2021-09-29
Cingolani si umilia in ginocchio davanti a Greta
Ieri l'attivista è arrivata a Milano: il ministro per la Transizione ecologica è corso a fare gli onori di casa e si è promosso da solo. Ma lei sul palco ha sparato a zero: «Niente piano B. Dai leader solo bla bla bla...»Prima s'inginocchia per parlarle, con lei che lo guarda gelida dopo aver demolito pubblicamente «il blablabla green dei politici». Poi fa training autogeno con un portaborse e in un fuori onda si promuove: «Non c'è Greta che tenga». Se l'apparizione milanese di Greta Thunberg difficilmente salverà il pianeta dal surriscaldamento climatico, intanto ha surriscaldato la giornata al povero Roberto Cingolani, il ministro alla Transizione ecologica che ieri è apparso più fragile di una conifera sopra un'acciaieria. Una di quelle fabbriche che sputano fuoco e fumo giorno e notte. Perché la diciottenne svedese è così. Occhi furenti, slogan sempre pronti e un'audience mediatica così spettacolare e contagiosa, che mamma e papà Thunberg sembrano aver programmato in un laboratorio cinese.Prima delle parole, l'immagine del giorno è quella di Cingolani che parla a Greta in una stanzetta semibuia dell'ex Fiera di Milano. Il ministro cinquantanovenne, con lo zainetto da manager della Silicon Valley, è accovacciato, in equilibrio sulle ginocchia e con mascherina con il naso scoperto. E parla gesticolando come in tutto l'Occidente si aspettano che faccia un italiano. Non pago della mascherina messa in modo totalmente inutile, conciona a meno di mezzo metro dal viso di una ragazza notoriamente fragile fisicamente. Greta, seduta su due pallet di legno per l'ambientazione green chic dello Youth4climate di Milano, tiene le gambe storte per reggere la sua sacca di tela bianca e guarda il signor ministro con uno sguardo gelido, sghembo ma dritto al tempo stesso. La scena è come quella di un adulto che si china su un bambino per spiegargli qualcosa con garbo affettato, ma non riesce a convincerlo. Già, l'attivista svedese è un osso duro. Incontrarla, se non sei un leader carismatico con milioni di voti alle spalle, può dare ansia da prestazione. Figurarsi se sei un cooptato del «governo dei migliori». Farsi fotografare con Greta è un'arma a doppio taglio, come lo era avvicinarsi a Madre Teresa di Calcutta: un suo cenno di favore può lavare la coscienza più sporca del mondo, ma il suo fastidio può diventare una pubblicità negativa planetaria. Lei lo sa e ci ha giocato anche a Milano, dove ha tenuto un discorso durissimo di soli sette minuti, pronunciato con gli occhietti furbi e divertiti. Un discorso contro le parole vuote dei politici, che annunciano ogni giorno una data per l'addio al carbone o a qualche altra schifezza, ma poi finanziano inceneritori vecchia maniera e danno incentivi alle macchine diesel. Di fronte al sindaco Beppe Sala e a Cingolani, Greta ha spiegato a 400 ragazzi appositamente selezionati per l'impegno ecologico che «il cambiamento climatico non è solo una minaccia, ma soprattutto un'opportunità per creare un pianeta più verde e più sano». Ha ricordato che quando si parla di svolta ecologica «io penso ai posti di lavoro, ai lavori verdi, ecologici e quindi dobbiamo trovare una transizione senza traumi».Perfetto, si devono essere detti i politici in sala. Lo dicono sempre anche loro. E invece no, perché a questo punto parte l'attacco di Greta: «Non c'è il piano B, non c'è il piano bla bla bla. Qui non stiamo parlando semplicemente di un costoso e politicamente corretto green washing bla bla bla, green economy bla bla bla, net zero al 2050 bla bla bla». Per l'attivista svedese, «non si può andare avanti con il bla bla bla. È tutto quello che sentiamo dai nostri cosiddetti leader politici. Parole che sembrano bellissime ma per ora non hanno portato ad alcuna azione». Cingolani, la cui capacità di annunciare tempi e stanziamenti per ogni singola «transizione» ecologica ha ritmi quasi quotidiani, deglutisce come uno scolaro che teme di essere sgridato davanti a tutti. Sala, probabilmente, spera che Greta nel suo breve tragitto senza scorta dalla stazione non si sia guardata troppo intorno. Poi, visto che l'appuntamento è organizzato in vista del Cop26, la riunione delle Nazioni Unite sul clima prevista in Scozia per fine ottobre, la Thunberg emette già la personale sentenza a nome dei giovani del mondo: «Non mi aspetto molto dal vertice, tante chiacchiere come altri meeting». E la butta in politica così: «La crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi sociale della ineguaglianza, che viene dal colonialismo». Deve aver fatto il viaggio in treno da Francoforte tra Thomas Piketty e Diego Fusaro. Cingolani aveva aperto il convegno con il consueto invito che ogni potere rivolge ai contestatori accettati, in attesa di fagocitarli e omologarli: «Spero che oltre a protestare, cosa che è estremamente utile, ci aiuterete a identificare nuove soluzioni e visioni d'insieme, è questo quello che ci aspettiamo da voi». Poi, finita la comparsata al cospetto della Terribile Greta senza danni diretti, Cingolani se ne va e confida soddisfatto a uno del suo staff: «Non c'è Greta che tenga». I Migliori sono così, anche se non hanno detto loro che esistono i fuori onda.
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)
L’AIE cambia idea, niente picco di domanda. Tassonomia Ue, gas e nucleare restano. Stagione atlantica avara di uragani. La Germania chiede più quote di emissione. Cina in ritardo sul Net Zero. Maxi-diga in Etiopia.