2024-07-21
«Smacco alla Nato? Ora aspettiamo Rutte»
Edmondo Cirielli (Imagoeconomica)
Il viceministro Edmondo Cirielli: «È una scelta fatta dal segretario uscente e quindi ha un valore politico limitato. Sulla guerra in Medioriente abbiamo un’attenzione maggiore rispetto all’Ucraina. Hamas esercita una dittatura e quello del 7 ottobre è stato un pogrom».L’inviato Nato per il Sud è uno spagnolo. Non la migliore delle notizie per l’Italia che si aspettava di vedere un italiano ricoprire quel ruolo. Per il viceministro degli Affari Esteri Edmondo Cirielli «ha il valore politico di una nomina fatta da una persona che lascia».«Avevamo legittimamente avanzato la nostra proposta. Il segretario della Nato Jens Stoltenberg che è un dimissionario ha fatto la sua valutazione che noi non condividiamo, ma allo stesso tempo non cambia la sostanza della lealtà a questa alleanza. Vedremo con la gestione di Mark Rutte quale sarà la linea». La nomina va considerata ad interim?«No, questo non è esattamente corretto, non è quello il tema. È chiaro però che è fatta da un segretario che sta per lasciare; quindi, ha il valore politico di una nomina fatta da una persona che lascia. Noi però non vogliamo polemizzare ulteriormente. L’Italia da sempre si è occupata del fianco Sud con maggiore impegno, inoltre rappresentiamo la potenza regionale più forte nel Mediterraneo sia sul piano economico che su quello militare. Era una battaglia che però era comune ai Paesi del fianco Sud. È stata una valutazione che noi non abbiamo condiviso e che accettiamo, nell’ambito della lealtà del nostro rapporto con l’Alleanza atlantica. D’altronde non sempre le decisioni possono andare nel verso auspicato quando si è in tanti Paesi».L’Italia aveva proposto dei nomi per il posto da commissario per il fianco Sud?«No, non li abbiamo fatti».Tutto sommato però il vertice Nato di Washington era andato bene. Il bilancio è positivo?«I nostri tre rappresentanti, la premier Giorgia Meloni, il vicepremier Antonio Tajani e il ministro della Difesa, Guidi Crosetto, mi sembra abbiano portato ben avanti le posizioni dell’Italia ma in genere dell’Occidente. È stata confermata la linea a difesa dell’Ucraina a difesa del diritto internazionale e anche della postura difensiva della Nato». C’è più attenzione sull’Ucraina che sul conflitto in Medioriente? «No, sono conflitti diversi. Uno attiene una questione annosa del mondo arabo. Lì noi difendiamo con forza di Israele ad esistere ma da sempre siamo per la soluzione due popoli due stati. Rimane il fatto che Israele si sia difesa da un’azione vergognosa contraria a ogni norma del diritto internazionale. Un vero pogrom commesso da Hamas che di fatto esercita una dittatura sulla striscia di Gaza e quindi legittimiamo l’intervento di Israele. Poi è chiaro che la densità abitativa, il fatto che non ci sia la possibilità di scappare da Gaza ha provocato sicuramente un numero di vittime inaccettabile sulle nostre coscienze ed ecco perché invitiamo sempre alla prudenza e auspichiamo che si arrivi ad un cessate il fuoco. L’Ucraina è una vicenda diversa, c’è l’aggressione illegittima e volta a cambiare le frontiere contro tutti i principi internazionali da parte della Russia a un Paese che pur non facendo parte della Nato era però già alleato, partner dell’Alleanza atlantica. Noi lì abbiamo il diritto e il dovere di difendere la libertà di quel popolo e quindi di difendere il diritto internazionale. Attenzione, perché se vogliamo da parte dell’Italia c’è un’attenzione maggiore verso il Medioriente perché è più vicino a noi, ma insomma, quando si tratta di difendere il diritto internazionale, l’Italia è da sempre, non solo con questo governo, in prima linea a difesa dei valori della Carta delle Nazioni unite». Secondo lei, la Nato in questi ultimi due anni, ha sbagliato qualcosa? «Onestamente penso che in questi due anni abbiamo fatto bene. Ci siamo comportati molto bene». Negli anni precedenti invece? C’è stato un disarmo vero e proprio di quasi tutti i Paesi appartenenti all’Alleanza atlantica. «Negli anni passati abbiamo avuto tutti dei comportamenti altalenanti che possono aver dato la sensazione soprattutto alle autocrazie che la Nato avesse abbassato la guardia. L’impressione che la Nato non fosse pronta a difendere la libertà, la democrazia e il diritto internazionale. È chiaro che si erano sbagliati. Forse avremmo potuto essere più assertivi in passato, magari sarebbe stato meglio». Per quanto riguarda l’obiettivo delle spese per la difesa fissato al 2% del Pil, dipende molto da come andrà in Europa. «È un obiettivo che tutti i governi precedenti hanno confermato e ribadito. Dal governo gialloverde a quello giallorosso. Tutte le larghe intese, insomma tutti hanno sempre confermato l’impegno del 2% imposto dalla Nato. L’incognita riguarda i tempi, perché dipende dalle risorse che abbiamo, dal debito pubblico, dal Pil, da molto fattori e circostanze. Noi ribadiamo l’impegno ma stiamo anche cercando di far capire a livello europeo che le spese militari e di sicurezza non dovrebbero rientrare nel patto di stabilità. Dipende anche dall’Europa». Stante le cose è un obiettivo che riusciremo a raggiungere?«Io sono convinto che noi siamo convincenti. Il governo Meloni in questi due anni ha convinto più volte la commissione europea che fosse necessario cambiare passo su questioni fondamentali come la questione dei migranti. Penso anche al dossier dell’Africa, al piano Mattei. Ma aggiungo anche sul fronte Nato anche l’inviato del Mediterraneo. L’Italia le sue grandi questioni le ha sapute mettere al centro dell’agenda sia dell’Unione europea sia di quella della Nato».