2020-03-30
Ci rinchiudono fino all’estate, ma senza dirlo
Giuseppi ormai ha zero credibilità: per comunicare alla popolazione l'estensione della quarantena, fa filtrare la notizia sui media. A fermare la nazione, però, serve qualcosa più dei pareri di politici e virologi che sul Covid-19 cambiano versione una volta al mese. Attraverso il Corriere della Sera, quotidiano che utilizza abitualmente per i suoi ballon d'essai, il governo ci ha fatto sapere ieri che gli arresti domiciliari per 60 milioni di italiani non verranno prorogati solo per 15 giorni, come già si vociferava, ma, forse con qualche attenuazione qua e là, si arriverà a estate inoltrata. Il messaggio è accompagnato, stavolta su tutti i giornali e le tv, dal coro di virologi e infettivologi che ripete ossessivamente come stare in casa sia l'unica difesa dal terribile morbo che attualmente ha colpito poco più dello 0,1% della popolazione italiana (non sto minimizzando, so perfettamente quale sia l'impatto delle complicazioni da coronavirus sulle strutture sanitarie e quanti lutti stia portando: però è giusto ricordare che anche prima dell'arrivo del Covid-19 nel nostro Paese morivano 54.000 persone al mese, 1.800 al giorno).Il problema è che gli scienziati che ci confinano dentro quattro mura sono gli stessi che ci dicevano che il pericolo era pressoché inesistente. Gli stessi che assicuravano che le mascherine sono una protezione inutile mentre non è affatto vero e basta guardare come siano clamorosamente diverse le curve dei contagi tra Oriente (Cina, ma anche Corea, Giappone, Singapore, Hong Kong), dove tutti le portano, e mondo occidentale. Gli stessi che ci hanno ripetuto per settimane (Organizzazione mondiale della sanità in testa) che fare tamponi a tappeto non serviva a una mazza, salvo poi fare inversione a U e starnazzare: «Test, test, test».Il problema ancora più grande è che i governanti che devono trasformare le invocazioni degli «esperti» in disposizioni, in due mesi ci hanno detto tutto e il suo contrario. E, soprattutto, non hanno fatto nulla per settimane, per poi mettersi a rincorrere affannosamente il virus. Restando sempre parecchi passi indietro, peraltro.Ma se il guru Roberto Burioni aveva torto quando diceva, in febbraio, che in Italia è più facile essere colpiti da un fulmine o da un meteorite che dal coronavirus, perché dovrebbe avere ragione in marzo ad assicurarci che se non restiamo tappati in casa sarà una catastrofe? E che cosa pensare della sua avversaria, la dottoressa Maria Rita Gismondo, la quale prima ha liquidato l'intera faccenda come «pazzia per qualcosa che è poco più che un'influenza»; poi ha visto bene di smussare e precisare in modo da poter accedere da ospite fissa nei parterre televisivi e infine si è vista attribuire una rubrica giornaliera sul Fatto Quotidiano, il giornale più governativo d'Italia?Ma quale credibilità ha il ministro della Salute, Roberto Speranza, che dopo aver chiuso i voli diretti dalla Cina (nella beata ignoranza che da qualche decennio esistono gli scali intermedi), poi ha ingaggiato Michele Mirabella per renderci edotti, dal sito ufficiale del ministero, che «è molto difficile essere contagiati» e infine ha sposato il catastrofismo e manda, aiutato dalla faccia patibolare, messaggi terroristici ogni altro giorno?E i due partiti di maggioranza (Pd e M5s), che in modo vergognoso hanno aggredito chi chiedeva più controlli sugli arrivi dalla Cina, che titolo hanno (a distanza di un mese, non di un anno!) per dirmi che cosa posso e che cosa non posso fare?Se anche sindaci e governatori, così come molti rappresentanti delle opposizioni, hanno sbandato di qua e di là per giorni e giorni, perché dovrei fidarmi di loro adesso? Come faccio, vedendo tanti «sceriffi» in giro, a togliermi il sospetto che stiano solo facendo campagna elettorale sulla pelle di gente che ha grandissime, oggettive difficoltà a ottemperare alle misure che loro stabiliscono dall'alto dei loro attici o dall'ombra dei loro giardini? Come credere che stiano devastando vite ed economie per il nostro bene?E poi c'è lui, l'ineffabile. Quello che la faccia se l'era già giocata a fine estate, prestandosi al ribaltone che aveva escluso una manciata di giorni prima, ma che in questa emergenza ha dato il peggio di sé. Quello che ha passato gennaio a capeggiare le schiere degli scettici. Quello che l'1 febbraio, di punto in bianco, ha decretato lo stato d'emergenza, senza però curarsi minimamente che venissero di conseguenza acquistati respiratori, mascherine e tamponi, né che venissero approntati posti di terapia intensiva aggiuntivi. Quello che si pavoneggiava nel salotto di madame Gruber: «Siamo prontissimi, abbiamo adottato tutti i protocolli di prevenzione possibili e immaginabili». No, dico: «possibili e immaginabili». Quello che «tutto il mondo guarda a quello che sta facendo l'Italia» (sì, per non toglierci il record dei morti). Quello dei decreti a raffica, sempre in ritardo, sempre tentennante tra zone rosse, arancioni, gialle, grigie. Quello delle fughe di notizie. Quello che è colpa dei medici, anzi dei presidenti di Regione, anzi dei giornalisti. Quello che vogliamo il Fondo europeo salvastati, anzi no. Insomma, avete capito: Giuseppi, il premier per caso.Ecco, se devo restare prigioniero in casa fino all'estate e magari oltre, se volete che obbedisca a questa inaudita violazione della mia libertà, pretendo che me lo ordini qualcun altro. Qualcuno di cui mi possa fidare. O almeno qualcuno che non abbia già platealmente tradito la mia fiducia.