2023-12-26
La comicità di Pio e Amedeo torna in sala con «Come può uno scoglio»
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Amedeo Grieco e Pio D'Antini, protagonisti in «Come può uno scoglio»
La pellicola diretta da Gennaro Nunziante, girata due anni dopo l’exploit di Belli ciao, è il racconto di un’epifania, condotto con la stessa comicità grezza e ruvida che ha sempre caratterizzato il duo.Sulla carta, s’è deciso di rifare Green Book, così come sarebbe stato se quel pianista afroamericano e il suo autista di origini italiane fossero stati differenti: un politico veneto e un ex galeotto, messi insieme dall’ingerenza di un suocero vagamente servile. Come può uno scoglio, pellicola diretta ancora una volta da Gennaro Nunziante, è la storia di un rapporto forzato. Amedeo, una vita spesa a fare dentro e fuori il carcere, s’è trovato autista di Pio, candidato sindaco di Treviso. Su quell’auto, lo ha messo il suocero di Pio, padre della sua Borromea, accogliendo la richiesta di aiuto di un parroco amico, Don Boschin. Amedeo non ha avuto alcun potere decisionale, Pio nemmeno. Si sono trovati, l’uno accanto all’altro, in un viaggio lungo l’Italia che, fra Roma, Napoli e Puglia li ha portati a scoprire come i punti di contatto, all’apparenza impossibili, siano in realtà numerosi. «L’idea era quella di mettere insieme due uomini con un vissuto molto diverso», ha spiegato, durante la conferenza di lancio del film, nelle sale da giovedì 28 dicembre, Pio, Pio del duo Pio e Amedeo. «Il personaggio di Amedeo», ha detto, «È un po’ l’uomo di scoglio che dà il titolo al film, colui che si contrappone al mio personaggio, Pio, un uomo di sabbia che, sulle prime, sembra essere fragile e malleabile». Suo padre, ricco costruttore, sembrava aver deciso tutto per lui, apparecchiandogli quel genere di vita che per molti potrebbe costituire il sogno. Pio ha preso le redini dell’impresa paterna, ha sposato l’altezzosa Borromea e spostato la residenza in un castello, lo stesso nel quale ha fatto crescere i propri bambini, Ginevra e Manfredi. Poi, alla morte del padre, è stato candidato sindaco di Treviso. Ma, dietro ogni successo, non ha mai trovato la felicità. Anzi. Quella vita così organizzata, così perfetta ha finito per sopire «i suoi desideri, facendolo diventare altro da sé». Un altro che solo l’incontro con l’Amedeo autista saprà smascherare. Come può uno scoglio, girato due anni dopo l’exploit di Belli ciao, è il racconto di un’epifania, condotto con la stessa comicità grezza e ruvida che ha sempre caratterizzato il duo. Pio e Amedeo non ci hanno rinunciato. «In questo periodo storico, non è facile lavorare con una commedia che sia scorretta, perché ci si scontra con il rischio costante di offendere qualcuno. Ciononostante, in Come può uno scoglio siamo voluti tornare al tipo di comicità che più sentiamo nostro. Abbiamo capito che la gente vuole ridere», hanno spiegato i due, facendo i conti con le difficoltà dovute alla retorica imperante, al pensiero unico. «La comicità non ha confini, non ci siamo mai censurati, anche grazie a chi ci ha prodotto e lasciati liberi di esprimerci, cosa oggi non facile. La commedia dovrebbe essere un terreno franco, in cui ridere e dire e fare tutto. Noi speriamo che il film sia sincero e onesto, per noi è un principio fondamentale non deludere la gente che ci viene a vedere – hanno continuato – Chi va a vedere una commedia vuole staccare dai problemi della vita. Possiamo pontificare e parlare di sottotesti, ma questo è il nostro compito effimero, non far pensare gli spettatori per un’ora e mezza». Anche a costo di incappare in critiche, in polemiche, in recriminazioni già viste e già sentite. «Ci prendiamo le nostre responsabilità nell’affrontare eventuali polemiche legate alla nostra comicità, che tocca vari argomenti e rischia di offendere sempre qualcosa o qualcuno, di questi tempi», hanno chiuso i due. «Noi ci rivolgiamo a gente vera, che ha voglia di ridere di pancia, come fa nei bar o al ristorante. Si ride ancora di cose semplici».