2025-07-20
Cav-mafia, la «talpa» fu De Gennaro
L’ex pm di Milano, Ilda Boccassini (Ansa)
Per Ilda Boccassini dietro alle rivelazioni di «Repubblica» del marzo 1994 sull’indagine su Berlusconi c’era il futuro capo della polizia. Che poi fece carriera con i governi dem. Le rivelazioni di Repubblica su Silvio Berlusconi «amico della mafia siciliana» arrivavano dal futuro capo della polizia, Gianni De Gennaro. La vecchia notizia dell’indagine che mascariava il Cavaliere, che in quel marzo del 1994 aveva appena vinto le elezioni, secondo alcuni magistrati che indagavano sui rapporti tra Fininvest e Cosa nostra bruciò un’inchiesta «promettente». E ora a rivelare la fonte dei due giornalisti, Attilio Bolzoni e Giuseppe D’Avanzo, è stata l’ex pm Ilda Boccassini.De Gennaro ha smentito, sostenendo che i due cronisti avranno al massimo ricevuto l’imbeccata da qualche suo sottoposto. Ma certo, se invece la storia fosse vera, aprirebbe un nuovo capitolo su come la giustizia (e i giornali) hanno braccato Berlusconi dalla nascita di Forza Italia. Ieri il Corriere della Sera ha dedicato una pagina alla vera storia di quello scoop del 21 marzo 1994, il lunedì precedente le elezioni politiche che il compagno Achille Occhetto pensava di aver vinto, anche grazie alle toghe rosse. Un pentito aveva raccontato ai pm che una persona di fiducia del Cavaliere avrebbe portato ogni mese 200 milioni di lire al boss Pierino Di Napoli e che questa mazzetta era stata contrattata da Marcello Dell’Utri.I sospetti dei magistrati siciliani sulla fuga di notizie si concentrano subito sul generale Mario Mori, all’epoca capo del Ros dei carabinieri, per il semplice fatto che quel pentito era gestito dai Ros. Ma le cose non erano andate così. Il 10 giugno del 2024 Ilda la rossa viene sentita dai pm di Firenze e racconta che D’Avanzo, pochi giorni prima di morire d’infarto in bicicletta nel 2011, le aveva rivelato la fonte: Gianni De Gennaro. Professionalmente, un colpo di sole.La «rivelazione» in conto morti, da parte di un ex pm, è una di quelle cose che ancora non si erano viste nel vasto zoo del Misterificio Italia. Ma va detto che pochi anni prima, in un libro autobiografico, la toga rossa aveva raccontato l’episodio, senza fare il nome dell’ex capo della polizia. E lo stesso aveva fatto nel 2021 con altre Procure, che continuavano a sospettare di Mori. A dicembre di quattro anni fa, ai pm di Firenze, Bolzoni si confermò un galantuomo: oppose il segreto professionale sulla fonte ma, nonostante avesse avuto più di uno screzio con Mori, mise a verbale che si trattava di «investigatori diversi dai comandanti del Ros». E alla fine, con i pm toscani, Boccassini è crollata e ha fatto il nome di De Gennaro. Ma com’è andata la vita a De Gennaro dopo quel marzo 1994? All’epoca era a capo della Dia e il suo referente principe era il presidente dell’Antimafia, Luciano Violante, che in campagna elettorale accusò Forza Italia di essere contigua a Cosa nostra. Dopo circa un anno, il ministro degli Interni, Roberto Maroni, spostò De Gennaro alla Criminalpol. Poi Berlusconi cadde è arrivarono i governi di centrosinistra. Il 19 novembre 1997, Romano Prodi lo nominò numero due della polizia e il 26 maggio 2000 fu il premier Giuliano Amato a issarlo sulla poltrona di capo assoluto. Un lungo regno durante il quale De Gennaro sopravvive al G8 di Genova e al sangue della Diaz. Dal 2103 al 2020, è stato il presidente di Leonardo-Finmeccanica, su mandato del governo di Enrico Letta e oggi che ha 76 anni, De Gennaro presiede Eurolink, il consorzio del Ponte di Messina. Se davvero fu lui la fonte di Repubblica, è difficile stabilire se quella fuga di notizie danneggiò o favorì il Cavaliere. Di sicuro, la spettacolare carriera di De Gennaro è avvenuta con i favori di tre premier del centrosinistra: Amato, Prodi e Letta. Per non dire degli inquilini del Colle.Quanto al contesto dello scoop, vale la pena ricordare che era il peggiore che si potesse immaginare. Si votò il 20 e il 21 marzo. Due giorni prima, un Occhetto più tronfio che mai, sparò in tv: «Nel Mezzogiorno, una parte della mafia si appresta ad appoggiare Forza Italia. E il giorno dell’articolo di Repubblica, Fedele Confalonieri disse: «Siamo indignati per come notizie e indiscrezioni sono state trattate sui principali organi di stampa». Per ricostruire la filiera della notizia ci sono voluti 31 anni. Per immaginarlo, poche ore.
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