2022-12-02
Chiesto rinvio a giudizio per Agnelli e anche l’Uefa ha aperto un fascicolo
Oltre all’ex presidente, la Procura procede verso altri 11 manager e il club stesso, per responsabilità amministrativa. Il gip non esclude «buona fede» sulle plusvalenze, ma gli stipendi differiti sono una grana. Ora un Agnelli rischia davvero di finire in tribunale a processo. Ieri i magistrati della Procura di Torino hanno trasmesso al gip la richiesta di rinvio a giudizio per 12 persone fisiche (più la società Juventus imputata per responsabilità amministrativa) nel procedimento sui bilanci del club bianconero dal 2019 al 2021. Tra gli indagati, spiccano i nomi di Andrea Agnelli, da lunedì ex presidente del club degli Agnelli Elkann, dell’ex vicepresidente Pavel Nedved e dei due ex amministratori delegati Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene. Intanto si fa strada il ritorno di Alex Del Piero come vicepresidente: operazione d’immagine e identitaria, certo, ma non banale perché a fine carriera Del Piero fu in qualche modo epurato proprio da Andrea Agnelli. La notizia delle richieste di rinvio a giudizio era decisamente nell’aria, dopo le dimissioni choc del cda bianconero andate in scena lunedì sera. Da segnalare che sono state stralciate le posizioni dei tre componenti del collegio sindacale che, interrogati, hanno chiarito la loro posizione e per i quali verrà chiesta l’archiviazione. Le indagini erano state chiuse formalmente lo scorso 24 ottobre e riguardano plusvalenze sospette per 155 milioni nella compravendita di calciatori, perdite di esercizio inferiori a quelle reali e notizie false al mercato sulla ormai celeberrima «manovra stipendi» ai tempi del Covid-19. Ricordato che la Juventus è quotata alla Borsa di Milano, i reati per i quali i manager bianconeri rischiano il processo sono, a vario titolo, le false comunicazioni sociali, la manipolazione del mercato, le dichiarazioni fraudolente con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ostacolo alle autorità di vigilanza e l’aggiotaggio informativo. Per riassumere la posizione della Juventus, va ricordato che l’altro ieri ha pubblicato una nota in cui affermava: «Sulla base di un solido set di pareri di primari professionisti legali e contabili, il board di Juventus è pervenuto, con compattezza, alla conclusione unanime da parte dei nove consiglieri in carica alla data del 28 novembre 2022, che il trattamento contabile adottato nei bilanci contestati rientra tra quelli consentiti dagli applicabili principi contabili, e le contestazioni della Procura non paiono fondate».In quella sede, il club spiegava anche di aver preso atto delle osservazioni della Consob sulla «manovra stipendi» e di aver rivisto in modo prudenziale le stime, con opportune rettifiche, sui tre bilanci contestati. Tanto è vero che il 27 dicembre, l’assemblea della Juventus approverà un nuovo progetto di bilancio di esercizio e un nuovo bilancio consolidato al 30 giugno 2022. Proprio il gioco di prestigio sugli stipendi rischia di essere l’accusa più pesante, con risvolti clamorosi visto che coinvolge anche un campione del livello di Cristiano Ronaldo. Nel bilancio 2019-2020, la Juventus ha registrato un (presunto) risparmio da 90 milioni per via delle rinunce a quattro mensilità da parte della prima squadra, ovvero 23 atleti che vanno dal campione portoghese all’ultimo dei panchinari. Secondo i pm di Torino, però, il vero risparmio sarebbe stato di 22 milioni, visto che tre mensilità su quattro sarebbero state semplicemente differite con accordi sottobanco con Giorgio Chiellini e compagni. Non solo: mentre in Lega calcio furono depositati accordi condizionati alla permanenza nella Juve, gli inquirenti hanno trovato scritture private che regolavano il pagamento delle cifre anche in caso di addio. E qui, siamo al cuore di tutta la storia, perché ci sarebbero tre scritture private che ha in mano anche Ronaldo, con 19 milioni di euro da recuperare e mai contabilizzati. Qui, se le accuse fossero provate, saremmo di fronte a una faccenda che in un processo penale non si presenta benissimo, se non altro per il dolo evidente del meccanismo. Anche se i legali della Juventus fanno notare che si tratterebbe di una mera irregolarità contabile che alla fine, sul triennio, impatta per 8 milioni in meno: 40,5 milioni in più nel 2019-2020; 18,8 milioni in più nel 2020-2021; 51,4 milioni in meno nel 2021-2022. Se si parametra questa cifra finale al miliardo e mezzo fatturato dalla Juventus nei tre esercizi si ha indubbiamente un numero piccolo, ma le condotte penalmente rilevanti (e la figuraccia) rischiano di restare tali. Nelle carte dell’inchiesta c’è anche una mail pesante, per Agnelli, inviatagli dall’ex direttore finanziario Stefano Bertola, in cui si dice: «Riduzione stipendi e plusvalenze sono operazioni chiave per la messa in sicurezza». È del 18 novembre 2020. Pochi mesi dopo, arriva l’ispezione della Consob, che contesta la correttezza dei valori ufficiali di sei scambi di calciatori nel 2020 e di altri quattro nel 2021. Sono i famosi ispettori al lavoro sulle plusvalenze ai quali si riferiva un altro manager juventino, Stefano Cerrato, quando diceva al telefono (intercettato): «Tanto la Consob la supercazzoliamo». Non sembra sia andata esattamente così, per il momento, anche se va sempre ricordato che sulle plusvalenze i maneggi possono non essere facili da provare in giudizio, perché il valore di un calciatore, anche in prospettiva, non è mai un dato certo. Insomma, è altra faccenda rispetto alla «manovra stipendi», come ha ritenuto anche il gip di Torino, che non ha escluso «la buona fede» sulle plusvalenze. Le brutte notizie per la Signora non sono finite: la Uefa ha aperto - a seguito delle iniziative della Procura di Torino - un’inchiesta sulla Juventus per «potenziali violazioni dei regolamenti sulle licenze per club e sul fair play finanziario». Uno sviluppo che rischia di generare sanzioni sportive.
Carlo III e Donald Trump a Londra (Ansa)
Tyler Robinson dal carcere dello Utah (Ansa)