2022-10-18
C’è la tregua: il governo si può fare
Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni (Ansa)
Silvio Berlusconi va nella sede di Fdi e trova l’intesa: avrà 5 ministeri, ma non la Giustizia. Mise in bilico. Coalizione unita al Quirinale. L’unico rischio è che passi alla storia come il Patto della Scrofa: per il resto, l’incontro di ieri tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni è andato bene, con i due alleati che hanno messo da parte le frizioni, siglando la pace e annunciando che il centrodestra si presenterà unito alle consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (in programma, salvo imprevisti, da dopodomani, giovedì 20 ottobre). Possono tirare un sospiro di sollievo i milioni di italiani rimasti sconcertati dalle tensioni emerse la scorsa settimana all’interno della coalizione di centrodestra che ha stravinto le elezioni dello scorso 25 settembre. Sono le 18 in punto, l’incontro nella sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa tra Meloni e Berlusconi, durato circa un’ora e 20 minuti, è terminato da poco, quando fonti dei due partiti diffondono la tanto attesa nota congiunta, che sancisce la pace tra i due: «L’incontro», recita il comunicato, «si è svolto in un clima di unità di intenti e di massima cordialità e collaborazione. Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione di centrodestra, alle prossime consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e sono al lavoro per dare il più presto possibile all’Italia un governo forte, coeso e di alto profilo che si metta subito al lavoro per affrontare le urgenze. Meloni e Berlusconi», aggiunge il comunicato, «hanno fatto il punto sui dossier economici più urgenti, a partire dal caro energia, tema che, tra l’altro, sarà al centro del prossimo Consiglio europeo». Pace fatta, quindi, come conferma pochi minuti dopo Berlusconi con un post su Facebook, a corredo della foto dei due: «Ho incontrato Giorgia Meloni a Roma», scrive Berlusconi, «stiamo lavorando insieme per dare il più presto possibile all’Italia un governo forte, coeso e di alto profilo che sappia affrontare le urgenze sin da subito. Per questo motivo, Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella». L’immagine ritrae la presidente di Fratelli d’Italia con un sorriso smagliante e Berlusconi soddisfatto, seppure ancora sofferente per la caduta di alcuni giorni fa. Silvio, all’ingresso del «bilaterale» di ieri, è apparso ancora claudicante: è pure inciampato, entrando nella storica sede della Destra italiana, ed è stato in quell’istante, quando Giorgia l’ha sorretto e lo ha preso sotto il braccio, che si è avuta la raffigurazione plastica di quello che potrebbe (e dovrebbe) essere il rapporto tra i due: il padre nobile del centrodestra, che può essere utilissimo con la sua esperienza, e la giovane leader che ha davanti a sé un futuro radioso quanto difficile per le asperità che la attendono a Palazzo Chigi. I due hanno avuto modo di colloquiare da soli, mentre i rispettivi portavoce aspettavano l’ok per mettere a punto la nota (per Forza Italia debutto con il botto per il giornalista Paolo Emilio Russo, neodeputato, unico ad accompagnare Silvio a via della Scrofa). «Quello che è accaduto», ha detto la Meloni a Berlusconi, riferendosi alle polemiche della scorsa settimana, «consideriamolo come passato, una cosa superata. Non torniamoci più, ora pensiamo a dare un governo al Paese». Archiviati quindi i dissapori dei giorni scorsi, con tanto di assenza dei senatori forzisti alla votazione per la presidenza del Senato, foglietti con aggettivi irriguardosi nei confronti della Meloni mostrati ai giornalisti, stoccate incrociate e veleni sparsi, si procede finalmente con la sana trattativa per i ministeri: il destino di Licia Ronzulli non è più parte della discussione, e dunque si va al sodo. «Forza Italia chiede rispetto», dice alla Verità una altissima fonte del partito di Berlusconi al termine del vertice, «chiede di essere considerata, per il numero dei suoi elettori, alla pari con la Lega». Matteo Salvini, ricordiamolo, ha già incassato la presidenza della Camera per Lorenzo Fontana. Inoltre, il Carroccio, almeno secondo le voci degli ultimi giorni, si prepara a entrare al governo con una delegazione pesantissima: il ministero dell’Economia per Giancarlo Giorgetti e poi il ministero dell’Interno, quello dell’Agricoltura, le Infrastrutture e gli Affari regionali. Impensabile bilanciare tutti questi posti di primo piano con gli Esteri per Antonio Tajani e qualche insalatina ministeriale di contorno. Berlusconi vorrebbe la Giustizia per Maria Elisabetta Alberti Casellati, ma la richiesta è destinata, salvo imprevisti, a non essere accolta, poiché la Meloni vede bene in quella casella Carlo Nordio. Il ministero dello Sviluppo economico potrebbe rappresentare una pietanza più sostanziosa per Forza Italia, ma la Meloni non sembra intenzionata a concederlo. Al partito di Berlusconi andrebbero poi le Riforme (in pole la Casellati), la Pubblica istruzione (Anna Maria Bernini), la Pa (Gilberto Pichetto Fratin), l’Innovazione tecnologica (Alessandro Cattaneo in pole position), per un totale di cinque poltrone in cdm. Per far tornare i conti, non è escluso lo spacchettamento di qualche ministero. In ogni caso, l’unica certezza è che oggi la trattativa per il governo torna a correre su binari politici, senza più intralci di carattere personale. L’unico paletto è quello che la Meloni ripete da giorni: ci vogliono personalità di spessore per affrontare la fatica del governo. Lo sanno bene innanzitutto i big del suo partito, molti dei quali sono pronti a sacrificare le ambizioni personali sull’altare dell’interesse della nazione.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».