
Il Molleggiato scrive a Matteo Renzi per convincerlo ad allearsi con il M5s, ipotesi per cui trama l'ex presidente. L'ennesima sparata del cantante, che ha dato un «parere rock» non richiesto perfino sul Padre nostro.Parafrasando Lenin, verrebbe da dire: il celentanismo, malattia infantile del grillismo.La conferma? La lettera aperta dello stesso Adriano Celentano a Matteo Renzi pubblicata ieri dal Fatto Quotidiano.Un invito, manco il Molleggiato fosse un Giorgio Napolitano qualsiasi, affinché il Pd dialoghi e tratti con il M5s, perché «sbagliare è umano ma risbagliare è da deficienti». Sentenza che proferita da chi, con un disco del 1991 si autoproclamò Il re degli ignoranti, potrebbe suonare come un certificato di garanzia. Posizione peraltro non inedita. Nel 2013 rivolse infatti analoga esortazione a Pier Luigi Bersani: «Dica sì a una parte del programma del M5s» (e lo sventurato Bersani pensò bene di rispondergli pure).Quando uscì quell'ellepì, Celentano dissertò arditamente: «Oggi c'è meno ignoranza di una volta ma si commettono cose molto più ignoranti: si costruiscono case brutte, ci sono tante macchine in giro, la città non si vede, c'è violenza negli stadi, c'è la droga, c'è la mafia. Questo è il frutto di un'ignoranza colta. Oggi si va perdendo il senso del bello. Che invece è importante, dove c'è il bello c'è l'amore e dove c'è l'amore c'è la serenità, la non violenza».La profondità d'analisi è stupefacente. Ancora più spiazzante è che intorno a questi concetti basic Celentano abbia costruito la sua fama di guru, para guru o gureggione che dir si voglia. E se il link con il grillismo vi sembra una provocazione, leggete questo profetico Eugenio Scalfari del 1987: «Penso stia nascendo una dimensione politica nuova che Celentano ha intercettato d'istinto. Farà scuola. Qualcuno, prima o poi, utilizzerà la lezione, perfezionandola e volgendola a fini elettorali». Scalfari prendeva spunto dal Fantastico condotto da Celentano, scelta «sparigliante» visto che Pippo Baudo e Raffaella Carrà erano passati, onusti di miliardi di lire, alla Fininvest di Silvio Berlusconi.L'idea di affidargli lo show di Rai 1 era stata del direttore generale Biagio Agnes, che raccontava: «Lo vedo tutti i sabato sera. E mentre io guardo Celentano, le mie figlie guardano me: per vedere se mi viene l'infarto». La Rai aveva infatti scritturato un artista e si era ritrovata in casa un kamikaze. Apparentemente. Con in testa il modello del «pazzo profeta dell'etere» Howard Beale (nel film del 1976 di Sidney Lumet Quinto Potere, che Celentano aveva visto e rivisto, invitava i telespettatori a spegnere la tv per affacciarsi alle finestre e urlare: «Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!»), il Molleggiato si spinse oltre, rimanendo in silenzio per minuti, chiedendo al pubblico Rai di sintonizzarsi su Canale 5 e di scrivere sulla scheda del referendum la frase: «La caccia è contro l'amore, non la vogliamo». Risultato? Concorrenza ko e milioni di italiani incollati al piccolo schermo, indifferenti al giudizio espresso da Giorgio Bocca sul ragazzo della via Gluck: «Un cretino di talento».Complimento che anticipò quello di David Bowie ospite di Francamente me ne infischio, show tv del 1999, in cui Celentano lo interpellò su futuro, guerre, fame nel mondo: «Ho capito subito che era un idiota».Celentano a Bowie le cantò a sua volta: «Forse sono un idiota, ma sei stato tu a dire che partecipavi volentieri perché io ero “socialmente impegnato". Non avevo capito che tu invece eri “socialmente impegnato" solo a promuovere il tuo disco». Accusa di ambiguità che nel 2001 Celentano rivolgerà anche a Fabio Fazio: «Un ipocrita dai modi gentilini e perbenini, esperto in lavaggi del cervello», il che non impedì a Fazio, situazionista bravissimo a gestire le situazioni sue, di rendergli omaggio con una puntata monografica nel 2006.Autentico populista ante litteram, Celentano ritiene che la legittimità a esprimere le sue riflessioni escatologiche gli derivi dal popolo e per il popolo, avendo dalla sua la cultura del popolo: «Io sono 55 milioni di italiani. Ho la stessa sensibilità che ha la massa», spiegava negli anni Ottanta.Un esempio? Urlo dalla galleria del Teatro Delle Vittorie, durante Fantastico: «Adriano, tu le paghi le tasse?». Replica fulminante: «Ma che, sei scemo?», e via una bella strizzatina d'occhio a evasori e tartassati.Nel 2016 per le elezioni a sindaco di Milano, dopo aver criticato Giuliano Pisapia per il taglio di alberi dovuto alla costruzione della nuova metropolitana (alle elezioni comunali precedenti aveva però annunciato: «Io sto con Pisapia ma il futuro è a 5 stelle»), si schiera per il renziano Giuseppe Sala «per come ha condotto con successo l'Expo», roba da far chiamare un'esorcista ai grillini milanesi. Nel 2015 sollecita Matteo Renzi a diventare «uno scafista giusto, in aiuto alla povera gente che fugge dall'inferno», e ad attivare «grandi navi per il loro accogliente trasporto in Italia», dichiarazione sfuggita a Matteo Salvini quando sul prato di Pontida quello stesso anno aveva ringraziato «quelli che non sono ipocriti, che sanno che non è necessario essere “compagni" per fare bene, come Jovanotti, come Celentano».Nel 2013 scrive a Repubblica per un endorsement a sostegno di papa Francesco, impegnato a far luce sugli scandali vaticani. L'8 dicembre scorso, invece, sul Corriere della sera si avventura in una esegesi del testo del Padre Nostro, proponendo al Santo Padre il suo «parere rock», perchè l'interpretazione offerta dalla Cei alla frase «e non indurci in tentazione» secondo lui «ancora non basta» (sic). Senza dimenticare che Celentano si è speso a favore di Stamina, il trattamento inventato, ma privo di validità scientifica, dal «comunicatore» Davide Vannoni.Se un paio di mesi fa si è scagliato contro Vittorio Sgarbi, per via del suo «carattere di m...a che lo sprofonda come un macigno nel mondo dei dementi» (soavi espressioni che contraddicono l'afflato ecumenico che lo aveva portato in precedenza a scrivere: «Troppi insulti, la politica impari dal Papa e anche Beppe Grillo cambi registro»), nel 2014 si è appellato a Napolitano per la grazia a Fabrizio Corona, che «ha sbagliato, certo, ma sta pagando anche con la salute un prezzo spropositato rispetto agli errori commessi».Grazie alla sua indubbia popolarità, Celentano trova sempre udienza presso le principali testate giornalistiche. Del resto, lo stesso Molleggiato ai telespettatori chiedeva: «Quali cazzate troverete che siano migliori di quelle che sto dicendo io?». I giornali devono avere concluso: ai lettori invece niente?Celentano, una domanda la conceda al sottoscritto, suo fan appassionato: ma limitarsi a cantare no?
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese
Ursula von der Leyen (Ansa)
Sì al taglio del 90% della CO2 entro il 2040. Sola concessione: tra due anni se ne riparla.
L’Europa somiglia molto al gattopardo. Anzi, a un gattopardino: cambiare poco perché non cambi nulla. Invece di prendere atto, una volta per tutte, che le industrie europee non riescono a reggere l’impatto del Green deal e, quindi, cambiare direzione, fanno mille acrobazie che non cambiano la sostanza. Per carità: nessuno mette in dubbio la necessità di interventi nell’ambiente ma, fatti in questo modo, ci porteranno a sbattere contro un muro come abbiamo già ampiamente fatto in questi anni.
Ansa
L’aggressore di Milano aveva avuto il via libera dal Tribunale di Brescia nel 2024.
È la domanda che pesa più di ogni coltellata: come è stato possibile che, nel dicembre 2024, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia - competente anche per Bergamo - abbia dichiarato «non più socialmente pericoloso» Vincenzo Lanni, l’uomo che lunedì mattina, in piazza Gae Aulenti, ha colpito una donna sconosciuta con la stessa freddezza di dieci anni fa? «La cosa che mi ha più colpito», spiega Cinzia Pezzotta, ex avvocato di Lanni, alla Verità, «è che abbia ripetuto le stesse parole di quando aveva aggredito due anziani nell’estate del 2015. Anche allora si era subito accertato che stessero bene, come adesso».






