2020-03-30
«Ci danno le briciole. A rischio trasporti e la raccolta rifiuti»
Il primo cittadino di Venezia, Luigi Brugnaro: «Ingiusto chiedere soldi alle ditte chiuse, ma lo Stato ci deve risarcire. Quattro richieste a Conte».«I 4 miliardi sbandierati, come tutti i sindaci sanno benissimo, non sono risorse nuove per i Comuni. Sono utili come cassa ma inutili per le vere necessità. Servono cassa in deroga per alcune filiere, come quella turistica, per almeno un anno. Ma soprattutto una grande iniezione di liquidità alle imprese private e pubbliche per ripartire, ritrovare competitività , mantenendo i livelli occupazionali». Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, si sfoga. E anticipa alla Verità un piano d'interventi in 4 punti che presenterà al governo.Vi sentite dimenticati dal governo?«È così. Va bene concentrarsi sull'emergenza sanitaria ma nel frattempo si adottino misure per il “dopoguerra", perché questa è una guerra. E il peso della gestione economica è stato scaricato sui Comuni che devono continuare a far fronte ai servizi essenziali erogati anche dalle partecipate, come trasporti e raccolta dei rifiuti, in un'emergenza in cui le entrate fiscali languono. Siamo a rischio come le aziende private». Eppure è stata estesa la cassa integrazione in deroga.«Nei trasporti le 9 settimane non bastano. L'ammortizzatore sociale va prolungato per un anno. Tutto il 2020 è condizionato in modo pesante. La filiera turistica è in ginocchio, il reddito degli operatori del settore si è ridotto a zero. Come possono bastare 600 euro per le partite Iva? Questo vale per Venezia e per tutti i Comuni. Per questo abbiamo stilato un elenco di richieste al governo».Lei parla al plurale. È un documento condiviso con altri sindaci?«Nasce da un dialogo costante con le imprese e altri primi cittadini».Che cosa chiedete a Conte?«La priorità numero 1 è a costo zero perché è una manovra contabile. Chiediamo che i Comuni, per il 2020, possano accertare il totale dell'anno precedente. Siccome non sappiamo quanti avranno i soldi per pagare l'imposta quest'anno, bisognerebbe consentire al Comune di accertare, in fase di bilancio, la stessa cifra dell'anno scorso. L'incertezza su quanto incasseremo rende problematici tutti i conti».In secondo luogo?«Soldi. Chiediamo una iniezione di liquidità». Di che cifre stiamo parlando, e con quale strumento?«La Cassa depositi e prestiti sia autorizzata ad anticipare liquidità ai Comuni fino a tre dodicesimi delle entrate accertate nel 2018. Qui il calcolo si fa sull'anno prima. Il costo degli interessi sia a carico dello Stato. Non possiamo permetterci di chiedere prestiti alle banche».Si è dimenticato la Tari, dalla quale avrete poco gettito a fronte del blocco delle attività.«È al punto 3. Chiediamo che la tassa sui rifiuti non sia dovuta per le attività economiche produttive che hanno chiuso. Chiediamo un provvedimento legislativo che autorizzi lo Stato a rimborsare ai Comuni la quota di Tari non versata dalle attività chiuse. I Comuni non possono fare a meno di quel gettito, il servizio della raccolta rifiuti deve continuare con efficienza».Il quarto punto che cosa prevede?«Il trasporto pubblico locale. Il problema sanitario ci ha costretti a ridurre la frequenza delle corse in tutte le sue forme, compresi i vaporetti. Ma il Comune ha contratti di servizio per le strutture della mobilità. Le spese continuano a correre. Ci vorranno mesi prima che il turismo torni ai flussi consueti. Abbiamo messo 1.500 persone in cassa integrazione. Noi siamo convinti che governo ha sottostimato il costo della cassa in deroga». Vuol dire che gli ammortizzatori sociali hanno bisogno di maggiori risorse?«Sicuramente. Nel decreto che stanzia 25 miliardi, solo 5 miliardi vanno a copertura della cassa integrazione. Secondo i nostri calcoli, per questa voce occorre almeno il doppio di risorse. Servono almeno 10 miliardi per far fronte a 9 settimane di cassa integrazione in deroga. Come abbiamo stimato, a causa del blocco, sono rimasti a casa 10 milioni di persone. Calcolando 1.000 euro ciascuno per la cassa integrazione, ecco i 10 miliardi. Siamo molto preoccupati per questa sottovalutazione: in settori come il turismo la cassa potrebbe durare fino all'anno prossimo. E l'azzeramento del turismo non interessa solo Venezia».Avete una stima del mancato gettito tributario per questo periodo di sospensione delle attività?«Quest'anno mancheranno circa 80 milioni di euro da entrate importanti. Solo l'imposta di soggiorno vale 30 milioni. Per fronteggiare questa situazione è necessario un dialogo costante con il governo. Va creato un “gabinetto del dopoguerra" che comprenda tutti i sindaci metropolitani. Serve innanzitutto una iniezione di liquidità alle imprese per impedire svendite a speculatori. Quindi un piano di rilancio delle infrastrutture. Il Mose va ultimato, altrimenti a ottobre siamo di nuovo alle prese con l'acqua alta».Una manovra economica di che entità?«Ci vogliono almeno 500 miliardi per far ripartire il Paese. Dobbiamo farci sentire in Europa per attuare un nuovo Piano Marshall. Serve un'Europa solidale, lo dico da europeista, altrimenti così l'Ue è finita».