2022-08-15
«Cifre illogiche, serve indagare sui decessi»
L’infettivologo del San Martino di Genova Matteo Bassetti: «Il conteggio di chi ha perso la vita per il Coronavirus segna troppe persone. O qualcosa non ha funzionato nell’affrontare il virus, come sull’uso degli antivirali, o le dipartite non sono causate direttamente dal Sars-CoV».«Vedere nell’agosto del 2022, 150, 200 persone che muoiono ogni giorno di Covid stride con la mia percezione del fenomeno, per questo che ho chiesto una commissione di inchiesta». Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del San Martino di Genova, chiede di far luce sui decessi Covid.Cosa state vedendo adesso?«Tante persone con il tampone positivo che entrano in ospedale per varie ragioni. Chi per un ictus, chi per un infarto, chi per una frattura... Hanno le complicanze della loro malattia di base e hanno anche, appunto, il tampone positivo. Poi, purtroppo, possono andare incontro al decesso».Professore, dove sta la verità allora?«Se fossero da Covid, i morti che abbiamo sono troppi. O qualcosa non ha funzionato nell’affrontare il virus, come sull’uso degli antivirali, o i decessi sono per cause diverse dal Covid».Una commissione d’inchiesta aiuterebbe a fare chiarezza.«Medici e ricercatori le fanno abitualmente per capire la diretta causa delle morti».Per i casi Covid come dovrebbe essere organizzata?«Basterebbe prendere 100 o 200 cartelle di malati, morti per Covid, da ognuno dei grandi ospedali italiani, chiedere ai medici la storia clinica di questi pazienti e stabilire quanti erano realmente legati al Covid e quanti legati alle loro cause di base. Così avremmo una proporzione attendibile. Non mi pare una cosa negazionista».In che senso non negazionista?«Perché io non sto dicendo che questo avveniva nel 2020, o nel 2021. Sto dicendo che non tornano i numeri dell’agosto del 2022 con una popolazione per il 90% vaccinata e per la restante percentuale coperta dall’immunità naturale».Ma allora professore perché ancora oggi muoiono tutte queste persone?«Non lo so. Sono due anni che mi batto su questa cosa dei decessi Covid o non Covid. Fare chiarezza potrebbero dare ulteriore vigore ai vaccini. Oggi la gente va poco a fare la quarta dose perché si chiede perché farsi la quarta dose se oggi muoiono 200 persone al giorno di cui magari 180 erano vaccinate con tripla dose. Il bollettino odierno finisce per danneggiare la campagna vaccinale». Toglierebbe il bollettino giornaliero? «Ma certo! Dopo 28 mesi, diamo un bollettino identico a quello che davamo nel marzo 2020? Oggi è tutto diverso. Un conto è dire che sono entrate oggi in rianimazione 500 persone con l’insufficienza respiratoria legata alla presenza del Coronavirus e con una radiografia che dimostri una polmonite, un altro conto è dire che sono entrate in ospedale 500 persone a cui ho fatto il tampone mentre erano in pronto soccorso e sono risultate positive ma sono, magari, asintomatiche. Diamo una fotografia che è completamente sbagliata».Professore, stiamo raccontando ai cittadini una realtà diversa da quella reale? «È evidente che se uno guarda i numeri del 2020, 2021 e 2022 sembrerebbe che nel 2022 le cose vadano peggio. Credo che si potrebbe evitare il bollettino ma se proprio non se ne vuole fare a meno, almeno che sia settimanale. Purtroppo probabilmente molti di quelli che leggono questi numeri non hanno mai visto un malato. Non sanno la differenza che c’è tra un paziente che entra con la polmonite e uno che entra con il tampone positivo asintomatico».Possibile che ci sia tutta questa confusione dopo tre anni di pandemia? «Se noi virologi fossimo stati ascoltati di più forse le cose sarebbero andate meglio. Feci una battaglia a suo tempo perché all’interno del Cts della prima ora non c’era un infettivologo. Anomalie italiche che mi auguro che nel futuro possano essere cambiate».Rimane il fatto che oggi i numeri sono alti. Concorda con quello che ha detto due settimane fa la professoressa Gismondo a La Verità? Questi dati servono a tenere alta la paura dei cittadini? «Sicuramente c’è un disegno. Quello di tenere alta l’attenzione su questo fenomeno. C’è la paura che a settembre, ottobre possano moltiplicarsi di nuovo i contagi e lo penso anche io questo perché è fisiologico. Le scuole, le metropolitane, gli uffici…però attenzione, perché non è più tempo di mandare solo messaggi di terrore. Lo vogliamo dire che l’Italia è tra i Paesi con più vaccinati in assoluto? È giusto dire che grazie alle precauzioni e alle regole che gli italiani hanno rispettato, perché le hanno rispettate, oggi la situazione è diversa da quella di tre anni fa. Quindi io credo che il messaggio del continuo terrore, del continuo bollettino non sia del tutto corretto».Come dovremmo comportarsi da ora in avanti? «Sicuramente i fragili devono continuare le vaccinazioni, ma dobbiamo anche iniziare a convivere con questo virus».Quindi a settembre secondo lei sarà tutto diverso? «Dovrebbe, ma solo leggere il documento con le direttive Covid per le scuole mi fa pensare che non sarà così. I nostri ragazzi inizieranno il 13 di settembre senza le mascherine, il 20 le avranno di nuovo, dal momento che ancora una volta le regole dipendono dal numero dei contagi. Io mi auguro che non vada così, ma ho forti dubbi che ci sarà una svolta».È davvero pronto a fare il ministro della Salute? «Se mi chiedessero di dare una mano con un ruolo al ministero, sarei orgoglioso e contento di farlo. Sicuramente penso che in un momento come questo serva un tecnico alla sanità di questo Paese».Se diventasse ministro della Salute quali sarebbero le prime tre cose che farebbe? «La prima cosa che farei sarebbe sfruttare meglio i 18 miliardi del Pnrr che sono stati usati male. Dovremmo lavorare anche sulle risorse umane. I nostri medici e infermieri sono i più sottopagati d’Europa. La seconda cosa da fare è avere un atteggiamento diverso nei confronti del Covid. Convivenza con questo virus. Cambiare regole assurde come quelle della quarantena e delle mascherine. Dobbiamo sburocratizzare il Covid. Il terzo punto è avvicinare di più le regioni al ministero. Si dovrebbe dialogare maggiormente per essere coordinati e non in contrapposizione».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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