2025-11-02
Pechino fa la faccia buona sui chip
Xi Jinping pronto a esentare dal divieto di export verso l’Europa alcuni ordini di semiconduttori Nexperia. Una boccata d’ossigeno per la filiera dell’auto in grave crisi di forniture.La Cina fa un passo indietro. Il ministero del commercio cinese ha annunciato che sarebbe pronto ad esentare dal divieto di esportazione verso l’Europa alcuni ordini di chip di Nexperia. Un portavoce del dicastero ha detto che ci sarà «una attenta valutazione della situazione delle aziende e saranno concesse esenzioni alle esportazioni in base alle reali necessità». Il blocco era nato come reazione di Pechino alla decisione del governo olandese di commissariare Nexperia, azienda olandese leader mondiale nei semiconduttori con sede a Nijmegen, controllata dal colosso cinese Wingtech Technology, per proteggere la sicurezza nazionale (questa la motivazione delle autorità dei Paesi Bassi). Nexperia produce tecnologie relativamente semplici come diodi, regolatori di tensione e transistor, che sono tuttavia cruciali, poiché le auto si affidano sempre più all'elettronica. Basti pensare che, in media, ci sono 500 chip Nexperia in un’auto tradizionale, se si guarda ai numeri della produzione Ue. I semiconduttori salgono poi a 1.000 se si tratta di un’auto elettrica. I chip oltre che nei veicoli si trovano in un’ampia gamma di componenti industriali, nonché in dispositivi elettronici di consumo ed elettrodomestici come i frigoriferi. Nexperia li produce in Europa prima di inviarli in Cina per la finitura e poi riesportati ai clienti europei.Probabilmente nessuno si aspettava una contromisura così muscolare da parte di Pechino, o forse il governo olandese ha agito in modo impulsivo senza valutare le conseguenze, fatto sta che nel giro di poche settimane la filiera del settore auto è andata in carenza di scorte di chip al punto da rischiare il blocco della produzione. Acea, l’associazione dei produttori di auto europei ha posto il problema a Bruxelles chiedendo di intervenire presso le istituzioni cinesi e ricordando che l’automotive «non può permettersi mesi di blocco prima che vengano attivate fonti alternative di approvvigionamento». Altri fornitori ci sono ma creare un network di canali di approvvigionamento richiede tempo.In Italia il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha parlato di una vera e propria «emergenza» per il comparto e nel corso di una missione a Bruxelles ha detto che «occorre un Chips Act 2, per garantire l’autonomia strategica europea e la salvaguardia delle nostre filiere produttive». Sull’ammorbidimento dei cinesi ha influito l’accordo raggiunto nell’incontro in Corea del Sud, tra il presidente americano, Donald Trump e l’omologo cinese, Xi Jingping, per una ripresa dei flussi commerciali. Al momento c’è solo una stretta di mani ma dovrebbe arrivare a breve il testo dell’intesa. Anche Bruxelles si è attivata con il commissario al commercio, Maros Sefcovic, che ha avuto contatti con i funzionari cinesi mentre la vice presidente della Commissione europea Henna Virkkunen ha incontrato i rappresentanti di Nexperia. Al tempo stesso Virkunnen lavora per rafforzare «la resilienza della nostra catena di approvvigionamento», valutando le criticità dell’industria e garantendo l’accumulo di scorte. La ripresa del flusso di microchip quali diodi e transistor, prodotti negli stabilimenti di Nexperia consente alle case automobilistiche di mantenere il programma di produzione evitando interruzioni costose. Sebbene l’emergenza sia da considerarsi rientrata, l’industria automotive e Bruxelles sono diventati consapevoli della loro vulnerabilità strategica. Questo potrebbe tradursi in una maggiore spinta a localizzare la produzione di questi semiconduttori all’interno dell’Europa per ridurre la dipendenza dalla Cina. Ma c’è un altro aspetto da considerare. La crisi ha evidenziato che la sicurezza della catena di fornitura non dipende solo dai chip più avanzati che sono al centro della disputa tra Cina e Stati Uniti ma anche da chip semplici e a basso costo come quelli prodotti da Nexperia.
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