2022-04-20
Il centrodestra teme la trappola del Mef: «Le riforme catastali fuori dal testo bis»
Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (Getty Images)
Matteo Salvini e Silvio Berlusconi: niente nuove tasse per famiglie e imprese. Giustizia, l’Anm alla fine ha la meglio sulla riformetta del Csm.Il copione era tanto prevedibile da risultare scontato: dopo l’intervista pasquale di Mario Draghi al Corriere della Sera, è arrivata una raffica di «signorsì» da parte di coloro ai quali lo status quo va benissimo. Ecco Enrico Letta: «Noi ci siamo, senza retropensieri, senza sotterfugi. Avanti con determinazione e serietà, nell’interesse dell’Italia». Ecco Roberto Speranza, a cui non pare vero l’ulteriore protrarsi di una condizione di eccezionalità: per lui, le dichiarazioni di Draghi sono «molto utili ad aprire una fase ancora più determinata di iniziativa dell’esecutivo, che è nato con due obiettivi: il contrasto alla pandemia e l’utilizzo dei fondi del Pnrr. A questi se n’è aggiunto un terzo che è la crisi internazionale che chiama a un’ulteriore responsabilità». A cascata, altre dichiarazioni in fotocopia anche da parte delle componenti più piccole dell’ala giallorossa della coalizione di maggioranza, sempre improntate alla mitica «responsabilità». E «responsabilità» – traduciamo noi con un pizzico di malizia – deve essere la parola in codice per intendere «non discussione», «approvazione a scatola chiusa», «non disturbare il manovratore».Se non che, parole di circostanza a parte, non appena si apre ogni singolo dossier, riesplodono tutte le contraddizioni: riforme sbagliate e divisive (delega fiscale), riforme inconsistenti ma comunque controverse (giustizia), e – sullo sfondo – l’avvio di una lunga volata elettorale che porterà al 2023 e che non consente a nessuno di cedere in modo evidente davanti agli occhi degli elettori. Sulla delega fiscale, tutto è ancora fermo, dopo l’incontro di mercoledì scorso con Mario Draghi di Matteo Salvini, Antonio Tajani e le delegazioni minori del centrodestra di governo. Il vertice si era concluso con un mandato al Mef di riformulare il famigerato articolo 6 della legge, quello sul catasto. Un’ipotesi seria di mediazione esisterebbe: poiché l’articolo 6 si compone di due commi, si tratterebbe di salvare il primo comma (quello sulla modernizzazione degli strumenti per la mappatura degli immobili, e quindi per individuare i cosiddetti immobili-fantasma) e di sopprimere il secondo, quello su rendite attualizzate e valori patrimoniali (cioè la parte effettivamente pericolosa per i contribuenti). Il governo sarà disponibile o dirà di no? Oppure cercherà furbescamente, anche dicendo un sì apparente, di reinserire nel comma 1 i contenuti più insidiosi del comma 2? Solo la lettura del nuovo testo (il diavolo si nasconde nei dettagli, più che mai in materia fiscale, com’è noto) ci darà la risposta reale. E solo i prossimi giorni ci diranno, in caso di atteggiamento negativo del governo, se il centrodestra resterà compatto, o se invece qualcuno si farà abbindolare dall’eventuale «nuovo testo» a prescindere dai reali contenuti - tutti da scoprire - della ipotetica nuova formulazione normativa. Nella sua intervista al Corsera Draghi è parso aperto. Però in conclusione ha infilato una frasetta che non è piaciuta al centrodestra: «Ovviamente qualsiasi modifica dovrà andar bene anche al centrosinistra». Se si tratta di raggiungere un accordo equo, la frase ha un senso; se invece si tratta di consegnare al Pd un potere di veto, le cose cambiano.Intanto, nella bozza della risoluzione della maggioranza sul Def, i gruppi parlamentari della coalizione chiedono che il governo «tenga adeguatamente conto dell’indagine conoscitiva delle Commissioni Finanze sulla riforma del fisco». Se è così, chiosa opportunamente il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, il governo «tolga l’articolo 6», visto che il tema rovente del catasto era stato espunto dal documento finale delle due Commissioni, l’estate scorsa.In ogni caso, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sembrano determinati. In un incontro ad Arcore ieri pomeriggio – informa una nota – «hanno fatto il punto della situazione politica con particolare riferimento alla riforma fiscale e alla necessità di non aumentare le tasse per famiglie e imprese».Acque agitate anche sulla giustizia. È infatti iniziata alla Camera la discussione generale su ordinamento giudiziario e Csm. Dopo la complicata gestazione in Commissione, in Aula sono state preannunciate altre decine di emendamenti (non la valanga che qualcuno ipotizzava): una quarantina dai renziani, e cinque politicamente rilevanti da parte della Lega sui temi dei referendum. Sembra probabile che il testo venga approvato giovedì senza fiducia, a meno di sorprese. Ma va detto che la bozza, debolissima, non sembra certo in grado di intaccare il ruolo delle correnti.Eppure – anche qui secondo un copione scontato – non manca la protesta dell’Anm, come se invece la riforma fosse davvero incisiva. Secondo il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, «passo dopo passo si sta cambiando l’assetto della Costituzione». Morale: resta sullo sfondo l’ipotesi di uno sciopero (deciderà l’assemblea dell’Anm convocata il 30 aprile), mentre per ora resta indetto quello che l’Anm definisce «uno stato di agitazione permanente».