2021-12-18
Ci hanno costretti a una lotta di bio classe
(Francesca Volpi/Getty Images)
L’ultima deriva del delirio sanitario in atto è la divisione per caste in base alle inoculazioni. In cima alla piramide gli eletti trivaccinati. A scendere chi ha ricevuto due dosi ma non oltre 5 mesi, perché altrimenti è un ritardatario e rischia di essere additato come i no vax. Se fosse una serie tv si intitolerebbe «Solo due dosi» is the new no vax. Purtroppo, però, non si tratta di uno spettacolo televisivo ma di una aberrante realtà che va disegnandosi sotto i nostri occhi, ponendo le fondamenta di una nuova forma di guerra civile a bassa intensità: la lotta di bioclasse. Le prime avvisaglie del mutamento in corso le ha fornite l’altro giorno, su La7, l’epidemiologa Stefania Salmaso. Esaminando i dati forniti dall’Istituto superiore di sanità su ricoveri e decessi da Covid, l’esperta si è soffermata per qualche momento sui numeri delle terapie intensive. Le era stato fatto notare che in rianimazione, tra il 22 ottobre e il 21 novembre, sono finiti 373 pazienti con almeno una dose di vaccino, ma la dottoressa ha insistito a prendere in considerazione soltanto i vaccinati con due dosi, di fatto avallando l’idea che gli inoculati con una dose sola non siano da considerare protetti. Nel corso della trasmissione, poi, sono state compiute ulteriori distinzioni tra gli stessi i vaccinati con due dosi: da un lato quelli inoculati da meno di 5 mesi; dall’altro quelli che la puntura se la sono fatta fare da più tempo.Già questo basterebbe a comprendere la direzione in cui ci si sta muovendo. La separazione tra bioclassi è stabilita perfino dall’Istituto superiore di sanità, che nelle tabelle ufficiali provvede a suddividere gli italiani: «Non vaccinati»; «Vaccinati con ciclo incompleto»; «Vaccinati con ciclo completo entro 5 mesi»; «Vaccinati con ciclo completo da più di 5 mesi»; «Vaccinati con ciclo completo più dose aggiuntiva/Booster». Ecco: questi sono esattamente i gradini che compongono la piramide della discriminazione. In cima ci sono coloro che hanno ricevuto la terza dose, alla base invece i temibili non vaccinati.Dal punto di vista scientifico, è normale che i dati vengano elaborati secondo parametri molto specifici, anzi è un problema quando ciò non avviene. Sul piano mediatico e soprattutto politico, tuttavia, ciò dà vita a un fenomeno spaventoso. Più si scende dalla cima della piramide verso la base, più aumenta la pericolosità potenziale attribuita ai componenti della bioclasse vaccinale. Tradotto, significa che abbiamo una sorta di «scala degli untori»: più stai in basso, più ti guardano male, ti insultano e ti segregano.Sul fondo, si diceva, ci sono ovviamente i no vax. Attenzione, però. Da quando è disponibile l’iniezione per i bambini tra 5 e 11 anni, il recinto dei reietti è stato allargato: adesso comprende anche i piccini. Lo testimonia perfettamente il titolo del Mattino di ieri: «Covid, tra bambini e no vax 12 milioni “alleati” del virus». Leggere frasi del genere fa accapponare la pelle: persone che esercitano un diritto, che si fanno tamponi in continuazione e che non possono di fatto circolare liberamente vengono accusate di essere alleate del Covid. E lo stesso accade agli infanti, dipinti come complici della malattia. «C’è ancora una massa che favorisce i contagi», insiste il quotidiano napoletano in prima pagina. In realtà, come da giorni spiegano esperti da tutto il mondo, a diffondere il virus sono anche e forse soprattutto i vaccinati, ma agli illustri colleghi non importa: preferiscono accanirsi sulla base della piramide discriminatoria.Se saliamo appena di un gradino, la situazione non migliora molto. Chi si è fatto soltanto una dose merita comunque un bel po’ di occhiatacce. Viene considerato, nella migliore delle ipotesi, un «ritardatario», uno che doveva svegliarsi prima, uno che - fino a ieri - è stato complice e poi ha deciso all’ultimo di convertirsi. Insomma, una sorta di vigliacco che ha fatto andare avanti gli altri al posto suo. Inoltre, come ha suggerito la Salmaso, questi monoinoculati restano dei vaccinati di serie B, né carne né pesce.Le novità più agghiaccianti, tuttavia, arrivano quando si comincia a entrare nella Terra delle Seconde dosi. Fino a qualche tempo fa, il binoculato godeva di uno status di privilegio: era l’eletto a cui veniva consentito di pasteggiare al ristorante, salire sui mezzi pubblici, praticare sport e lavorare senza patemi. Poi la situazione è cambiata: sic transit gloria seri. All’improvviso, la classe dei doppiamente vaccinati è stata spezzata a metà. Chi ha offerto il braccio meno di 5 mesi fa è ancora (per poco) nel novero degli illuminati. Gli altri, invece, sono drammaticamente decaduti. Vale la pena, a tal proposito, di citare una notizia diffusa ieri dalla Tgr Rai: «Oltre 3 ricoveri su 4 (76%) in area medica e 7 su 10 in terapia intensiva si sarebbero evitati se le persone vaccinate da più di 5 mesi avessero fatto la terza dose di vaccino anti covid. Lo sostiene il report settimanale dell’Università cattolica». Eccovi serviti: chi prima si riteneva immune, salvo e sicuro, d’un colpo si ritrova a sua volta untore. Ha tardato a fare la terza dose, e perché lo abbia fatto non importa: ciò che conta è che abbia provocato nuovi ricoveri anche gravi, contribuendo a intasare gli ospedali. Vi credevate assolti e invece siete tutti coinvolti.Il binoculato, specie se anziano, è divenuto quasi uguale al monoinoculato ed entrambi sono a un soffio dall’essere identici ai no vax. Tanto che, alla prova della realtà, vanno praticamente trattati alla stessa maniera. Lo spiega chiaramente Fabio Ciciliano del Cts: «Se nipoti e nonni saranno vaccinati, potranno festeggiare sotto l’albero, e ancor di più a fine anno, seduti allo stesso tavolo». Ciciliano fornisce un esaustivo manuale di applicazione della piramide discriminatoria. I non vaccinati vanno semplicemente evitati: «Io so tra i miei amici chi è vaccinato e chi no. Proprio per tutelarli, farò gli auguri per telefono a chi non lo è». Stesso trattamento per i bambini, se non inoculati: «Ho molto fiducia nella campagna di profilassi per bambini e ragazzi della fascia 5-11 anni, che senza immunità rischiavano di mettere in pericolo sé stessi e la famiglia», chiarisce il luminare. Salvi per un soffio i neonati: «Per i più piccini, ora esclusi dalla vaccinazione, bisognerà essere ancora più attenti, anche a casa, senza esagerare».Per farla breve, si ottiene il diritto a un Natale (quasi) normale solo in presenza di vaccinati con terza dose, vaccinati con due dosi (da meno di 5 mesi) e bambini vaccinati. Già con un piccino non vaccinato comincia a salire l’ansia, figuriamoci se poi c’è pure un nonno con sole due dosi… In quel caso, niente abbracci, al massimo telefonate: gli appartenenti a bioclassi diverse non devono avere contatti. Non a caso c’è pure chi (tra gli altri Enzo Rasi, consulente del generale Figliuolo) vorrebbe ridurre la durata del green pass a chi non ha ricevuto la terza puntura, giusto per star sicuri che non avvengano odiose mescolanze.Questa è la linea: il vertice della piramide ha diritto alla vita, gli altri meno. E chi non rispetta l’ordine delle caste è un «alleato del virus».
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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«Sono molto soddisfatta dell’approvazione all’unanimità in Parlamento del disegno di legge del governo che introduce il reato di femminicidio. È un segnale importante di coesione della politica contro la barbarie della violenza sulle donne. Aggiungiamo uno strumento in più a quelli che avevamo già previsto».
Lo afferma in un video il premier Giorgia Meloni, commentando il via libera definitivo alla Camera del ddl sui femminicidi.
Il presidente del Consiglio ricorda poi gli altri interventi, che vanno dal «rafforzamento del Codice Rosso» al raddoppio delle risorse «per i centri antiviolenza e per le case rifugio».
«Sono passi concreti che ovviamente non bastano, ma dobbiamo continuare a fare ogni giorno di più per difendere la libertà e la dignità di ogni donna».