2020-09-13
«Collezione monocolore per far rivivere un’elegante semplicità»
La designer Chiara Boni è tornata a sfilare in Italia dopo anni a New York: «Ho scelto Forte dei Marmi perché è il luogo del mio cuore. Mi ispiro alla sabbia».Fabio Genovesi, qualche anno fa, scrisse un libro dal titolo irriverente, Morte dei Marmi, dove denunciava la trasformazione di Forte dei Marmi da meta aristocratica a luogo scelto dai ricchi turisti russi, con tutto quel che si portò dietro quello tsunami di denaro. Nell'estate 2020 il ciclone russo, per la maggior parte, è rimasto a casa tra le lacrime di commercianti e ristoratori. Al Forte si respira aria nuova e Chiara Boni, con una sfilata sul mare, ha fatto rivivere attraverso la sua moda e l'atmosfera di un albergo come l'Augustus momenti andati ma che hanno reso questa località unica nel suo genere. Era il 1926 quando Edoardo Agnelli, padre di Gianni, acquistò la neo rinascimentale Villa Costanza, collegata direttamente alla spiaggia. Oggi Villa Agnelli è l'Hotel Augustus lido. Nessuna nostalgia, ma la consapevolezza che certi posti non vengono scalfiti. La scelta di Chiara Boni non è stata casuale, ma forzata dal Covid-19. Forte dei Marmi e non New York come avviene dal 2015. Un ritorno a casa in tutti i sensi. Che effetto le fa? «Ho sfilato in Italia nel 2014 a Milano, poi a Firenze al Museo Fontana e dal 2015 a New York, nove stagioni in America che era ormai diventata una dolce abitudine».Cosa la attirava oltre oceano?«Prima di tutto il fatto che i miei capi vengono acquistati da tutti i grandi magazzini americani. E poi amo molto New York e certi riti. Le colazioni la mattina con lo staff, adoro il caffè americano e la granola che qui non esiste, i mercatini, la domenica a Brooklyn dove ti rendi conto che anche New York può essere un paese in certi quartieri, si gira in bicicletta, ci sono i bambini, le famiglie. Mi piace vederla dal battello, passare sotto i ponti, fare tutte le fermate. Ora è molto triste, mi dicono, e mi dispiace. Le strade sono piene di senzatetto, il problema è grosso. Speriamo di poterci tornare per molte ragioni: vorrà dire che saremo più liberi di viaggiare, cosa importante per noi, abituati a spostarci con frequenza. Siamo stati sbadatissimi a New York e c'era già il Covid». E ora Forte dei Marmi.«Sono felicissima di essere qui, nel posto della mia infanzia. Ci sono arrivata che avevo meno di un anno e stavo qui più di tre mesi. Ricordo tutto del Forte, gli omini che passavano sulla spiaggia con un grande contenitore di ferro con le schiacciatine calde, il Cinzanino e il Campari soda. Avevo un sacco di amici cresciuti con me in questo posto che è stato ed è ancora un mito. Fino a 12 anni ci venivo in vacanza con la mia famiglia. Ci sono tornata anni dopo, quando mi sono fidanzata con il mio primo marito, un viareggino, la cui famiglia era proprietaria dell'Augustus. Però a quel punto le cose erano diverse. Tanto che pensammo di trasformare il lido dell'hotel nella prima discoteca in spiaggia della zona. Nacque così, nel 1971, il Bambaissa. Il cammello, emblema del Bambaissa, l'ho scelto quale simbolo di questo evento. Forte è un posto del cuore. Abbiamo pensato che questo luogo poteva dare la libertà di stare insieme senza troppe costrizioni perché lo spazio della spiaggia è immenso. Lo stabilimento di oggi era il capanno sulla spiaggia e l'hangar di ricovero dell'idrovolante della famiglia Agnelli. In questo spazio c'era una tenda sola, ci passavo davanti da bambina, c'erano moltissime carrozzine e balie sotto la tenda bianca, tutti vestiti alla marinara. L'Avvocato lo ricordo, avrò avuto 15 anni. Stavo fuori dalla Capannina con le amiche, lo occhieggiavamo perché era bello. Sto parlando degli anni Cinquanta. C'era una serie di uomini come lui: Sergio Flaccomio, un sosia dell'Avvocato, vestito allo stesso modo, mio padre, signore sempre elegante che giocava a bridge alla Capannina, primo locale dove sono andata a ballare a 16 anni. Tanta storia per me». Come ha tradotto in moda questa emozione?«Con una collezione monocolore. E il colore è quello della spiaggia di Forte, della sabbia, una palette che comprende i toni del bianco crema abbinati a lievi sfumature di beige. Ovviamente in showroom ci saranno anche altre varianti, verde, blu cobalto, fucsia, bronzo, denim e stampe floreali. Tutto nel mio tessuto Sensitive, il jersey che prediligo abbinato a seta e lurex. Vorrebbe essere un “vestivamo alla marinara" di oggi. Un'eleganza senza tempo, che significa che le cose che fai rimangono. L'ispirazione non è il bianco e blu, né i vestitini come nel libro di Susanna Agnelli. È il concetto di una vita che non c'è più. Allora andavano camicie e pantaloni bianchi, un'eleganza semplice. Ho cercato di reinterpretare questa semplicità. In tutto 26 pezzi. Per la sera ho pensato a quella che potrebbe essere la prossima estate, con costumi da bagno portati con qualcosa di speciale perché ho notato che invece degli abiti lunghi abbiamo venduto i costumi da bagno che “vestono". Le feste sono più all'aperto che al chiuso, in piscina o sul mare. Anche quello è un modo di vedere un abito da sera proiettato in un mondo di distanze e aperture».Quando è ripartita con il suo brand?«Nel 2009, quando sono riuscita a ricomprarmi il marchio dal Gft. Ho pensato che, siccome ricominciavo da sola, dovevo scegliere una cosa molto semplice, avendo capito quanto è complicato gestire una collezione di moda con tanti tessuti. Quindi, un solo materiale. Ho scelto quello che mi si confaceva dopo tanta ricerca. Per me l'elasticità è importante, mi consente di fare cose sartoriali. Ho iniziato con una collezione solo nera di 14 vestiti che sono riuscita a vendere alla Rinascente. La nostra produzione è 100% made in Italy tra la Toscana, l'Emilia e il Piemonte». Ora c'è pure la linea Leisure che piace molto all'ad Maurizio Germanetti.«Un modo facile e veloce di vestirsi sia per uscire sia per stare in casa. E sempre nel mio jersey Sensitive».E la linea uomo presentata al Pitti?«Per ora è sospesa ma per noi resta molto interessante, tanto quanto l'America. Le cose stavano andando bene però tutto si è bloccato. Vedremo nel futuro. Ce lo richiedono molto le star, è piaciuta l'idea di un abito che non si stropiccia e che un uomo si può portare in viaggio. Un'idea vincente da infilare nelle nostre valigie. Purtroppo ora, di valigie, ne facciamo ben poche».