2020-01-25
C’è un giudice a Lodi. Assolto l’oste che sparò e uccise un rapinatore
L'uomo colpì un malvivente romeno che lo aveva pestato nella sua trattoria. Per i magistrati è stata legittima difesa.Assolto perché il fatto non sussiste. È finito bene il processo di primo grado a carico di Mario Cattaneo, l'oste settantenne che la sera del marzo 2017 sparò e uccise il romeno Petre Ungureanu, trentaduenne che, con un complice, stava svaligiando la sua trattoria di Casaletto Lodigiano. Il pm aveva chiesto 3 anni per eccesso di legittima difesa: la Procura contestava all'uomo le incongruenze nella ricostruzione degli eventi. In particolare, un elemento aveva indotto gli inquirenti a ipotizzare che Cattaneo avesse agito al preciso scopo di uccidere: l'oste era stato chiuso dentro dai rapinatori, i quali, così, avevano provato ad assicurarsi la fuga. L'anziano, però, imbracciando una doppietta, aveva sfondato la porta. Di lì era partita una colluttazione. Secondo la versione fornita dal ristoratore lodigiano, nel bel mezzo della rissa - che gli era costata un visibile ematoma al braccio - sarebbe partito involontariamente il colpo fatale per il ladro. Il romeno, infatti, stringendo la canna del fucile, aveva strattonato e trascinato Cattaneo. Gli spari sarebbero partiti nel momento in cui il settantenne era caduta a terra sui gomiti. Erano stati sollevati anche dei dubbi sul numero di cartucce esplose: l'oste sosteneva di aver scaricato la doppietta inceppata, mentre secondo gli inquirenti l'uomo aveva fatto fuoco due volte.«Penso che fino a stasera non mi alzerò dalla sedia e probabilmente non cenerò», ha dichiarato a caldo Cattaneo. «La tensione è troppa». Tornando a casa dal tribunale di Lodi, l'oste si è abbandonato a un pianto liberatorio: «Oggi mi è sembrato di stare davanti a un plotone d'esecuzione. Sono state ore interminabili, snervanti. Sono distrutto. Spero di potermi riprendere presto».Tra i primi a gioire per l'esito del procedimento è stato il leader leghista, Matteo Salvini, che ha fortemente voluto la riforma della legittima difesa: «Vittoria!», ha esultato su Facebook, attribuendo proprio alla nuova legge fatta approvare dalla Lega l'assoluzione dell'oste. Il destino del ristoratore di Casaletto Lodigiano, d'altronde, Salvini se l'era subito preso a cuore. Poco tempo dopo il fattaccio, sfidando il disprezzo dei benpensanti, il capo del Carroccio era andato a cena nel locale di Cattaneo, immortalando questo momento in una foto che ovviamente scandalizzò Repubblica (una «cartolina di saluti e baci da una scena di morte», la definì il quotidiano di via Cristoforo Colombo). A fianco dell'oste si era schierata pure la Regione Lombardia: l'assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, gli garantì un contributo di 30.000 euro per sostenere le spese legali. Cifra prontamente corrisposta nel novembre 2018. Già, perché difendersi (sparando) può costare la libertà (ed è comunque meglio un brutto processo che un bel funerale). Ma difendersi (nel processo) costa pure parecchi quattrini. In quei giorni del marzo 2017, peraltro, ben 22 sindaci del Lodigiano e 200 cittadini si unirono alla manifestazione «Io sto con Mario» (sfilarono pure Umberto Bossi e Roberto Calderoli), chiedendo alla politica di «aprire una riflessione seria per dare risposte ai bisogni della gente» in materia di sicurezza. Persino i magistrati non ebbero granché da eccepire: «Il signor Cattaneo», dichiarò il procuratore capo di Lodi, Domenico Chiaro, «sta vivendo un'esposizione non gradevole. È giusto manifestare solidarietà. È sbagliato, però, dire: “Se vedo un ladro, gli sparo". Deve esserci il pericolo di aggressione per parlare di legittima difesa». Certo: gli italiani hanno sempre chiesto di poter proteggere sé stessi e i propri cari, non di indossare i panni dei cacciatori di taglie del Far West. L'appiglio contro Cattaneo era proprio questo: l'accusa sosteneva che l'oste avesse ingaggiato deliberatamente uno scontro con i rapinatori romeni. Il giudice di primo grado, invece, la pensa diversamente. E perciò ha scagionato il settantenne. Una persona onesta, incensurata, un pensionato che riceve un assegno mensile di 580 euro, che non ha beni intestati e dà una mano ai familiari nell'osteria di Casaletto. Prima di quella tragica sera del marzo di tre anni fa, per di più, Cattaneo aveva già subito altri due furti.Alla fine, è tutta qua la differenza tra il buon senso comune e il mal riposto senso di superiorità di chi confonde vittime e aguzzini, di chi piange per i ladri come fossero morti sul lavoro e punta il ditino apodittico sulla povera gente in trincea. Impossibile dimenticare, a tal proposito, l'odissea giudiziaria di Ermes Mattielli: robivecchi veneto, disabile con una gamba di legno, nel 2006 osò sparare, senza ucciderli, a due rapinatori di etnia rom che aveva sorpreso nel suo deposito (praticamente, la sua unica fonte di sostentamento). Si beccò 5 anni e fu condannato a un risarcimento di 135.000 euro. Poco tempo dopo la sentenza, morì fulminato da un infarto. Per tabaccai, gioiellieri, benzinai, ristoratori che vanno a lavorare con il terrore di vedersi agitare sotto al muso la canna di una pistola, la filosofia sui criteri di proporzionalità tra offesa e difesa, sull'attualità della minaccia e sull'aggressore che ha voltato le spalle, per cui da carnefice si trasforma in innocente agnello, vale meno di zero. In certi momenti, nessuno sa fare calcoli complessi. Vale un principio semplice: tutelare la propria incolumità, quella delle persone a cui si vuole bene e la legittima titolarità dei beni. Per i ladri che non vogliono rimetterci le penne, vale un trucco semplicissimo: non andare a rubare.
(Ansa)
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