2019-07-05
Commissario Ue e rimpasto: trottola di nomi
L'Italia vuole un portafoglio importante a Bruxelles e pensa a uomini di peso: se Giancarlo Giorgetti conferma il no si scaldano Domenico Siniscalco e Giulio Tremonti. Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana in pole position per Affari europei. Al suo posto la Lega punterebbe su una donna.Messa da parte (almeno fino alla prossima legge di Bilancio) la procedura di infrazione per debito eccessivo nei confronti dell'Italia e archiviata l'elezione del presidente del Parlamento europeo (mercoledì l'Aula ha affidato l'incarico al dem David Sassoli), l'attenzione ora si sposta tutta sulla formazione della prossima Commissione. La nuova squadra si insedierà a Bruxelles dal 1° novembre, ma in realtà i giochi si chiuderanno già questo mese. Dopo un lungo negoziato, i capi di Stato e di governo che compongono il Consiglio europeo hanno indicato per la presidenza l'attuale ministro della Difesa tedesco, Ursula von der Leyen. La sua nomina dovrà passare adesso al vaglio del Parlamento europeo, che si riunirà tra il 15 e il 18 luglio. Finora la ratifica del nome proposto dal Consiglio è stata una pura formalità, ma questa volta potrebbe non esserlo. Nel 2014, infatti, è entrato in vigore il meccanismo dello Spitzenkandidat, che prevede l'elezione automatica alla presidenza della Commissione del «candidato di punta» indicato dal partito vincitore delle elezioni europee. Quest'anno, però, entrambi i nomi messi sul piatto dai due gruppi principali dal punto di vista numerico, Manfred Weber per il Ppe e Frans Timmermans per i socialdemocratici, sono stati bocciati dal Consiglio. Nel 2018 inoltre il Parlamento europeo si pronunciò molto chiaramente sulla questione, spingendosi ad affermare che avrebbe respinto «qualsiasi candidato che non sia stato nominato “candidato principale" dai partiti europei prima delle elezioni del 2019». La conferma della von der Leyen, dunque, rischia di non essere poi così scontata come sembra. Nella eventualità (comunque remota) in cui il Parlamento dovesse rifiutarsi di procedere con la sua elezione, il Consiglio avrebbe un mese di tempo per esprimere un altro nome.Ma inevitabilmente la partita della Commissione si incrocia con le questioni di politica interna. Ogni Paese, inclusa ovviamente l'Italia, ha diritto a esprimere un commissario europeo e, al pari del presidente della Commissione, anche i nomi dei commissari proposti dal Consiglio devono essere validati dal Parlamento. A margine della conferenza stampa dei negoziati, il premier Giuseppe Conte ha assicurato che l'Italia ha ottenuto «la garanzia di un commissario di alto rilievo economico e di una vicepresidenza». Nello specifico, la casella destinata al nostro Paese potrebbe essere quella della Concorrenza, attualmente occupata da quella Margrethe Vestager finita qualche mese fa nell'occhio del ciclone per la vicenda degli aiuti di Stato a Banca Tercas. Si tratterebbe di un dicastero che ci consentirebbe non solo di tutelare gli interessi del nostro Paese, ma anche di esercitare un'influenza decisiva sui partner continentali (Francia e Germania in primis), dal momento che più volte questi si sono lamentati della rigidità della Vestager. Da questo fondamentale snodo passano infatti, tra le altre cose, tutte le trattative per le fusioni commerciali di rilievo (si pensi per esempio ai tentativi di unione tra Alstom e Siemens, oppure tra Deutsche Bank e Commerzbank).Nonostante la ritrosia espressa negli scorsi giorni («non sono interessato e probabilmente non sono neanche adatto a farlo, ringrazio per la stima ma escludo che andrò in Europa») finora il nome più accreditato per ricoprire il ruolo di commissario rimane quello del leghista Giancarlo Giorgetti, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Gira voce che sia pronto a ricoprire il suo ruolo così delicato un fedelissimo di Matteo Salvini, magari Nicola Molteni (sottosegretario all'Interno) oppure Massimo Garavaglia (oggi vice di Giovanni Tria al Mef). Se invece la candidatura di Giorgetti dovesse tramontare, rientrerebbero in gioco gli outsider (si fa per dire) Giulio Tremonti e Domenico Siniscalco. L'economista di Sondrio, quattro volte ministro delle Finanze con Silvio Berlusconi, ha dalla sua una lunga esperienza e un innegabile spessore internazionale che gli farebbero superare senza problemi le audizioni europee. Siniscalco (che è succeduto a Tremonti alla guida delle Finanze nel 2004 e a Mario Draghi alla direzione del Tesoro nel 2001) può invece vantare una carriera accademica di tutto rispetto. E a proposito di Draghi, il termine del suo mandato lascia aperta la casella del board della Bce, che potrebbe essere occupata da Fabio Panetta (neo direttore generale di Bankitalia) oppure da Giampiero Massolo (oggi presidente di Fincantieri). Rimane da sistemare il ministero degli Affari europei, lasciato libero dal passaggio di Paolo Savona alla Consob. Se la giocano il senatore leghista Alberto Bagnai e Lorenzo Fontana, attuale ministro della Famiglia. Voci di corridoio sostengono che a quel punto il posto di Fontana andrebbe a una donna della Lega. Lucia Borgonzoni potrebbe rivelarsi il profilo giusto. La soluzione di questo risiko sarà il tema del nuovo, delicato vertice di governo in programma lunedì prossimo.