Il marito di Silvia Salis, candidata sindaco della sinistra a Genova, ha diretto Luca Bizzarri buttando 1,8 milioni di contributi pubblici. La rivoluzionaria Madonna anti patriarcato del «Vangelo secondo Maria» con Alessandro Gassmann ha fatto fuggire gli spettatori.«La cultura va incentivata, altrimenti questo Paese diventa arido. Se fai un biopic su Adam Bodor incassi 1 euro, ma va fatto. Però serve anche autocritica: tra noi ci sono stati truffaldini che hanno girato film solo per prendere i soldi. Lo sappiamo tutti, è successo. Fermiamo chi truffa»: nel suo nuovo programma radiofonico su Rai Radio 2, La Pennicanza, Fiorello ha affrontato da par suo il tema del tax credit alle produzioni cinematografiche italiane. Centrando il punto: qualcosa, nell’ultimo decennio, non sta funzionando a dovere. I numeri che pubblichiamo quotidianamente (qui a sinistra c’è la sesta puntata di The flop) lo dimostrano. E quanto riportato ne Il sistema audiovisivo, il rapporto 2025 pubblicato da e-Media e Istituto Bruno Leoni, lo ribadisce: dal 2014 al 2023 la produzione di film realizzati in Italia è raddoppiata, passando da 201 a 402. Tra il 2019 e il 2023 sono state ben 1.354 le opere che hanno richiesto il tax credit, molte delle quali però non hanno raggiunto la sala. E così anche i fondi di sostegno sono lievitati, ma molto più del previsto: «Considerando i dati di consuntivo e, quindi, i 6 anni che vanno dal 2017 al 2022, la spesa è stata di 2.620 milioni, a fronte dei 1.998,8 milioni previsti (dai “piani di riparto”), con un “buco” nell’ordine di 631 milioni, corrispondenti ad una media annua di 105 milioni di euro», si legge nel rapporto.Le produzioni, è il sotteso di questi numeri, hanno gonfiato di tutto: compensi, cachet, collaborazioni. La mangiatoia di Stato ha fatto gola per anni visto che il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo è passato da una dotazione complessiva iniziale di 400 milioni di euro, a 640 milioni (con la legge di bilancio 2021), poi a 750 milioni (bilancio 2022) e a 700 milioni (nel 2024).Di questo Eldorado artistico ha approfittato enormemente Saverio Costanzo, ad esempio: per il suo Finalmente l’alba, uscito nelle sale nel 2023, non ha badato a spese, sfondando il tetto dei 25 milioni di euro di costi, 9,2 dei quali ripianati dallo Stato. E l’incasso? Non in linea con questi investimenti, visto che ha racimolato appena 415.000 euro. È andata meglio al botteghino (1,2 i milioni guadagnati) ad Enea, il film scritto e diretto da Pietro Castellitto, costato però la bellezza di 8,4 milioni di euro e ripianato da Pantalone con 3,1 milioni. Numeri simili anche per Adagio, film del 2023 di Stefano Sollima che vanta Pierfrancesco Favino, Toni Servillo e Valerio Mastrandrea nel cast. Per il capitolo finale della cosiddetta «trilogia della Roma criminale» (iniziata con Acab - All cops are bastards e proseguita con Suburra), Sollima ha speso ben 11,2 milioni, 4,1 dei quali ripianati da fondi pubblici e incassandone 1,1.Fausto Brizzi, sposato dal 14 novembre 2020 con il candidato a sindaco di Genova per la sinistra, Silvia Salis, ha tentato il remale di una pellicola del 1987, Da grande, allora interpretata da Renato Pozzetto. Nell’opera di Brizzi, intitolata senza molta fantasia Da grandi, Pozzetto non c’è ma ci sono Enrico Brignano, Ilenia Pastorelli, Luca Bizzarri (che nei giorni scorsi se l’è presa sui social perché La Verità ha sottolineato i film in cui ha recitato e che nessuno ha visto) e Paolo Kessisoglu. Quattro non fanno uno e Da grandi, costato quasi 5 milioni (1,8 dei quali finanziati dallo Stato), ha incassato 22.851 euro. Altro che fiasco, è una damigiana. Un altro regista che al cinema, negli ultimi anni, proprio non funziona è Luca Barbareschi: il suo The penitent, costato 5,4 milioni e spalleggiato dal ministero per 1,9, ha incassato al botteghino appena 110.000 euro. Cattiva coscienza, di Davide Minnella, ha incassato 189.000 euro a fronte di 3,5 milioni di spesa e 1,2 milioni di aiuti dal pubblico. Oltre alla coscienza, c’è di cattivo anche il risultato per la pellicola che vede, nel cast, Matilde Gioli, Caterina Guzzanti, Francesco Scianna e Drusilla Foer (l’alter ego di Gianluca Gori). Here after - L’aldilà è un altro bel buco nero. Uscito a luglio 2024, il film diretto da Robert Salerno è costato la bellezza di 7,1 milioni, 2,6 arrivati da papà-Stato. Ma l’unica cosa davvero da Aldilà è stato il botteghino: i biglietti venduti hanno totalizzato 37.800 euro di incasso.Chiudiamo con un classico dell’italica produzione: il film biblico: Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann, diretti da Paolo Zucca sono i protagonisti del Vangelo secondo Maria. Il sito cinematografo.it lo inquadra così: «Dal romanzo femminista di Barbara Alberti, un film piccolo e sentito che risponde alla millenaria necessità di riempire i vuoti della narrazione evangelica e di approfondire una figura lungamente fatta oggetto di manipolazioni patriarcali». Da Roma sono arrivati 1,6 milioni, quasi la metà dei 3,9 spesi per girarlo in Sardegna. Ma al botteghino è stato un abisso: 331.000 raccolti e tanti saluti al patriarcato. Domani la penultima puntata. Occhio all’arcobaleno.
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Il presidente della Repubblica ricorda Willy Monteiro Duarte e tra le righe manda un messaggio ai progressisti esagitati: datevi una regolata. Ma non ce la fanno: se a morire è un loro avversario, fioccano i distinguo e persino le giustificazioni.