato della Commissione anticipa i contenuti, e non può che essere così trattandosi di un controllo preventivo.Peraltro, nessuna sorpresa. Di questo decreto si discute da anni e tutti gli addetti ai lavori conoscevano le bozze. Coloro i quali oggi si lanciano all’attacco del governo parlando di stangata in bolletta sono gli stessi che spingono per le fonti rinnovabili, tacendo il fatto che già oggi per sostenerle si pagano 8 miliardi di euro all’anno e che nel totale, dal loro avvio, gli incentivi alle rinnovabili sono costati sinora 200 miliardi. Non si può allo stesso tempo coccolare i ragazzi di Ultima Generazione e gridare alla stangata in bolletta, fingendo di ignorare quanto costano le rinnovabili.
(Ansa)
Nuova tappa della Made in Italy Community all'Istituto Europeo del Design. Le interviste a Roberto Santori (founder Made in Italy community), Patrizia La Daga (ambassador Made in Italy community Spagna), Alessandro Di Salvo (country manager Italtel Spagna).