2024-10-23
In commissione d’inchiesta i dottori e i soldi presi dai colossi del farmaco
Dopo la Simg, domani sarà ascoltata la Fimmg. Federazioni che riuniscono i medici di base che adottarono il protocollo «paracetamolo e vigile attesa». E che, da anni, vengono lautamente finanziate da Big Pharma.Non sarà troppo complicato, per i membri della commissione Covid che si riunirà domani, chiedere finalmente conto dei conflitti d’interesse alle associazioni che stanno sfilando in Aula per fornire la propria versione dei fatti riguardo la gestione pandemica. Domani alle 13.30 sarà il turno della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), la scorsa settimana è toccato alla Simg (Società italiana di medicina generale): dietro queste sigle ci sono i rappresentanti dei medici di base che hanno gestito non soltanto la fase della vaccinazione di massa, dal 27 dicembre 2020 in poi, ma anche quella precedente, delle «terapie» a paracetamolo e vigile attesa, caldamente consigliate dalla stessa Agenzia italiana del farmaco (Aifa) a pazienti con chiari sintomi di polmonite interstiziale. In quei mesi, l’infiammazione agli interstizi polmonari che da marzo 2020 in poi si è portata via molti anziani, veniva trattata quasi prevalentemente con la Tachipirina, noto farmaco prodotto dalla casa farmaceutica Angelini: la stessa che ha elargito alla Metis Srl, la Società scientifica dei medici di medicina generale della Fimmg - che sarà audita domani (sarà presente il segretario generale Silvestro Scotti) - 22.000 euro nel 2021, 77.398 euro nel 2022 e 80.605 euro nel 2023 in sponsorizzazioni e donazioni. La Angelini è stata più generosa con la Simg, ascoltata in audizione alla commissione Covid la settimana scorsa: 155.377 euro nel 2019, 88.998 euro nel 2020, 115.550 euro nel 2021, 81.250 euro nel 2022 e 110.000 euro nel 2023 tra donazioni e sponsorship. Proprio la scorsa settimana, in commissione Covid è stato audito il presidente della Simg Claudio Cricelli, che il 16 marzo del 2020, in un articolo uscito su La Repubblica, dichiarava: «Non prendete antinfiammatori per proteggervi, gli antinfiammatori sono totalmente inefficaci nella cura del Covid 19 e potenzialmente pericolosi, ne va impedito l’uso». Due giorni dopo, il 18 marzo, la Simg pubblicava le Linee guida per l’assistenza domiciliare dei pazienti infetti da Sars Cov-2, che recitavano: «In attesa di studi clinici mirati è consigliato l’uso di paracetamolo come prima scelta». Chi produce il paracetamolo in Italia?I finanziamenti non sono illeciti: in burocratese farmaceutico sono chiamati «trasferimenti di valore» (ToV, Transfer of values), ogni azienda è tenuta a pubblicare un report a giugno dell’anno successivo in cui sono elencati non soltanto i singoli professionisti aiutati da Big Pharma ma anche medici, società di congressi e di formazione, enti, associazioni di categoria, società editrici, fondazioni, Asl, università e ospedali. Un flusso generoso e ininterrotto di denaro a tutti, nel privato e nel pubblico. Va detto che senza gli investimenti delle case farmaceutiche la ricerca scientifica, soprattutto in Paesi come l’Italia, sarebbe totalmente bloccata. Molti anni fa una legge votata in Parlamento metteva a disposizione il 5 per cento dei fondi che l’industria spende per la pubblicità in un fondo comune, che veniva utilizzato per fare ricerca indipendente ma, con il passare degli anni, i soldi del fondo sono stati destinati ad altri scopi, e oggi non c’è quasi più niente. Il sistema dei trasferimenti di valore strutturato a livello capillare, però, ha ormai cronicizzato la dipendenza della ricerca dall’industria del farmaco. Per scoprire quanto, come e chi si è fatto lecitamente supportare dall’industria farmaceutica è sufficiente (seppur complicato: gli elenchi sono opportunamente poco visibili) fare una ricerca sui siti delle maggiori aziende per constatare che le associazioni para-istituzionali che si stanno succedendo nelle audizioni della commissione Covid sono state tutte finanziate da chi produce i farmaci anti Covid da loro stesse consigliati in pandemia. Finanziamenti, per l’appunto, leciti - e registrati annualmente e doverosamente dall’Efpia (Federazione Europea delle Associazioni e delle Industrie Farmaceutiche) oltre che dall’italiana Farmindustria - ma in palese conflitto d’interesse rispetto i preparati farmacologici somministrati in massa alla popolazione negli anni pandemici.La filiale italiana della compagnia farmaceutica statunitense Pfizer, ad esempio, ancora nel 2023 ha elargito alla Metis Srl della Fimmg 546.376 euro; nel 2021 - l’anno dell’orgia vaccinale di massa contro il Covid, prevalentemente con vaccini Pfizer - Metis Srl è stata supportata da Pfizer Italia con 216.776 euro e altri 37.944 euro, per un totale di 254.720 euro. Il Consorzio per la ricerca economica applicata C.r.e.a, promosso dall’Università Tor Vergata e dalla Fimmg, ha beneficiato delle sponsorizzazioni della Jannsen, società produttrice del vaccino anti Covid Johnson (11.000 euro nel 2019, 25.000 euro nel 2020, 21.000 euro nel 2021, 15.000 euro nel 2022), mentre la Metis ha ricevuto donazioni e sponsorizzazioni dalla Glaxo-Gsk (103.612 euro nel 2021, 128.365 euro nel 2022) e dalla Sanofi, che nel 2021 ha avviato i trial del vaccino anti Covid Sanofi-Glaxo (42.373 euro nel 2020, 27.328 euro nel 2021 e 31.861 euro nel 2022, oltre ai 37.759 euro elargiti direttamente alla Fimmg nel 2023).Anche il maggiore produttore di vaccini anti Covid in Europa, Astrazeneca, ha sommerso con una pioggia di finanziamenti i medici di base: la Simg ha ricevuto 129.510 euro nel 2019 e altri 185.000 euro donati alla Fondazione scientifica Simg onlus, oltre ai 126.308 euro dati da Astrazeneca nel 2020, ai 228.726 euro del 2021, ai 142.420 euro del 2022 e ai 335.760 euro nel 2023. Chissà se i parlamentari, ispirandosi a Giulio Andreotti, arriveranno anch’essi alla conclusione che «a pensar male si fa peccato ma spesso s’indovina».
(Totaleu)
Lo ha detto il Presidente di Unipol Carlo Cimbri in occasione del convegno «Il contributo delle assicurazioni alla competitività europea», che si è svolto al Parlamento Ue.
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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