
La senatrice del Pd invitata a Parma e Fiumicino a parlare di «nuovi diritti». Ma manca il contraddittorio. La sinistra usa le aule per fare propaganda politica. Bisogna ribellarsi a questo «indottrinamento di Stato».La scuola non è un'agenzia di indottrinamento ideologico. Stiamo assistendo a vergognosi ed illiberali tentativi di manipolare l'educazione scolastica secondo assiomi di pura matrice ideologica, con lo scopo di confondere le coscienze degli alunni, orientandole secondo un pensiero unico che non ha neppure il coraggio di accettare il confronto dialettico, anima di ogni democrazia. E, ancor peggio, all'oscuro dei genitori, cui viene negato perfino la libertà di scelta educativa su temi sensibili che coinvolgono il mondo dei valori culturali, sociali, etici e religiosi, patrimonio personalissimo di ogni cittadino.Dopo il linciaggio mediatico e morale contro la preside del Liceo Giulio Cesare di Roma, rea di aver fatto il proprio dovere in una società plurale in cui temi ad alta tensione etica come aborto e identità di genere, che richiedono il coinvolgimento della responsabilità genitoriale e di un contraddittorio dialettico, oggi giunge notizia che in una scuola pubblica di Fiumicino e in una di Parma la senatrice Monica Cirinnà è stata invitata ad affrontare temi etici, spaziando dall'aborto all'eutanasia, dall'omofobia alla maternità surrogata. Il tutto, come sempre, senza adeguata informazione delle famiglie degli alunni e senza un confronto dialettico con altro relatore che potesse legittimamente proporre una diversa visione degli argomenti affrontati. Negata ogni democratica condizione di par condicio, si è scelto di passare direttamente all'indottrinamento statale, secondo le più «nobili» tradizioni di ogni dittatura. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio: negli anni Settanta l'imperante cultura di sinistra sfruttò la scuola per promuovere l'ideologia marxista, oggi - dopo la misera fine del comunismo reale - la stessa cultura materialista, riciclata in chiave gender, impone un'antropologia che devasta le basi stesse dell'umano. Ora come allora, la promessa è sempre la stessa: il paradiso in terra, la felicità piena nell'autodeterminazione più assoluta, fino a sacrificare bimbi non nati, disabili imperfetti, vecchi malati ingombranti, adolescenti confusi sulla propria identità. Ed anche la strategia è sempre la stessa: allora il diritto all'equità sociale e al riscatto del proletariato, oggi il diritto a pretendere di avere tutto ciò che si vuole, dal cambio di sesso al figlio «scelto» con gameti «à la carte» ed uteri in affitto. Passando per l'abolizione dello stereotipo «madre» e «padre» retaggio di una cultura vecchia, stantia, arcaica e terribilmente sessista! Tante sono le domande che è doveroso sollevare, a partire da un dato di fatto: se è lecito che ognuno pensi come vuole su questi temi, è lecito che una scuola pubblica inviti un unico relatore, negando un confronto e un dibattito? Ho qualche dubbio sull'opportunità di invitare un noto esponente di partito come Monica Cirinnà a tenere lezioni agli studenti, ma ammettendo che lo sia, perché non si è invitato Maurizio Gasparri per par condicio? Se s'invita a salire in cattedra Ivan Scalfarotto o Alessandro Zan, è palesemente antidemocratico non invitare Lucio Malan o Simone Pillon. Se il confronto è l'anima della democrazia, ecco una chiara riprova che stiamo vivendo tempi di democrazia profondamente malata. E ancora: è lecito lasciare all'oscuro le famiglie quando si propongono argomenti non previsti nel Patto formativo e fuori dal curricolo obbligatorio? A rigor di legge, la risposta è solo una: no, non è lecito e chi lo fa si pone contro le stesse regole del Miur, che prevede il «consenso informato» da parte dei genitori. Questi poveri genitori, tirati in ballo quando si tratta di scaricare barili che dovrebbe portare lo Stato (leggi didattica a distanza) e ignorati quando si tratta di riconoscere diritti che la stessa Costituzione dà loro. Ma c'è di più. Quando un genitore «osa» opporsi all'indottrinamento, scatta la ghigliottina del terrore: emarginazione del figlio, sguardi di totale disappunto quando non minacce, più o meno velate, di qualche forma di ritorsione. Se una figura istituzionale importante come la preside del noto liceo romano diventa bersaglio di epurazione ideologica, figuratevi che cosa può accadere ad un povero genitore che osi opporsi alla macchina dell'indottrinamento. Questa è la ragione per cui il mondo dell'associazionismo pro-family deve scendere direttamente in campo, con una duplice strategia: da una parte un forte appello ai genitori perché segnalino questi abusi di potere, garantendo loro il più assoluto anonimato; dall'altra alzare la voce con interrogazioni e interpellanze a livello di Fonags (nazionale) e Forags (regionale) perché ministero e Uffici scolastici regionali facciano il loro dovere di rispetto delle regole democratiche nel mondo dell'educazione dei nostri figli. Senza mai dimenticare che la storia ci ha insegnato che chiunque promette il paradiso in terra - dall'egemonia della razza alla dittatura del proletariato, dal sesso senza figli ai figli senza sesso - ha segnato il suo trionfo con un numero incalcolabile di vittime innocenti. Dall'utopia del paradiso alla devastazione dell'inferno. Hic et nunc.
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