2021-09-11
«Stop alla Tobin tax di Monti già nel dl fiscale»
Giulio Centemero (Ansa-Getty Images)
L'esponente leghista della commissione Finanze: «Aboliamo subito l'imposta dannosa pure per il gettito. Attenzione alle nomine in Borsa, parlino italiano».La Tobin tax, imposta sulle transazioni finanziarie voluta da Mario Monti, negli ultimi cinque anni ha causato una perdita per le casse dello Stato di circa 300 milioni ogni anno. Il calcolo è il frutto di una ottima ricerca portata avanti da Ambromobiliare, società di advisoring tra le più attive sulla piazza milanese. Monti prima di fare approvare il Salva Italia promise un gettito di 1 miliardo. Già l'anno seguente la stima fu ridotta a 800 milioni. Poi 700. Ma la realtà è che non si sono mai superati i 450 milioni. E ogni anno il saldo tra il denaro che l'imposta porta nelle casse dell'Erario e il gettito che sarebbe derivato dalle maggiori transazioni e dal volume d'affari correlato è sempre stato negativo. Per fare l'esempio concreto, nel solo 2019 l'imposta ha generato un gettito diretto di 353 milioni di euro, ma ha fatto perdere giro d'affari, ricavi per commissioni e per compensi finanziari e professionali che avrebbero garantito sempre alle casse dello Stato un gettito Irpef ed Ires di oltre 690 milioni. Il saldo negativo è di circa 340 milioni. Senza contare i danni sull'indotto e i danni di immagine. La Lega si è spesso concentrata sui danni prodotti dal decreto Salva Italia del 2011 e al tempo stesso ha più volte sottolineato le necessità di interventi mirati sulla fiscalità della piazza borsistica. Anche alla luce delle recenti novità dovute al passaggio di Borsa dal London stock exchange a Euronext. Abbiamo chiesto a Giulio Centemero, deputato del Carroccio e dal giugno 2018 membro della commissione Finanze, un commento sui dati grezzi della ricerca dedicata alla Tobin tax.«Perché i mercati finanziari siano efficienti e procurino liquidità alle imprese vanno eliminati gli ostacoli, innanzitutto quelli all'investimento quali misure asimmetriche e distorsive come la Tobin tax, un'imposta di derivazione comunitaria ma che viene applicata solo in Francia e in Italia - in fatto di tasse non ci facciamo mancare nulla - e solo in Italia la stessa riguarda anche i derivati. Si finisce così a penalizzare il settore finanziario italiano senza portare di fatto nulla di significativo all'erario come ben si evince dall'articolo che avete pubblicato ieri».Negli ultimi anni avete più volte criticato la Tobin tax. Una sua cancellazione non creerebbe certo problemi di coperture, ma sul fronte politico e dell'Ue ci sarebbero ripercussioni?«Quando durante il Conte bis il commissario Paolo Gentiloni venne in audizione in commissione Finanze gli chiesi se, alla luce della sua relazione che evidenziava una riforma delle imposte sulle transazioni finanziarie a livello comunitario, si prevedesse l'abolizione della Tobin tax. Gentiloni rispose che in accordo col parlamento europeo il tema è allo studio e la Commissione si è presa fino al 2024 per valutare delle soluzioni».Però ogni anno le casse dello Stato italiano perdono una media di 300 milioni...«Sì infatti. Questi ritardi possono essere tremendamente cagionevoli per la nostra finanza, bisogna agire subito, per esempio già nella legge delega fiscale». Il lavoro delle commissioni congiunte di Senato e Camera si è dilungato sulla riforma della componente fiscale del comparto finanziario. Speriamo che in sede di Consiglio dei ministri le indicazioni del parlamento non vengano stravolte. Ma c'è anche un tema di servizi e di attività. Migliorare la piazza finanziaria italiana potrebbe essere l'occasione per sfruttare le opportunità della Brexit. La penseranno allo stesso modo i nuovi azionisti francesi? «Come Lega stiamo lavorando a un emendamento in tal senso. Di recente il cambiamento di azionariato in Borsa Italiana che ha visto Euronext sostituirsi al London stock exchange ha messo in evidenza una serie di rischi ma anche di opportunità che riguardano il nostro mercato dei capitali. La nomina dei vertici di Borsa sarà la prima prova, perché dalle capacità dei nuovi incaricati e anche delle seconde linee, dipenderà il grado di autonomia ed efficacia dell'istituzione. È giusto che prima di guardare all'esterno si guardi al proprio interno, non penso che non ci siano risorse adeguate all'interno di Borsa per presidiare tutti i ruoli di vertice del nostro mercato nell'interesse del Paese. Il mercato italiano ha le proprie peculiarità che il management deve conoscere». Senza dimenticare il fintech...«Dobbiamo puntare all'innovazione e la recente creazione di un sandbox per il fintech grazie a una norma targata Lega può servire da volano a un settore che soprattutto a Milano è già vivace».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)