2021-10-07
La chat che scagiona Morisi esce (di nascosto) subito dopo il voto
Il «Corriere» che ha fatto lo scoop ora pubblica i dialoghi tra il leghista e i due romeni: provano che è stato uno di loro a portare la droga dello stupro. Ma queste intercettazioni non meritano più la prima pagina.Dopo lo scoop della scorsa settimana, ieri il Corriere della Sera ha pubblicato le chat tra Luca Morisi e gli escort romeni da cui risulta che sono stati loro a offrire e portare la droga dello stupro. Ma queste intercettazioni che scagionano l'ex social media manager leghista non meritano più la prima pagina.Ha mentito sull'età, come qualche milione di persone ogni giorno per civetteria. Sul resto Luca Morisi aveva ragione, la droga al festino gay non l'aveva portata lui ma i due escort romeni. Non è facile trovare reati dentro quella notte di piaceri privati a pagamento. Adesso che le elezioni per la Lega sono andate in cavalleria è perfino irrilevante saperlo, secondo il singolare timing del diritto di cronaca. Tutto questo è contenuto nelle chat pubblicate in esclusiva dal Corriere della Sera nelle pagine interne mentre lo scoop a suo tempo occupò mezza prima. Conversazioni che stanno facendo molto discutere perché se il garantismo di andata in Italia ha pochi sostenitori, quello di ritorno è molto frequentato. E chi una settimana fa gongolava nel vedere Matteo Salvini in difficoltà per il destino del suo guru social, adesso solleva il dito contro la pubblicazione delle conversazioni. Ipocrisie. Secondo noi è sgradevole ma importante leggere quelle frasi per ricostruire la vicenda. Le parole agli atti della procura di Verona confermano le prime impressioni: Morisi è finito consapevolmente dentro un gioco di sesso e sniffate che strada facendo si è trasformato in trappola. Alle tre di mattina del 14 agosto è lui a contattare il prostituto con il nome d'arte Alexander sul sito di incontri Grinderboy. «Ciao, sto cercando per una nottata insieme sex&fun, ospito e ho anche divertimento. Se sei libero ne parliamo, scusa l'orario». L'interlocutore risponde subito, chiede età e residenza del cliente (qui Morisi dice di avere 35 anni invece ne ha 48), poi prova a vendere tutta la merce: «Ho pure un amico se vuoi, per tutta la notte». È Petre, nome di battaglia fra le lenzuola «Nicolas», il supertestimone plurintervistato che 24 ore dopo i fatti è fuggito in Romania. Trovano l'accordo, l'escort chiede via bonifico immediato la metà del pattuito (2.000 euro totali) e aggiunge la frase chiave di tutta l'avventura: «Poi ti portiamo anche G, vedrai ti piacerà molto. Ti assicuro». «G» è Ghb, la famigerata droga dello stupro, quella che ha fatto perdere il sonno ai moralisti di complemento e ha dato il via agli editoriali indignati in stereofonia secondo la tesi precostituita che «l'avrebbe ceduta Morisi ai due ragazzi commettendo reato». Dalla chat risulta esattamente il contrario: gli stupefacenti sequestrati dai carabinieri non sono del social media manager, proprio come lui ha ripetuto sino allo sfinimento. Semmai Morisi teneva in casa per uso personale «il divertimento», che per gli investigatori è la cocaina. E infatti su due piattini in casa sono state rilevate tracce di polvere bianca. Nelle more della conversazione si intuisce una mancanza di dimestichezza del cliente riguardo alla trattativa. Chiede lo sconto, non lo ottiene, non si fida a mandare i soldi online a gente sconosciuta e scrive: «Per me è la prima volta, basta che siete seri e non mi prendete in giro. L'importante è che state qua un bel po'». Una frase che rivela fragilità personali sfiorando il dramma della solitudine, davanti al quale sarebbe meglio fermarsi sulla porta senza pretendere di sfondarla con l'ascia. Intendiamoci, questo non assolve il Morisi manager con un ruolo di responsabilità dentro un partito che deve rispondere pubblicamente anche dei suoi comportamenti. Ma ci consente di vedere tutto sotto una luce un po' diversa. Osserviamo lo scandalo per come è stato montato e scopriamo di trovarci davanti a una piccola storia triste i cui sordidi dettagli contribuiscono a rafforzare pericolosi sentimenti omofobi. Siamo al Sex&fun, sai che novità. Pratiche da fashion week e ovviamente non solo omosessuali; nove volte su dieci la faccenda verrebbe liquidata con un «affari loro». Ma a quattro giorni dalle elezioni e con un pesce simile nella rete diventa un affare di tutti, molto mediatico, molto scandalistico. E politicamente molto funzionale alla sinistra progressista che nei giorni dispari è il primo baluardo per ogni diritto civile che non sia quello degli avversari in Parlamento. Tristezza infinita. Il resto è cronaca impressionista. La lite sul prezzo nella casa di Belfiore, forse la richiesta non evasa di una buonuscita per gli straordinari (l'happening cominciò alle sette di mattina e finì alle tre di pomeriggio), il Petre che chiama il 112 perché sta male, la vicina di casa che lo vede passeggiare nel cortile «come uno che sta benissimo», l'accusa a Morisi di cessione di stupefacenti, il misterioso ragazzo dal cappellino rosso (non ci facciamo mai mancare il quarto uomo), la bomba atomica preelettorale e l'immaginifica pista russa che forse La Repubblica spera finisca a casa di Gianluca Savoini. Come dicono a Roma, «buttiamola in caciara, qualcosa succederà». Oggi ciò che conta è lo storytelling. Un esempio analogo è l'accostamento (sul Corriere della Sera, sotto il titolo «Le inchieste e la politica, indagati Fidanza e Di Donna») di due vicende dal peso specifico molto diverso: da una parte c'è l'apertura di un'indagine per un filmato di Fanpage, dall'altra una poderosa inchiesta su un personaggio che sfruttando conoscenze a Palazzo Chigi favoriva affari milionari degli amici. Ma potremmo sbagliarci perché la discrezionalità è tutto. Della vicenda Morisi, quella che qui più ci interessa, in attesa di nuove puntate galleggiano sul pelo dell'acqua disordinati relitti: un impasto nauseabondo di voyeurismo e moralismo, il solito sottobosco di femminielli (senza voler scomodare Pier Paolo Pasolini). E il volto di un uomo distrutto dietro il buco di una serratura.