
Arrestate 14 persone con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Falsate dieci cause tributarie, per un valore di 15 milioni di euro. Le tangenti venivano chiamate «mozzarelle» e consegnate nell'ascensore del tribunale.Appena 4 secondi per una sentenza. Una camera di consiglio lampo in cui c'era poco da decidere, considerato che tutto era già stato pianificato il giorno prima. Cash. Corruzione in atti giudiziari è l'accusa che ha portato all'arresto, ieri a Salerno, di 14 indagati. Tra cui due giudici tributari - Fernando Spanò (di Pomigliano d'Arco) e Giuseppe De Camillis (di Benevento) - oltre a due dipendenti amministrativi, sei imprenditori e quattro consulenti fiscali. Tutti incensurati. L'inchiesta, coordinata dal sostituto Elena Guarino e dal procuratore aggiunto Luigi Cannavale e delegata al nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, ha affondato il bisturi nel corpo malato della sezione distaccata della commissione Tributaria regionale di Salerno svelando un meccanismo criminale che - parole dell'aggiunto Cannavale - mette «tristezza». L'ordinanza del gip Pietro Indinnimeo racconta con dovizia di particolari come fosse strutturata l'organizzazione e come i singoli - industriali, professionisti, dipendenti e magistrati - riuscissero a recitare un copione perfettamente aderente alle apparenze. C'è il caso - appunto - della sentenza emessa in appena 4 secondi, tempo monitorato dagli inquirenti tra ingresso e uscita dalla camera di consiglio della toga. C'è il caso del giudice che, evidentemente libero da ogni pregiudizio e timore, nella tranquillità della sua abitazione, non solo riceve il corruttore, che gli allunga la mazzetta in contanti, ma chiede una «integrazione» rispetto a quanto pattuito, minacciando di stilare un provvedimento sfavorevole se non sarà accontentato subito. E c'è anche il caso di chi, la sera del 23 novembre 2018, dopo aver comprato una sentenza, se ne va a festeggiare al ristorante con l'amministratore di un'azienda finita nel mirino della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle entrate. Tutti erano alla ricerca di soldi, in questa storia. Qualcuno per spenderli, qualche altro per risparmiarli.«Una fame di denaro tale da rinviare un delicatissimo intervento chirurgico» pur di non mancare in udienza per decidere una causa che si doveva «pilotare», annota il gip Indinnimeo, descrivendo la condotta di uno dei due giudici arrestati. Un'ordinanza emessa dal gip in «tempi rapidissimi», ha sottolineato il procuratore capo facente funzioni di Salerno, Luca Masini, per una «indagine che ha consentito di disvelare un sistema corruttivo pericolosissimo e dannosissimo per lo Stato». E che rappresenta solo la «punta di un iceberg». Infatti, ha spiegato sempre il capo dei pm di Salerno, il gip «ha dovuto necessariamente, per interrompere le attività criminose, depositare e concludere anzitempo le indagini perché le fattispecie corruttive erano via via programmate quotidianamente di giorno in giorno». L'inchiesta è stata avviata nell'agosto del 2018 ed è durata otto mesi. «Abbiamo messo la parola fine perché le corruzioni erano immediate», ha proseguito Masini. «A gennaio scorso, era stata già preparata una calendarizzazione dell'anno per vedere a chi assegnare le cause», ha aggiunto invece il pm Guarino. Giudici compiacenti che si facevano pagare dai 5.000 ai 30.000 euro. Per gli inquirenti, sono dieci le cause tributarie di secondo grado per un valore d'imposta di circa 15 milioni di euro che sarebbero state falsate al fine di annullare i procedimenti tributari persi in sede di commissione provinciale. Tutte le società sono della provincia di Salerno, tranne una che è dell'Avellinese. Una ditta di Siano, nel Salernitano, ad esempio, avrebbe ottenuto la cancellazione di un debito di oltre 8 milioni di euro; per un'altra, invece, la somma contestata e poi annullata raggiungeva quasi 1 milione di euro. Secondo l'impianto accusatorio, a gestire il sistema corruttivo sarebbero stati i due funzionari, i quali contattavano gli imprenditori o i loro consulenti fiscali per proporre le corruzioni. Incassata la tangente da girare ai giudici, trattenevano una quota parte. Durante le perquisizioni, i baschi verdi hanno sequestrato, a casa di funzionario, la somma in contanti di 53.000 euro; mentre, a casa dell'altro, diverse migliaia di euro, sempre in banconote di medio taglio. La consegna dei soldi, come si vede nei filmati agli atti dell'indagine, avveniva nell'ascensore della Commissione tributaria o - come detto - a casa dei giudici, sempre in contanti, il giorno prima della decisione. Il denaro contante (chiamato nelle intercettazioni «mozzarelle») non sarebbe stato però mai prelevato dai presunti corruttori nella somma corrispondente a quella pattuita per la corruzione al fine di rendere più difficili eventuali attività investigative sui conti correnti. In uno dei frame delle telecamere posizionate all'interno dell'ascensore, si nota un consulente mentre consegna diverse banconote da 50 euro ad un impiegato amministrativo. Quest'ultimo dice, rivolgendosi al suo interlocutore: «No, no. Ora scendiamo. Veloce... veloce; vieni vieni». «Si tratta di fonti di prova oggettive», ha rivelato ancora il procuratore Masini.Non solo soldi, però, perché, in un caso, sarebbe stata promessa l'assunzione del figlio di un giudice da parte di una delle società coinvolte e, in un'altra occasione, sarebbe stato concesso, gratuitamente, un appartamento in città.
Matteo Ricci (Ansa)
Gli inquirenti puntano il faro sugli eventi conviviali del candidato dem alla Regione Marche durante il tour per il libro. I contratti, a spese del Comune di Pesaro, alla società che lavora per il Pd nazionale.
(Getty Images)
A novembre alla Cop11 di Ginevra, la Commissione vuol introdurre il voto a maggioranza qualificata per scavalcare i singoli Stati e far passare la sua linea su temi delicati come tabacco, salute e alimentazione. C’era stato un tentativo a Panama, il blitz era fallito.