2019-12-11
Con 5.000 euro e una ricerca online si possono creare i figli di due madri
Si chiama «metodo Ropa», spopola in Spagna e consente alle coppie lesbiche di avere bimbi con dna condiviso grazie a un passaggio di embrioni. Su Internet si moltiplicano le offerte rivolte alle italiane.La settimana scorsa il piccolo Otis ha fatto parlare di sé su tutti i giornali del mondo. Si tratta del primo bambino nato in Europa, presso la London Women's Clinic, grazie a una nuova tecnica di fecondazione assistita che permette la cosiddetta «gravidanza condivisa». Otis, infatti, è figlio di due donne, che hanno portato avanti entrambe (seppure per periodi diversi) la gestazione. Insomma, Otis è «figlio naturale» di entrambe le signore. La prima si chiama Jasmine Francis-Smith, ha 28 anni e fa l'infermiera odontoiatrica, mentre sue moglie Donna (30 anni) è un'ufficiale dell'esercito. Quest'ultima ha fornito l'ovulo che è stato fecondato per il concepimento e lo ha portato in grembo per 18 ore. Poi, l'ovulo è stato trasferito nel ventre di Jasmine, che ha portato a termine la gravidanza. Come ha spiegato con entusiasmo Vanity Fair, «questa pratica è comune nel Regno Unito. Si chiama ovodonazione interna. Una delle madri dona l'ovulo che viene fertilizzato in vitro. È poi l'altra a portare avanti la gravidanza. Così il bimbo ha il patrimonio genetico della madre che non lo ha portato in grembo, ma si crea un doppio legame biologico con tutte e due le donne».Normalmente, prima del passaggio da una donna all'altra, gli ovuli vengono conservati in laboratorio, ma in questo caso si è fatta una rilevante eccezione. Se pensate che si tratti di una vicenda incredibile, beh, dovete sapere che tale pratica è piuttosto diffusa e per un cifra nemmeno troppo mastodontica è alla portata anche delle donne italiane. Esiste, infatti, un tipo di fecondazione assistita appositamente studiato per le coppie lesbiche a cui possono tranquillamente fare ricorso anche le nostre connazionali, basta che abbiano un po' di soldi da spendere e siano disposte ad affrontare un breve viaggio. La legge italica, infatti, non consente alle coppie omosessuali di fare ricorso alla fecondazione assistita. Lo ha ribadito, nel giugno scorso, la Corte costituzionale, spiegando - come ha ben riassunto l'avvocato Alessandro Simeone - che «vietare alle coppie dello stesso sesso l'accesso alla fecondazione assistita è lecito e non viola i principi della nostra Costituzione». Il punto è che la legge si può facilmente aggirare, grazie a una pratica conosciuta come «metodo Ropa». Di che si tratti lo chiarisce il sito Internet di Procreatec, una delle compagnie che forniscono il servizio: «Il metodo Ropa», leggiamo, «consiste nell'applicare le tecniche della fecondazione assistita per trasferire ad una donna gli embrioni generati con gli ovuli della sua partner. Si tratta quindi di una ricezione di ovociti della coppia, dalla quale nascerà un bambino con due madri biologiche». Tale metodo, prosegue il sito, «è indicato quando entrambe le donne desiderano partecipare al processo di riproduzione assistita. Quando una delle due ha una migliore qualità ovocitaria mentre l'altra migliori condizioni per portare a termine una gravidanza. Saranno genitori del futuro bambino che avrà il dna di entrambe le madri». Il processo è piuttosto semplice. Prima la clinica procede alla stimolazione ovarica, poi gli ovociti vengono prelevati, quindi si procede alla fecondazione vera e propria, che «si realizza mediante le tecniche di fecondazione in vitro convenzionale o Icsi (microiniezione dello sperma) a seconda dei casi». Infine si passa al transfer degli embrioni: «Il numero degli embrioni da trasferire verrà deciso di comune accordo tra il medico e i pazienti e in base alla storia clinica di ognuno. Il giorno del transfer, l'embrione verrà scelto in base alla sua evoluzione e qualità». Se i vari passaggi sono piuttosto chiari e tutto sommato appaiono non troppo difficili da affrontare, ancora più facile è, per le italiane, trovare uno specialista che si occupi di loro. Basta un rapido giro sulla Rete per rendersi conto che l'offerta è enorme. Praticamente tutte le cliniche sono spagnole. Sul sito di Arcilesbica, per esempio, si trova una pagina che promuove il celebre Institut Marquès, uno dei più gettonati. «Dopo aver effettuato una prima visita gratuita presso la sede di Institut Marquès a Milano o tramite Skype, con un medico specialista in riproduzione assistita, e aver realizzato le analisi necessarie si può iniziare il trattamento con la stimolazione ovarica e la preparazione dell'endometrio», leggiamo sul sito. Una delle domande più frequenti, ovviamente, riguarda la legalità del tutto. Sul sito di Arcilesbica si spiega che «l'uso di questa tecnica è possibile grazie ad un'eccezione legale. In Spagna la donazione di ovociti è anonima, però in questo caso la legge riguardante la riproduzione assistita spagnola è stata modificata per riconoscere entrambe le madri come progenitrici dei bambini nati grazie a questa tecnica, sia nel caso in cui si sia ricorso al metodo Ropa per motivi di salute, sia nel caso in cui ci si sia avvalsi di questo metodo per scelta». Risolta la questione legale, non resta che il lato economico della faccenda. E qui l'utente è aiutato da Sanihub, un sito specializzato spagnolo che riepiloga le migliori offerte disponibili, per altro fornendo pure un po' di sconto ai clienti. Il trattamento presso l'Institut Marquès viene venduto a 5.236 euro invece che 5.660. Alla Clinica Mencia di Salamanca, invece, si spendono appena 4.395 euro, mentre all'Instituto Cefer di Lleida siamo sui 4.765 (prezzo scontato, perché senza passare per il sito di offerte si arriva a 5.150). Di centri ce ne sono dappertutto: Siviglia, Torremolina, Huelva, Madrid, Barcellona. Si va da un costo di 3.055 di Malaga fino a poco più di 5.000 euro a Huelva. Alcune delle cliniche hanno sedi italiane, a Milano ad esempio, per venire incontro alle clienti di casa nostra. Come è facile immaginare, le cifre che abbiamo citato coprono i costi base. In caso di piccoli imprevisti o di necessità particolari e personali il prezzo finale può lievitare fino a lambire i 10.000 euro. In ogni caso tutto avviene nella massima riservatezza: basta andare sul sito di una delle cliniche e compilare un piccolo modulo, poi si viene contattati e i vari istituti provvedono a fornire un preventivo preciso fin nei minimi dettagli. Alcuni centri offrono anche la possibilità di realizzare videoconferenze tramite Skype per chiarire eventuali dubbi dei clienti. Tutti, ovviamente, insistono sul fatto che tale metodo permette di rendere entrambe le componenti della coppia «madri biologiche»: una è quella che fornisce l'ovulo, l'altra è la «madre gestazionale» che porta a termine la gravidanza. Manca un pezzetto, però. Per fare un bambino serve comunque il seme maschile, quindi bisogna fare ricorso a un donatore a pagamento. Nel racconto idilliaco dei vari siti questa figura scompare, sembra che il padre sia eliminato. Ma c'è, semplicemente è trattato come una sorta di professionista a pagamento. L'Institut Marquès, ad esempio, ci informa di avere a disposizione «una propria banca di donatori di sperma e di ovuli, per offrire ai propri pazienti una vasta gamma di fenotipi. L'assegnazione dei gameti si realizza con il fine di rispettare al massimo possibile le caratteristiche del recettore». Che volete farci: del padre si può tranquillamente fare a meno. L'importante è concentrarsi sulle madri, fare sì che il piccolo abbia il dna di entrambe. Il motivo è ovvio: se il bimbo, almeno in parte, ha il patrimonio biologico di entrambe, come fa un tribunale italiano a negare il riconoscimento all'anagrafe? Non servono nuove leggi: basta una piccola innovazione tecnologica e i sogni arcobaleno sono esauditi.
Jose Mourinho (Getty Images)