2022-08-28
Chi va a caccia di alberi trova dei tesori
Oltre agli appassionati di uccelli, esistono i ricercatori di piante rare e misteriose. Magari cresciute in mezzo alle macerie e capaci di raccontare una storia. Come il ginepro occidentale, simile al cipresso però dotato di un colore molto particolare.Gianfelice è un giovane e ottimista cercatore di stranezze botaniche. Appena ha un giorno di tempo o mezza giornata o anche soltanto due ore si mette in sella al suo scooter e se ne vola da qualche parte, alla ricerca di alberi e piante da fotografare, da misurare, da identificare. Non lo fa per carriera accademica, ha la terza media e un diploma di perito tecnico conseguita con il minimo dei voti, oltremodo in ritardo di due anni a causa della sua scarsa convinzione nel sistema educativo italiano. E dunque alla sua età lavora, lavora in una piccola azienda metalmeccanica della profonda provincia, spostandosi ancora in motorino come fosse un ragazzino, ma presto avrà finalmente da parte i danari che servono per un’auto, magari di seconda mano, tipo una Punto o una Panda, si vedrà. Com’è oggi la vita di un diciannovenne che se ne frega dei social, di Internet, non pretende di salvare il mondo e non è certamente destinato a un futuro radioso ed esemplare? Amici di paese, lavoro, la vita a casa coi suoi che oramai iniziano a invecchiare, e quindi rompono le scatole il doppio rispetto al dovuto, quantomeno secondo la sua opinione. I parenti e qualche storiella d’amore. Ama giocare con gli amici al campetto di calcio, c’è anche una squadretta locale che se la gioca in promozione ma lui è troppo scarso per poter contribuire. Dal lunedì al venerdì la vita si consuma in fabbrica: sveglia alle 6, colazione veloce, mezz’ora di viaggio e alle 7 si timbra. Muletto, sposta questo, sposta quello, arriva il carico nuovo, c’è da caricare quel Tir, vieni, vai, porta, solleva. Alle 12.30, ben 45 minuti di pausa per andare alla piccola mensa aziendale. Chiacchiere, scherzi e piatti pieni. Ogni giorno si sfondano di cibo e lui alla fine esce all’aria aperta col gusto del caffè in bocca e si fa una siga, per sopportare tutti i giorni questa vita qualche vizio te lo devi pur garantire, qualche dipendenza ti deve pur sostenere, o no? Altre tre ore di lavoro e si torna a casa prima delle cinque, tranne quei giorni in cui il capo ti chiede di restare per gli straordinari. In genere accetti, quattro soldi in più fanno comodo e dopo questi anni di Covid sempre meglio prendere quando ce n’è. Molte aziende come la nostra hanno chiuso in questo periodo, un po’ per la mancanza di commesse, ma anche per l’aumento vertiginoso del costo delle materie prime, senza parlare del costo dell’energia, una follia ma oramai non si può fare a meno. Carlo e i suoi fratelli, i proprietari, non fanno nemmeno le vacanze quest’anno, per dire… Così, ogni tanto Gianfelice parte e se ne va a vagare nelle campagne o nei giardini di qualche villa storica, nel parco di un castello, meglio se diroccato o abbandonato, a fotografare alberi e piante esotiche ma anche ruderi, segni di un mondo che cade a pezzi. Ama molto le macerie, la vegetazione selvatica che si riappropria di quel che l’uomo in passato ha sottratto per costruire i suoi paradisi artificiali! Proprio ieri, mentre rientrava da un giro veloce, ha notato con la coda dell’occhio un albero dal colore insolito. Si è fermato e si è messo a fissare il paesaggio che gli cresceva intorno. Stava lì, dritto, accanto a una casetta rosa, in cima a una collinetta tra filari nei vigneti. La luce lunga del tramonto iniziava a preannunciarsi e il tutto sì insomma, risultava assai poetico. Ovviamente ha cercato di capire se poteva andare. Abita qualcuno nella casa più vicina? Ci sono in giro cani che magari potrebbero lanciarsi felicemente sulle sue giovani chiappe? Vedeva uomini al lavoro, contadini, operai, muratori? Il paesaggio delle campagna è ancora abbastanza libero, sebbene non manchino le situazioni strane e le persone che non sai bene se siano pazze o soltanto stralunate, e magari si portano dietro un coltello da macellaio come in certi film horror americani. Gianfelice avrebbe piacere di ritornare a casa sano e salvo, se possibile…In giro non si vedeva nessuno. I filari erano già spogli, la vendemmia s’era consumata da un pezzo e i tralci avevano perduto le ultime foglie. Questa specie di piccolo oratorio rosa veneziano sembrava veramente calato dalla Luna, non c’entrava nulla col paesaggio che lo ospitava. Al piano terra una porta, al secondo piano una lunetta, in cima al tetto una croce. Si è avvicinato con quel timore che ti prende le ossa quando sai che stai entrando a casa di altri senza permesso. A sinistra c’era l’albero strano che avevo veduto, a destra un piccola quercia spoglia. La porta di legno, tutta graffiata e scorticata, era aperta, si entrava in un cubo di muri chiari e bucati, non c’era accesso al piano superiore. Chissà se un tempo era davvero stato un luogo di preghiera, magari una modesta cappella di famiglia… o di borgata… è riuscito e si è avvicinato all’albero che non sapeva decifrare. La chioma aveva un colore tra il ruggine e il verde scuro dei muschi, fitta, sembrava un cipresso ma molto diverso, nella foglia, e sui rami e a terra non ha trovato le pignette tonde che i botanici chiamano, se non ricordava male, galbuli. Erano sfere più piccole, blu scuro, quasi violette. La corteccia scanalata, grigio scuro, sì, ricordava quella del cipresso che siamo abituati a vedere nei cimiteri, ma la somiglianza terminava qui. La corteccia scendendo ondeggiava, e ogni tanto creava come degli spazi vuoti, cavi. Sul momento Gianfelice ha scattato le sue fotografie, ne ha misurato la circonferenza del tronco - 290 centimetri a petto d’uomo, ovvero a 130 centimetri da terra - e ne ha stimato l’altezza, forse 15 metri. O qualcosa di meno. Mentre era lì il cielo azzurro si è caricato di colore, e la facciata della chiesa diventava ancora più poetica, quasi un dipinto.Tornato a casa si è messo a scartabellare i libri che ha dedicati agli alberi. Due manuali riproducono le principali essenze, specie per specie, con fotografie e disegni colorati dei dettagli, quali foglie, andamento, frutti, semi, fiori e talora le cortecce. Cupressus o Juniperus? E quale tra le decine di varietà? Sembra facile. Non certo i falsi cipressi che costellano molti parchi e nemmeno i nostri ginepri mediterranei, le pigne sono troppo diverse. Allora trova una fotografia che assomiglia all’albero: viene indicato come ginepro occidentale, classificato Juniperus occidentalis. Provenienza: Stati Uniti d’America. Ma legge le caratteristiche del Juniperus virginiana e sembra la stessa pianta. Dunque? Mi sa che ci vorrebbe un esperto vero, non un cercatore di curiosità botaniche come il sottoscritto, si dice da solo, corrugando la fronte. Davvero quell’albero è discendente di un seme o di una pianta che ha superato l’oceano atlantico? Anche se la vediamo spesso in televisione da qui l’America sembra tanto lontana.
John Elkann (Getty Images)
Francois Bayrou (Getty Images)