2024-07-21
La Cgil lascia in bilico gli aumenti degli statali
Per incrementare le buste paga dei lavoratori del pubblico impiego di 160 euro lordi il governo ha stanziato 8 miliardi, ma Landini e Uil ne chiedono 30 (più dell’ammontare dell’ultima manovra). Trattative ferme: si rischia la firma separata con la sola Cisl.Ennesima divisione tra Cgil e Uil da una parte e Cisl dall’altra sul rinnovo contrattuale del personale del pubblico impiego per il triennio 2022-2024. Una battaglia, adesso andremo a vedere le dinamiche, che mette nel congelatore il ricco tesoretto che il governo ha già stanziato per compensare l’inflazione al galoppo che ha tagliato il potere d’acquisto dei dipendenti dello Stato. Da un lato, infatti, c’è la Cisl che è pronta a trattare con il governo ma ricorda anche lo sforzo dell’esecutivo che ha messo sul piatto circa otto miliardi di euro per compensare un triennio di carovita galoppante. Si tratterebbe in media di 160 euro lordi al mese di aumento, quasi il 6%, uno stanziamento decisamente importante e ben più alto di quelli precedenti. Dall’altro lato della barricata Cgil e Uil, secondo cui l’incremento salariale non sarebbe sufficiente a coprire i disagi innescati con il decollo dell’inflazione. Servirebbero, secondo le due sigle, risorse utili a coprire la l’intera perdita del potere d’acquisto degli ultimi anni, una cifra che, pallottoliere alla mano, si avvicinerebbe pericolosamente ai 30 miliardi di euro. Più di una intera manovra finanziaria. Una richiesta irrealistica. La situazione è tesa, al punto che non si esclude nessuna opzione e anche la possibilità di arrivare a una storica firma separata (Cisl da una parte ovviamente e Cgil e Uil dall’altra) è sul tappeto. «Le risorse messe a disposizione dal governo per il rinnovo contrattuale del personale del comparto delle funzioni centrali per il triennio 2022-2024 consentirebbero di realizzare un aumento medio delle retribuzioni lorde pari al 5,78%, utile sia per l’aumento degli stipendi tabellari, che dei restanti trattamenti accessori (indennità, premi, progressioni economiche orizzontali)», spiega Maurizio Petriccioli, segretario generale della funzione Pubblica della Cisl. «È chiaro che l’incremento previsto deve fare i conti con la pesante inflazione verificatasi nel 2022 e non è sufficiente a recuperare la perdita del potere di acquisto subita dai dipendenti pubblici nel triennio 2022-2024 (dove l’Ipca al netto dei beni energetici ha segnato un aumento dei prezzi pari al 13,4%), ma è altrettanto incontrovertibile il fatto che l’incremento previsto risulta superiore sia a quello erogato nel triennio 2016-2018 (3,48%), sia a quello della tornata 2019-2021 (4,07%)». La domanda, insomma, sorge abbastanza spontanea. Meglio trattare e portare in tempi brevi a casa un aumento importante che dà sollievo alle buste paga di migliaia di dipendenti pubblici o creare l’ennesimo tavolo di tensione con il governo e far credere che l’esecutivo possa scovare altre risorse? Va ricordato, infatti, che «il rinnovo 2016-2018 era arrivato dopo un lungo blocco contrattuale durato 8 anni a cui si mise fine solo per effetto della sentenza della Corte Costituzionale 178/2015», evidenzia ancora Petriccioli, «durante il blocco, la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni dei pubblici dipendenti fu quasi del 9% mentre le retribuzioni dei dipendenti del settore privato crebbero dell’8%, con il risultato di una crescita del divario fra le retribuzioni degli statali e quelle dei privati superiore al 16%. Da questa cronaca emergono aspetti che meritano di essere considerati. Il primo è che gli aumenti retributivi erogati nel 2016-18 furono pari a poco meno di 90 euro, quelli del periodo 2019-21 poco meno di 110 euro, mentre quelli erogabili col contratto 2022-2024 sarebbero in media pari a quasi 160 euro». Anche lo stesso ministro della Pubblica Istruzione, Paolo Zangrillo, nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa ha spiegato che occorre fare un bagno di realismo, invece di pensare a richieste irrealizzabili. «Per recuperare tutta l’inflazione sarebbero serviti 30 miliardi di euro», fa sapere, «mi sarebbe piaciuto tanto, ma purtroppo occorre fare i conti con la realtà», ha detto il ministro ricordando che «un terzo della intera legge di bilancio, 8 miliardi su 24, è dedicata ai rinnovi contrattuali. Non sono mai state previste così tante risorse».Ma Cgil e Uil non ci sentono. «Le cifre illustrate dall’Aran confermano tutte le nostre contrarietà. Senza risorse aggiuntive», scrive in una nota Fp Cgil, «dovremmo fare un contratto che per molti non darà un euro in più a quanto hanno già in tasca e per altri addirittura, se si ostinassero a chiederci di metterle a disposizione degli accessori, si potrebbe addirittura dire che hanno preso più del dovuto. Servono i soldi per continuare a finanziare l’ordinamento, per far crescere gli stipendi in ragione dell’inflazione registrata nel triennio, rivalutare il buono pasto. Continueremo a dirlo fino a che il governo non metterà altre risorse sul tavolo».La situazione, insomma, è ferma al palo. E ai dipendenti pubblici non resta che aspettare buone nuove sotto l’ombrellone.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi
La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)
Il food è ormai da tempo uno dei settori più di tendenza. Ma ha anche dei lati oscuri, che impattano sui consumatori. Qualche consiglio per evitarli.