2021-02-01
«Centrodestra al 50%. Il partito di Conte pesca solo a sinistra»
Fabrizio Masia (Acqua Group)
Il sondaggista Fabrizio Masia: «La formazione del premier porterebbe pochi voti all'attuale maggioranza. Salute e lavoro le priorità degli italiani».Fabrizio Masia, direttore generale di Emg Different e sondaggista, partiamo dalle ultime rilevazioni del suo istituto.«Non abbiamo registrato grandi spostamenti rispetto alle ultime settimane. La Lega si conferma il primo partito, in ripresa dopo l'apertura della crisi. Segue il Pd al 20%, con un calo dello 0,1%».La Lega aumenta il distacco.«Sì. I 5 stelle invece hanno il 14% e sono tenuti a buona distanza da Fratelli d'Italia che è al 16,1%».Italia viva ha guadagnato dopo lo strappo con Giuseppe Conte?«Il 21 gennaio il nostro istituto aveva stimato il partito di Matteo Renzi al 4%, il 28 gennaio al 4,1. Un decimale di punto è poca cosa».Forza Italia e i moderati del centrodestra?«Sostanzialmente stabili».Maggioranza e opposizione a che punto sono?«Se parliamo di coalizioni, l'area governativa si colloca tra il 35 e il 37% e arriverebbe al 41 con il partito di Renzi, mentre il centrodestra sfiora il 50% se ai tre partiti maggiori aggiungiamo anche Cambiamo e Noi per l'Italia».Dunque la crisi di governo non ha spostato gli equilibri.«Non moltissimo, parliamo di qualche decimale. Le forze di governo avevano guadagnato consenso quando erano riuscite ad avere la fiducia delle Camere dopo che Renzi aveva ritirato i suoi ministri. Poi però c'è stato un calo».Colpa di Ciampolillo?«Il presidente del Consiglio contava sull'operazione responsabili, ma non ha funzionato. Agli elettori però non piace neppure che si perda tempo».Che cosa capiscono gli italiani di questa crisi di governo?«Sinceramente, non molto. Ma non per colpa loro: anzi, abbiamo rilevato che hanno ricominciato a prestare attenzione alla politica dopo mesi in cui si parlava quasi soltanto di pandemia e questioni sanitarie».Però la crisi rimane un oggetto misterioso.«Gli elettori sono molto disorientati. Siamo nel pieno di un'emergenza sanitaria e sociale, il dato occupazionale non è migliorato, molte famiglie arrivano a fatica a fine mese. La preoccupazione prevalente è concentrata sulla vita quotidiana più che sulle discussioni tra i partiti».Meglio il voto o un altro governo?«Abbiamo svolto due test, il primo chiedendo se sia preferibile proseguire con Conte o andare subito a votare, il secondo mettendo a confronto tre ipotesi: elezioni anticipate, Conte ter o governo di unità nazionale».Che cosa avete scoperto?«Nel primo caso, il Paese è spaccato a metà: 49% per il voto anticipato, 49% per il Conte ter, il 2% non risponde».E nel secondo?«Qui il 38% è favorevole alle elezioni, il 27% al governo istituzionale e il 23% alla permanenza di Conte a Palazzo Chigi. Il restante 12% del campione non risponde».Gli italiani vogliono votare.«A prima vista sì. Ma a ben guardare l'area “governativa", cioè l'insieme di chi vuole comunque un esecutivo, sia esso politico o di unità nazionale, ha il 50%. L'opzione delle urne non è la più gradita in questo momento, perché prevale l'auspicio che si trovi un modo per andare avanti e affrontare le grandi priorità del momento».Quali sono?«Sanità, lavoro e gestione ottimale degli oltre 200 miliardi di euro del Recovery fund. Risorse che determineranno il nostro futuro immediato e cadranno a cascata sul destino dei nostri figli. Non è un caso che quei soldi siano anche il contenuto della dialettica tra le forze di maggioranza che ha portato alla crisi».Lei rileva un forte favore per il centrodestra ma una contrarietà ancora maggiore a votare subito. Come lo spiega?«Se l'alternativa è tra un governo che affronti davvero le emergenze e le urne, gli italiani preferirebbero comunque un governo, anche senza Conte. D'altra parte, nel centrodestra soltanto Giorgia Meloni ha il voto come opzione unica. Forza Italia e in qualche misura anche la Lega sembrano disponibili a formule diverse».Tra Renzi e Conte gli italiani chi scelgono?«Di gran lunga il presidente del Consiglio. Renzi ha aperto una crisi incomprensibile. La sua popolarità è nettamente inferiore».Che percentuali attribuisce a un ipotetico partito di Conte?«Abbiamo posto due domande al nostro campione di elettori: quanti prenderebbero in considerazione il nuovo partito, e quanti sarebbero disposti effettivamente a votarlo».Cioè avete testato un bacino elettorale potenziale e uno più realistico?«Esatto. Il primo è tra il 19 e il 20%. Quando però andiamo a confrontare Conte con le altre offerte politiche, il valore si dimezza».Il 10% è un obiettivo raggiungibile per il premier, o Conte farà la fine di Monti?«Al momento è un dato puramente virtuale, se non altro perché il partito di Conte non c'è ancora. E se si costituirà, bisognerà vedere che struttura avrà, quali saranno gli altri leader, con quale sistema elettorale si andrà a votare».Insomma, per Conte la strada è lunga.«Molto. Occorre anche vedere quando si voterà. Da qui all'apertura dei seggi potrebbero cambiare molte cose».In questi mesi il presidente del Consiglio ha guadagnato o perso consensi?«Il gradimento è crollato. Conte aveva raggiunto il picco della popolarità vicino al 50% in estate, poi è cominciato il declino. Almeno nelle nostre rilevazioni ora è dietro la Meloni: lei è al 40%, lui al 39%». Il partito di Conte dove prenderebbe quell'ipotetico 10%?«Soprattutto alle forze dell'attuale maggioranza. In particolare, 5 punti li sottrarrebbe al Movimento 5 stelle, poco più di 3 punti verrebbero tolti al Pd. Il resto proverrebbe da centristi e moderati».Nessuno sfondamento verso il centrodestra.«No. Si rosicchia qualcosa a Lega e Forza Italia. Nulla di che».Quindi l'operazione ridistribuisce i voti all'interno della coalizione, senza un valore aggiunto.«Fuori dal perimetro dell'attuale maggioranza Conte strappa pochi decimali. Ma insisto che al momento del voto un peso decisivo lo avrà il sistema elettorale».Quale politico presenta il gradimento maggiore?«Sicuramente il presidente della Repubblica che ha il compito di gestire questa fase complessa con una grande opera di mediazione tra opzioni molto diversificate».Nei vostri sondaggi avete testato il nome di Mario Draghi?«No. Ma è uno dei pochi in grado di raccogliere un apprezzamento e un consenso molto vasto».Vede un ritorno al bipolarismo o si rimane con i tre blocchi di sinistra, destra e grillini?«Dipende molto dalla legge elettorale. Se si passasse al proporzionale sarebbe tutto più complesso».Qual è la percentuale degli indecisi?«L'area grigia del non voto in questo momento è di poco superiore al 40% ed è composta da un 25% che ha già deciso di non votare e di un 10-15% che deciderà strada facendo».In linea teorica potrebbero capovolgere il quadro disegnato dai sondaggi.«Sì, ma è improbabile che vadano tutti nella stessa direzione, sempre che nel frattempo non accada qualcosa che cambi il quadro complessivo».Come viene giudicata l'Italia a regioni colorate?«Con disorientamento unito però a tanta pazienza. Gli italiani sono stanchi dell'isolamento e dell'altalena per cui una settimana possono fare certe cose e quella dopo no. Però sappiamo che bisogna essere prudenti».Ma siamo più esasperati o più rassegnati?«Entrambe le cose. C'è chi non ne può più e chi piega la testa. Speriamo di uscirne presto ed è uno dei motivi per i quali la maggioranza è favorevole a un governo che affronti la pandemia con vigore».È aumentata la fascia di popolazione favorevole ai vaccini?«Sì. Secondo una nostra rilevazione molto recente, il 53% degli italiani si vaccinerebbe subito se potesse, mentre un altro 25-26% preferirebbe aspettare qualche mese».Di questo passo, dovremo aspettare tutti un bel po'.«È vero. Ma la quota di persone favorevoli alla profilassi è molto vicina all'immunità di gregge».
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