2024-08-11
La Cina ricorre al Wto contro i dazi. Italia pronta a mediare con l’Europa
La sede del Wto a Ginevra (iStock)
Urso: «Utile trovare soluzioni negoziali». La strada geopolitica resta complicata.Andare allo scontro frontale con la Cina rischia di essere perdente. Il ricorso presentato da Pechino al Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, contro la decisione della Commissione europea di imporre dazi sulle vetture elettriche provenienti dal Paese asiatico, sta a dimostrare che il Paese del Dragone è un osso duro e non si lascia facilmente intimidire. Né intende mollare un mercato come quello europeo, ricco di prospettive commerciali. C’è poi il fattore Stati Uniti. Qualora Donald Trump dovesse andare di nuovo alla Casa Bianca, la sua politica estera è già tracciata tra dazi e autosufficienza energetica e mineraria. Sicché l’Europa rischia di assumere la posizione scomoda di un vaso di coccio tra due superpotenze. Infine c’è il fronte Green deal. La presidente Ursula von der Leyen ha ribadito che non intende deragliare dall’agenda della transizione ecologica. Questo impone ai Paesi Ue di attrezzarsi per il reperimento delle materie prime ma siccome le scadenze sono ravvicinate, nessuno può pensare che basti riaprire qualche miniera, ammesso che le comunità locali lo lascino fare, per smarcarsi dalla Cina. È uno scenario che il governo Meloni ha ben chiaro e che spiega la posizione di strategia diplomatica e di apertura al dialogo con Pechino, approfondita nella missione della premier Giorgia Meloni nel Paese asiatico, e portata avanti in modo operativo dal ministro del Made in Italy, Adolfo Urso. Un pragmatismo che potrebbe tornar comodo al governo nello scacchiere europeo, consentendogli di ritagliarsi il ruolo di mediatore con il Dragone. Peraltro ha un tempismo perfetto. L’azione di Palazzo Chigi cade in un momento di difficoltà della Francia con Macron nel pieno di una crisi politica e la Germania che si deve barcamenare tra la recessione economica e la sua industria di punta, l’automotive, che ha rallentato e avrebbe da perdere più di altri dalle possibili ritorsioni di Pechino contro le imposte doganali. In una intervista al Messaggero, il ministro Urso è stato esplicito: «Credo che sia utile trovare una soluzione negoziale, che ripristini le condizioni di parità», ha detto parlando del ricorso dei cinesi al Wto contro i dazi europei sulle loro auto elettriche. Pechino ha lanciato una sorta di ultimatum a Bruxelles chiedendole di «correggere immediatamente le sue pratiche sbagliate, poiché», continua, «si tratta di una violazione grave delle norme del Wto e compromette la cooperazione a livello globale nella lotta ai cambiamenti climatici». Sempre nel segno del pragmatismo, sono le trattative con Pechino per attrarre investimenti in Italia. Urso ha confermato che «alla fine del mese una delegazione tecnica andrà in Cina per incontrare altre case automobilistiche». In ballo quindi non c’è solo Dongfeng (un eventuale stabilimento in Italia, potrebbe diventare un hub europeo) il cui nome è circolato con insistenza nei giorni scorsi. A garanzia che qualsiasi accordo non compromettere l’industria nazionale della componentistica, Urso ha precisato che i rappresentanti di questo settore, sono sempre stati «presenti ad ogni incontro». Perché «sia chiaro», ha ribadito, «che chi vuole produrre in Italia deve farlo con le imprese e i lavoratori italiani: produrre e non assemblare».È evidente che i «tempi non sono stretti, non si fa tutto in un giorno o in un mese». Il dialogo con le case automobiliste cinesi, non vuol dire che c’è uno scontro con Stellantis, ha detto Urso, «ma la volontà di trovare una strada condivisa, anche con i sindacati e le Regioni e con le imprese della filiera, per aumentare i livelli produttivi». Non solo automotive. Siccome Bruxelles impone di andare avanti con l’agenda green e le rinnovabili sono un tassello indispensabile del processo di decarbonizzazione, non si può ignorare la leadership cinese nel settore. Il ministero del Made in Italy ha firmato un accordo con la MingYang Smart Energy, uno dei principali produttori al mondo di turbine eoliche e Renexia, società italiana attiva nelle rinnovabili, del gruppo Toto. L’obiettivo è sviluppare un comparto strategico come quello dell’eolico offshore galleggiante.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)