2022-10-21
Su aborto, famiglia, natalità è ora di fare gol
Il ddl di Gasparri sulla «capacità giuridica del nascituro» o quelli di Romeo (Lega) sulla tutela della genitorialità vanno nella giusta direzione. Ma non devono restare mozioni di principio. Il centrodestra, sui temi etici, ha i numeri in Parlamento per battere un colpo.La famiglia torna al centro del villaggio. È il primo nucleo tutelato dalla Costituzione, è fondata sul matrimonio fra uomo e donna, ha come cardine l’educazione dei figli da parte della madre e del padre in qualità di figure genitoriali. Tutte le persone hanno il diritto di formare una famiglia e i minori hanno il diritto di averla, «sia essa quella di origine, adottiva o affidataria». Sul pianeta del transgender galoppante, dell’utero in affitto, delle fiere per l’acquisto dei bambini biondi con gli occhi azzurri, queste non vanno considerate banalità, ma piccole grandi riconquiste. E sono contenute in un disegno di legge presentato al Senato dal capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, nel primo giorno di lavori. Come a disegnare un orizzonte diverso, a segnare una discontinuità rispetto all’ideologia progressista dominante nell’ultimo decennio.I primi passi del centrodestra nella nuova legislatura vanno in questa direzione, lo si nota dal nervosismo allarmato dei paladini del relativismo militante e degli «stili di vita alternativi» scambiati per diritti universali. Il ddl Romeo si sviluppa su 45 articoli, s’intitola «Disposizioni per la tutela della famiglia e della vita nascente» e non è una novità. Il primo firmatario lo aveva fatto protocollare nel 2021 ma la proposta non aveva avuto alcun seguito. Esattamente come quella di Maurizio Gasparri sulla «capacità giuridica del nascituro» che un paio di giorni fa ha creato scompiglio nel campo dem; in realtà il senatore di Forza Italia la deposita a ogni inizio di legislatura, come «un lascito morale del presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini». Due proposte di legge rimaste nel cassetto, come se fosse importante sventolare la bandiera e poi lasciarla immalinconire senza lottare. Qualcosa si muove nella direzione della famiglia naturale e tradizionale, per proteggere e valorizzare un istituto cardine di ogni società, da tempo sotto attacco nell’Occidente travolto dal laicismo, e che la stessa Chiesa secolarizzata fatica a difendere. Anche il ddl Romeo riconosce «il concepito quale componente a tutti gli effetti della famiglia» con lo scopo di accentuare la sensibilità sui diritti dei minori tutelando il valore sociale della genitorialità e del concepito. Il corpus legislativo si sviluppa su più fronti e ha, fra gli obiettivi, quello di invertire la tendenza alla denatalità. Prevede il formale riconoscimento giuridico della famiglia, incentiva la natalità attraverso strumenti di sostegno economico («le culle per la vita»), afferma il principio di sussidiarietà, introduce un sistema fiscale basato sulla famiglia, istituisce un fondo per giovani famiglie destinato a finanziare l’edilizia agevolata, i mutui garantiti per gli under 40, l’acquisto di auto, servizi socio-assistenziali mirati. Nel disegno di legge è prevista anche la revisione del meccanismo Isee in favore dei genitori «portatori di reddito» e si introducono misure per agevolare i tempi casa-lavoro. «Abbiamo riconosciuto il principio che la famiglia è portatrice di diritti», ha spiegato il senatore Romeo alla rivista cattolica La Bussola Quotidiana. «Le strade per concretizzare questo progetto sono due: o presentare tutto il pacchetto e seguire l’iter legislativo oppure sostenere l’approvazione di ogni articolo come emendamento alla Finanziaria. Sarà una stella polare dell’azione di governo della Lega e, mi auguro, di tutta la maggioranza». Per supportare il pacchetto, Romeo si appella alla Costituzione ricordando che «la Carta ha operato una scelta assai chiara tra la famiglia fondata sul matrimonio, espressamente riconosciuta dagli articoli 29 e seguenti, e altre forme di rapporto fra le persone. Tuttavia il numero dei matrimoni è in forte diminuzione e il nobile desiderio dei giovani di contribuire al bene comune in piena autonomia e indipendenza sposandosi e mettendo al mondo dei figli si infrange dinnanzi a problematiche di difficilissima soluzione pratica».L’esempio positivo dovrebbe essere la Francia, che è riuscita a invertire il trend demografico grazie a interventi mirati nel considerare la famiglia parte integrante dello Stato, al centro di politiche di sicurezza sociale.Il tema si allarga ai minori a rischio povertà ed esclusione sociale, in Italia 1.400.000, con una percentuale del 18%, fra le più alte dell’Unione Europea, inferiore solo a quelle di Bulgaria, Romania, Ungheria, Grecia e Lituania. Un decennio di abbandono delle politiche famigliari da parte dei governi di sinistra è alla base di un disastro che necessita un’opera di ricostruzione, sia valoriale sia economica.Il ddl Romeo e il ddl Gasparri inaugurano una nuova stagione ma non possono essere usati come riti di passaggio, mozioni di principio destinate all’ultimo cassetto in fondo alla scrivania o al tritadocumenti. Se il centrodestra di governo ritiene di battere un colpo, di ribadire quali sono i pilastri della casa comune (anche se tutto ciò farà venire la gastrite ad Alessandro Zan, Monica Cirinnà ed Elio Vito) è importante che sappia condurre in parlamento la battaglia di civiltà per trasformarli in legge.Proprio mentre l’Europa si preoccupa solo degli stili di vita alternativi. Era profetico G. K. Chesterton quando scriveva: «Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Non ci resterà che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso e impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi».
Chiara Appendino (Imagoeconomica)