2021-03-19
Il cognato di Renzi e i suoi fratelli a processo per ville e milioni dell’Unicef
Andrea Conticini (iStock)
A vario titolo, sono accusati di aver intascato somme destinate a enti benefici per spenderle altrove. Persino in case di lusso. Quando lavorava ad Arezzo, nel 2020, aveva archiviato Pier Luigi Boschi in uno dei filoni del crac della Popolare dell'Etruria. Ieri il gup di Firenze Piergiorgio Ponticelli ha mandato a processo il cognato di Matteo Renzi, Andrea Conticini (è sposato con Matilde Renzi, sorella del leader di Italia viva), e i suoi fratelli, Alessandro e Luca, accusati a vario titolo di appropriazione indebita aggravata per la presunta sottrazione di fondi ad organizzazioni umanitarie come l'Unicef (ovvero il Fondo dell'Onu per l'infanzia, che, però, non ha sporto denuncia), di impiego di denaro di provenienza illecita e di autoriciclaggio. Il processo inizierà l'8 giugno. Esattamente una settimana prima, l'1, si aprirà il dibattimento per bancarotta e false fatturazioni a carico di Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli (alla sbarra insieme con altri dodici imputati). Il 9 giugno sono fissati discussione e forse sentenza nel processo cuneese per un altro crac, quello della Direkta Srl, in cui è imputata per concorso in bancarotta sempre mamma Laura. Nello stesso periodo dovrebbe scadere il termine dei primi sei mesi di indagini per finanziamento illecito a carico di Matteo Renzi. A tutto questo va aggiunto che il 26 aprile, a Roma, si terrà l'udienza preliminare di uno dei filoni dell'inchiesta Consip. Qui Tiziano è accusato di traffico illecito di influenze e di turbativa d'asta per una gara di Consip e una di Grandi stazioni. Insomma quella in arrivo si annuncia come una primavera particolarmente calda per la famiglia dell'ex premier che, quasi al gran completo, avrà a che fare con Procure e Tribunali. Ponticelli, rilevato che «non sussistono i presupposti per pronunciare sentenza di non luogo a procedere nei confronti di alcuno degli imputati» ha disposto, con decreto, il rinvio a giudizio.L'accusa per Alessandro, già dipendente dell'Unicef e collaboratore di altre Ong, e Luca è di appropriazione indebita aggravata (per aver abusato del proprio ruolo e per la rilevanza del danno) e di autoriciclaggio, per aver distratto e in parte impiegato 6,6 milioni di dollari, soldi transitati in assenza di causale, dai conti di tre società di Alessandro (Play therapy Africa, International development association limited e International development association Sa, organizzazioni non profit costituite al fine di prestare assistenza ai bambini africani) sui conti personali dello stesso. Questo tesoretto sarebbe stato distratto dai 10 milioni di dollari di erogazioni provenienti da fondazioni e organizzazioni non governative per aiutare i bambini africani: 3,88 milioni provenienti dall'Unicef («a fronte di plurimi rapporti contrattuali aventi ad oggetto la fornitura di servizi in favore dell'infanzia»), 5,5 milioni inviati dall'organizzazione Operation Usa (denaro della fondazione Pulitzer) e ulteriori 891.000 dollari di altre sette onlus internazionali, francesi, australiane, americane e anche della fondazione italiana Avsi, tutti soldi inviati «a titolo di contributi di beneficenza in favore dell'infanzia».I due fratelli avrebbero autoriciclato le somme in varie attività, come la sottoscrizione di un prestito obbligazionario da 800.000 euro emesso da una società dell'isola di Guernsey e investimenti immobiliari per circa 2 milioni di euro in Portogallo: in una bella villa a Cascais e in loft di lusso a Lisbona. Ad Andrea viene contestato, invece, il reato di Impiego di denaro di provenienza illecita per aver investito, tra febbraio e marzo 2011, in qualità di procuratore speciale del fratello 189.700 euro per acquistare quote della Eventi 6, la Srl della famiglia Renzi, ma anche per l'acquisizione di partecipazioni o per il finanziamento (per un totale di 162.000 euro) di altre due ditte (Quality press e Dot media) riconducibili a una coppia di soggetti dell'inner circle renziano: Patrizio Donnini e Lilian Mammoliti. Ponticelli rileva anche che risultano parti offese, oltre alle ditte di Conticini, la fondazione di Ceil e Michael Pulitzer, Operation Usa (il cui presidente, Richard Walden, ha personalmente denunciato Alessandro Conticini), l'Alta commissione australiana, l'Avsi, l'associazione Francois-Xavier Bagnoud Fxb international, il Fondo mobilità senza barriere, l'Oak philanthropy limited, France volontaires e il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo, partecipato anche dall'Unicef, che non è, invece, presente nell'elenco. Il programma dell'Onu si occupa della distribuzione dei fondi destinati a iniziative umanitarie. Lorenzo Pellegrini, avvocato di Andrea Conticini (interrogato per ben due volte), ha depositato delle note che dovrebbero dimostrare il mero ruolo formale in tutta la vicenda del cognato di Renzi. Infatti gli investimenti in società, come la Eventi 6, di cui era collaboratore sarebbero stati decisi da Alessandro personalmente durante un suo viaggio in Italia nel dicembre 2010. «Il 23 giunge in Italia per trascorrere le vacanze di Natale ed entra personalmente in contatto con le società Quality press, Dot media e Chil promozioni (il vecchio nome della Eventi 6, ndr) di cui decide di acquistare delle quote». Il 30 dicembre «deve fare rientro in Africa e quindi dà disposizioni al padre Alfonso di provvedere al pagamento del prezzo relativo agli investimenti deliberati e al fratello Andrea di rappresentarlo ai relativi rogiti». Dunque, secondo la difesa, «il ruolo» del cognato di Renzi sarebbe stato «di tipo “rappresentativo stipulatorio"» e non avrebbe «mai avuto ad oggetto le modalità di impiego del denaro». Pellegrini ci tiene a puntualizzare che i soldi investiti in Toscana non sarebbero frutto delle distrazioni di fondi destinati a attività umanitarie, ma della vendita di un castello di proprietà della famiglia di Valerìe Quéré, moglie di Alessandro. Quest'ultimo, in una mail del 17 dicembre 2010, scrive: «Ciao papà […] venerdì riceviamo i soldi per il maniero. Una volta tolte le tasse e spese per l'acquisto di un'altra casa […] ci rimangono 500.000 euro netti da far venire in Italia e potenzialmente investire. La banca ha delle idee? Io quasi quasi ne metterei una piccola somma (250.000) sui mercati emergenti Cina, Brasile e india[…]». Appena un mese dopo avrebbe, invece, deciso di investire in partecipazioni di ditte vicine alla famiglia Renzi, certamente in quel momento emergente a sua volta. Come detto, nella memoria di Pellegrini vengono citate anche diverse mail datate, ma stampate in tempi recenti. Per questo il procuratore aggiunto Luca Turco ha chiesto al giudice di poter acquisire il l'archivio contenuto nel computer di Alessandro Conticini. Non ci risulta, anche per limitazioni dovute al Covid, che l'imputato sia rientrato in Italia e abbia consegnato il suo pc.
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