
Enrico Galmozzi è stato condannato per gli omicidi di Enrico Pedenovi e Giuseppe Ciotta e di recente ha minacciato Matteo Salvini via Web. Oggi a Torino presenta tranquillamente il suo libro.Ieri sera, a Milano, è stata inaugurata la campagna abbonamenti del Primato nazionale, testata che si definisce «sovranista». La sede della presentazione è cambiata tre volte: ogni volta che veniva annunciato l'evento, qualche gruppo antagonista si faceva avanti minacciando e intimidendo i gestori delle strutture colpevoli di aver affittato spazi ai perfidi destrorsi. Stessa musica a Firenze. La Lega toscana ha organizzato una presentazione del libro Bibbiano. I fabbricanti di mostri pubblicato dalla Verità e da Panorama. Mercoledì l'ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Toscana, guidato da Eugenio Giani del Pd, ha deciso di non concedere la sala per l'evento: i cattivoni della Verità vanno ostacolati, si sa. Episodi di questo tipo accadono e sono accaduti in tutta Italia. Da soli bastano a far sorgere un po' d'irritazione. Ma il fastidio aumenta decisamente quando si scopre che ad altri gli spazi per tenere conferenze e fare presentazioni vengono concessi senza problemi. Pure quando tali conferenze sono - diciamo - discutibili. È il caso di un appuntamento previsto per questa sera alle 21.00 a Torino. All'associazione di promozione sociale di via Salerno è in programma la presentazione di un libro intitolato Figli dell'officina. Da Lotta a continua a Prima linea: le origini e la nascita (1973-1976). L'editore è DeriveApprodi, e l'autore si firma Chicco Galmozzi. La biografia sulla copertina del volume spiega che Galmozzi è stato operaio e militante di Lotta continua, poi «nel 1976 è tra i fondatori di Prima linea. Arrestato nel maggio del 1977, consegue maturità e laurea durante i 12 anni di detenzione». La biografia non dice proprio tutto. Enrico Galmozzi (questo il nome completo), come ha ben riassunto Simone Di Meo su Panorama, occupa un posto di rilievo nella storia dell'eversione rossa in Italia: «Terrorista, fondatore e killer di Prima Linea, l'organizzazione eversiva di matrice marxista seconda solo alle Brigate Rosse per operatività e numero di affiliati. Condannato a 27 anni di carcere per duplice omicidio (evitò l'ergastolo perché considerato “non irriducibile")». I due omicidi per cui è stato condannato sono quello dell'avvocato e militante missino milanese Enrico Pedenovi e quello di Giuseppe Ciotta, brigadiere (già tra i migliori investigatori del pool di Carlo Alberto Dalla Chiesa) freddato il 12 marzo 1977. Di recente, come ha denunciato Panorama, Galmozzi si è fatto notare per aver pubblicato su Facebook alcuni commenti rivolti a Matteo Salvini. Citiamo ancora Di Meo: «Giù la testa coglione, non fare il cinema che ti va di culo: una volta invece di spedirli li consegnavamo di persona..., ha scritto l'ex terrorista a proposito della pallottola indirizzata al leader leghista in quei giorni. 48 ore prima, sempre il killer di Prima Linea aveva pubblicato una foto di profilo dell'ex vicepremier al mare: Salvini mostra i muscoli... (datemelo in mano cinque minuti)». Non sembra che le posizioni e i toni del nostro Chicco siano cambiati moltissimo, negli anni. Del resto, nota Marco Grispigni nella prefazione del suo libro, è da escludersi che «nelle pagine che leggerete scorra una qualche forma di pentitismo». Tutto il volume, infatti, mira a spiegare che la scelta della lotta armata non fu un «colpo di testa» del servizio d'ordine di Lotta continua, ma una adeguata risposta alle esigenze del proletariato nei primi Settanta: «Anche il ricorso direttamente alle armi era un valore aggiunto che corrispondeva a una domanda operaia di organizzazione e di forme di lotta adeguate al radicalizzarsi dei conflitti». L'omicidio di Pedenovi viene definito «azione». E Galmozzi spiega che «il lavoro di inchiesta sugli obiettivi era inchiesta politica». Ecco, questo signore presenterà il suo libro a Torino, per altro presso un'associazione - «La Poderosa» - che, per l'ingresso, richiede la presentazione della tessera Arci. Ad oggi non risulta che ci siano state proteste o critiche dal Comune. Sulla presentazione ha qualcosa (di importante) da dire Potito Perruggini, nipote di Ciotta e uomo coraggioso che da anni si batte affinché sia detta la verità sul terrorismo rosso. «Più volte ho invitato il Galmozzi a un confronto pubblico. Ma non mi ha mai risposto. Pensavo che si fosse ritirato dalle scene e invece si stava preparando un'entrata a effetto. In Italia i terroristi non saranno mai ex terroristi», spiega, «perché continuano a comportarsi come dei sadici carnefici che cavalcano l'attrazione per il fascino del male, invece di esprimere il loro pentimento restituendo agli italiani la verità storica seduti a un tavolo di confronto condiviso e oggettivo e non in maniera autoreferenziale dentro le pagine del proprio libro». Perruggini chiede un confronto serio, ma nessuno ha ancora avuto il fegato di accontentarlo. Intanto, gli ex terroristi sono liberi di pontificare.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.