2022-10-16
Come finirà tra il Cav e la Meloni
Silvio Berlusconi non ha nulla da guadagnare nel rompere la coalizione. Se l’esito fosse un’altra ammucchiata promossa da Sergio Mattarella, di certo lui non otterrebbe ciò che ora gli nega l’alleata. E se si andasse a nuove elezioni, Forza Italia potrebbe uscirne malissimo. Minacce a Ignazio La Russa ma Enrico Letta accusa il centrodestra: «Incendiari». E Vincenzo De Luca insulta Lorenzo Fontana.Proviamo a ragionare. Se Silvio Berlusconi al Colle decidesse di presentarsi da solo, cioè rompendo lo schema del centrodestra unito, per proporre un candidato presidente del Consiglio diverso da Giorgia Meloni - magari, ipotizzo, Licia Ronzulli -, che cosa potrebbe accadere? La conseguenza più probabile è che Sergio Mattarella non affiderebbe l’incarico di formare il nuovo governo alla leader di Fratelli d’Italia e, come è spesso accaduto nelle ultime legislature, il capo dello Stato proverebbe a fare un suo governo, convocando un tecnico oppure chiedendo a Mario Draghi di restare fino a quando non fosse possibile indire nuove elezioni. Nel primo caso, ovvero qualora il presidente della Repubblica decidesse di convincere le forze politiche che hanno perso le elezioni a sostenere l’ennesimo esecutivo di unità nazionale, il Cavaliere che cosa potrebbe sperare? Di certo, non di ottenere un posto di prima fila nel nuovo governo per la sua prescelta. Né potrebbe sperare che un’ammucchiata di partiti con il Pd, i 5 stelle, Terzo polo e sinistra estrema gli consentirebbe di mettere alla Giustizia un ministro di provata fede. Dunque, l’unico risultato che il fondatore di Forza Italia otterrebbe se mandasse al diavolo la possibilità di dare vita a un governo di centrodestra dopo quasi dieci anni di governi di sinistra, sarebbe quella di deludere l’elettorato moderato, regalando ad altri la guida di Palazzo Chigi, senza peraltro portare a casa ciò che desidera.Non solo. Siamo sicuri che qualora il Cavaliere decidesse di rompere con Giorgia Meloni, questa se ne starebbe buona in un angolo senza reagire? Oppure che, se il fondatore di Forza Italia volesse portare il muro contro muro fino alle estreme conseguenze, ritenendo insuperabile uno scoglio chiamato Ronzulli, tutto il partito lo seguirebbe su questa linea, preferendo rimanere all’opposizione piuttosto che trovare un’intesa che garantisse visibilità anche senza ottenere per un fedelissimo del Cav la poltrona di Guardasigilli? Sono domande che, credo, si faccia per primo lo stesso Berlusconi. Rompere oggi, impedendo la formazione di centrodestra e l’incarico a Giorgia Meloni sarebbe una scelta catastrofica, non soltanto perché dalla decisione il leader di Forza Italia non avrebbe nulla da guadagnare, ma perché se si arrivasse alla nascita di un esecutivo tecnico, oppure a un ribaltone con la maggioranza nelle mani di Pd e 5 stelle, non solo Berlusconi non ne trarrebbe alcun vantaggio, ma dal punto di vista elettorale gli esiti sarebbero devastanti. Ve lo immaginate che cosa accadrebbe se il primo partito, ovvero Fratelli d’Italia, fosse costretto all’opposizione mentre la sinistra e un pezzo di centrodestra occupa Palazzo Chigi? Probabilmente il partito di Giorgia Meloni sfonderebbe il muro del 30 per cento, a scapito degli alleati. Non andrebbe meglio qualora Mattarella, verificata l’impossibilità di affidare l’incarico di formare il nuovo governo, invece di optare per un governo tecnico decidesse di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni. In sé, il voto a distanza di pochi mesi non sarebbe un dramma: è già successo in Spagna e anche in Belgio. Certo, all’epoca non c’era una crisi energetica, ma meglio restituire la parola agli elettori che deluderli con un governicchio. Tuttavia, anche in questo caso, quale sarebbe il vantaggio di Berlusconi se si tornasse a votare? Direi nessuno, perché i sondaggi danno in salita Fratelli d’Italia e in discesa tutti gli altri. E poi nei collegi uninominali, Forza Italia non avrebbe alcuna possibilità, schiacciata tra i due poli che certamente catalizzerebbero i voti.Fatte perciò le debite considerazioni, a nessuno conviene tirare troppo la corda, ma il primo che non dovrebbe farlo è proprio il Cavaliere, che ha tutti gli interessi a che il governo Meloni vada avanti. È vero, non riuscirà a portare a casa il bottino che auspicava, ma meglio stare al governo che starsene a casa. Del resto, Berlusconi ha sempre dimostrato di saper mediare, ricucendo con Umberto Bossi e con tanti altri, quando c’era un buon motivo per farlo e dare un governo a un Paese che lo reclama è un ottimo motivo.Dunque, non resta che fare buon viso a cattivo gioco. La Meloni sarà supponente e arrogante come era scritto in un appunto che l’ex premier teneva davanti. Ma meglio dire le cose come stanno prima di cominciare. E il Cavaliere, che ama parlare chiaro, questo dovrebbe metterlo tra i pregi del probabile futuro leader.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.