
Nell'inchiesta di Fanpage viene citato Giancarlo Favoccia, espulso dal sindacato nel 2019, mai reintegrato dopo il ricorso, già indagato dalla procura di Roma per appropriazione indebita. Il suo successore Luca Malcotti ha di nuovo sporto querela contro di lui e il figlio: avrebbero fatto sparire 42.000 euro.
Da una settimana il sottosegretario all'Economia Claudio Durigon è finito al centro delle polemiche in seguito a un'inchiesta del quotidiano online Fanpage. Nel video trasmesso dalla testata si raccontano i rapporti della Lega con il sindacato Ugl. Ma a far scoppiare le proteste dei partiti, in particolare del Movimento 5 Stelle è stata una frase, una battuta rubata a Durigon con una telecamera nascosta. L'esponente della Lega, alla domanda sulle inchieste di Milano che riguardano i 3 commercialisti e il capannone della Lombardia Film Commission, dice «quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi» riferendosi a un non precisato generale della Guardia di Finanza. Nei giorni scorsi il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi, che a Milano indagano sulla Lega, hanno confermato «piena fiducia» nell'operato della Guardia di Finanza che ha dimostrato «professionalità», «rigore» e «tempestività» negli accertamenti condotti.
Ma da dove nasce l'inchiesta di Fanpage? Durigon ha già fatto partire diverse querele per il filmato uscito. E soprattutto, come può raccontare la Verità, la frase incriminata, rubata a Durigon tramite telecamera nascosta, non sarebbe stata raccolta da un giornalista. Bensì da un ex funzionario dell'Ugl, Giancarlo Favoccia, vice segretario generale e di segretario della Unione Territoriale del Lavoro di Napoli, gola profonda dell'inchiesta di Fanpage. Secondo il quotidiano online Favoccia sarebbe stato allontanato per aver leso l'immagine del sindacato. In realtà l'ex vicesegretario generale è stato espulso per ammanchi all'interno della federazione quando era distaccato alla sezione Igiene Ambientale. Per questo motivo risulta indagato dalla procura di Roma per danno al sindacato ed il suo ricorso contro l'espulsione è stato rigettato dal tribunale civile di Roma per ben due volte. I problemi per Favoccia non finiscono qui.
A citarlo di nuovo in tribunale è stato Luca Malcotti, attuale reggente della territoriale Ugl di Napoli, subentrato a Favoccia nel luglio del 2019. La storia è spiegata nell'atto di querela datato 23 gennaio 2020. «In data 31 luglio 2019 si svolgeva il passaggio di consegne tra il signor Alessandro Favoccia – dirigente sindacale, figlio del Favoccia Giancarlo e da questi delegato al passaggio di consegne – e l'odierno querelante». Si legge nel testo. Nel passaggio di consegne, in pratica, era emerso che la sezione di Napoli non aveva una vera e propria contabilità, «ma che faceva fede l'estratto conto del conto banco posta acceso presso Poste Italiane. Infatti nel passaggio di consegne - sottoscritto dal figlio di Favoccia si scrive: "Per quanto riguarda la contabilità Utl Napoli 2018-2019 fa fede il conto banco posta le cui credenziali sono state già consegnate al Reggente il 22 luglio scorso. Tutti i movimenti amministrativi sono passati per detto conto a partire dalla sua apertura (settembre 2018)».
E qui c'è la prima stranezza. «Tale circostanza rappresenta già una grave omissione in quanto tutte le articolazioni organizzative sono tenute ad aggiornare mensilmente la propria contabilità utilizzando il programma informatico online denominato board, come documentato dalle allegate circolari confederali che il Favoccia ha ricevuto quale Segretario della Utl di Napoli», si legge nell'atto di citazione di Malcotti. A questo punto scattano le verifiche. E viene fuori un ammanco di almeno 42.000 euro. Di questi 17.232,00 riguardano prelievi in contanti senza giustificativi, mentre 25.045 sono per «incassi da attività conciliativa» non transitati sul conto banco posta della Utl di Napoli e consegnati dall'Ufficio Vertenze della Utl di Napoli in contanti a Favoccia che non risultano versati nel conto corrente della sezione territoriale.