
Il responsabile della campagna elettorale per il voto ispanico, Alfonso Aguilar: «Le idee dei dem su aborto e gender spaventano gli americani».Presidente della Latino partnership for conservative principles, Alfonso Aguilar fa parte della campagna di Donald Trump. La Verità lo ha intervistato per cercare di capire se l'inquilino della Casa Bianca sia davvero elettoralmente spacciato come dicono.Alfonso Aguilar, lei è un componente dell'advisory board di Catholics for Trump. Può spiegarmi di che cosa si tratta? «Catholics for Trump è una coalizione della campagna elettorale di Trump: quindi fa parte della campagna. Abbiamo dodici componenti nell'advisory board e di base il ruolo del board è quello di guidare gli sforzi dell'amministrazione e della campagna verso gli elettori cattolici. Vorrei notare che talvolta, soprattutto in Europa, le persone restano confuse, perché si chiedono se la fede venga usata per fare campagna elettorale. Il nostro lavoro non è strumentalizzare la nostra fede cattolica: le persone sono libere di decidere sulla maggior parte delle questioni: quelle prudenziali o quelle di opinione. E, come cattolici, ci occupiamo di immigrazione, sanità, economia. Quello che tuttavia i cattolici dovrebbero comprendere è che ci sono alcuni temi prioritari, che ci sono problemi morali che sono bianchi o neri: elementi, che dovrebbero orientare il loro voto». Per esempio?«Mi riferisco in particolare all'aborto. La Chiesa cattolica a tal proposito è molto chiara: l'aborto non è una questione prudenziale ma dirimente. E tutti i cattolici dovrebbero crederlo. Noi quindi coinvolgiamo la comunità cattolica e le dichiamo: "Lo sapete che Donald Trump difende la vita dalla concezione, laddove Joe Biden –nonostante si dica cattolico– crede nella difesa di Roe v Wade?" Questo è molto importante, perché ci sono molti cattolici che ancora non lo sanno. Noi non cerchiamo di usare la fede per imporre alcuna particolare posizione. Noi diciamo: se sei un cattolico, dovresti essere guidato nel voto soprattutto dai principi morali fondamentali, mentre su tutto il resto si può essere in disaccordo. Per questo esiste Catholics for Trump. Parliamo di difesa della vita. Questo è precisamente perché il presidente Trump ha conquistato la maggioranza del voto cattolico quattro anni fa. Molti potrebbero dire "la destra usa la fede a scopi elettorali". Ma è Joe Biden che pubblicamente sta dicendo che è cattolico e che recita il rosario. Ha anche uno spot in cui cita Giovanni Paolo II. Io non posso sapere se Biden è cattolico o no, solo Dio lo sa. Quel che posso dire è che non è a favore dell'insegnamento cattolico. La fede ha un ruolo nel dibattito pubblico. Questo non vuol dire mescolare la fede con questioni secolari».Negli ultimi anni si è registrato un crescente sentimento anticattolico nel Partito democratico. Come se lo spiega?«Non mi sorprende, perché nel dibattito pubblico i cattolici sono chiamati a difendere la verità. La senatrice Kamala Harris ha messo in discussione la fede cattolica di un giudice federale e la sua appartenenza all'associazione cattolica dei Cavalieri di Colombo. Noi difendiamo la verità, la vita, la famiglia, la libertà religiosa dall'intervento del governo federale. La sinistra radicale ha preso il controllo ideologico del Partito democratico. Per questo vediamo un aumento degli attacchi: il target della sinistra radicale è la Chiesa cattolica. Nel passato, repubblicani e democratici avevano una comprensione comune sulla dignità della persona umana, sulla libertà religiosa, sul ruolo della fede nel dibattito pubblico. Oggi la nostra nazione è polarizzata. Joe Biden non è di per sé un estremista, ma si è arreso alla sinistra e alla sua agenda radicale. Un'agenda globalista che non vediamo solo negli Stati Uniti ma anche in Italia. Un'agenda per cui essere buoni cittadini significa essere non praticanti o atei. Questa idea di radicale separazione tra Chiesa e Stato è assurda, va contro la dignità basilare della persona». Venendo alle minoranze etniche, Trump è realmente razzista come dicono?«Danno talmente tante volte del "razzista" a Trump per farlo credere alla gente. Donald Trump è stato un grande presidente per afroamericani e ispanici. Basta guardare il tasso di disoccupazione prima della pandemia che era bassissimo. Si guardi poi al tasso di povertà, che si è fortemente abbassato per gli ispanici. Molti ispanici hanno avuto accesso alla classe media. Questo è un buon risultato per le minoranze. Sua figlia e i suoi nipoti, poi, sono ebrei. Le accuse di razzismo sono assurde». Quali sono le strategie che la campagna ha messo in atto per conquistare il voto ispanico?«Le politiche di Trump si rivolgono all'americano medio. Anziché trattare latinos e afroamericani come gruppi separati, lui si rivolge a loro come ad americani medi, che hanno le stesse preoccupazioni economiche delle altre famiglie, che amano e vogliono tutelare questo Paese. Trump ha migliorato le condizioni socioeconomiche di afroamericani e ispanici come nessuno prima. E questo è qualcosa che gli ispanici vedono. Pensiamo poi alla difesa della libertà religiosa: gli ispanici sono persone di fede, vanno in chiesa. La maggior parte sono cattolici, anche se c'è una significativa parte di evangelici. Costoro vedono il linguaggio della sinistra: sono spaventati da questa agenda radicale, soprattutto sull'aborto. La maggioranza degli americani è contro l'aborto tardivo. Oppure pensiamo alla radicale agenda transgender che viene spinta dalla sinistra. Gli ispanici vedono che Trump difende la libertà religiosa e hanno visto gli attacchi dell'amministrazione Obama contro le Piccole sorelle dei poveri in materia di contraccezione. Credo che una combinazione di economia e radicalismo della sinistra abbiano spinto molti ispanici e afroamericani verso Trump». E l'immigrazione?«Il presidente Trump è stato molto costruttivo su questo tema. Barack Obama ha rimpatriato più immigrati di Trump nel suo primo mandato. Gli ispanici questo lo sanno. In secondo luogo, Trump ha provato a lavorare con il Congresso per legalizzare i dreamer, in cambio di fondi per finanziare le barriere al confine. I democratici si sono opposti. Inoltre, oggi i democratici sono contrari al muro. Ma le barriere di confine sono state supportate anche da loro per anni. Quando ero nell'amministrazione Bush, nel 2006 approvammo il Secure Fence Act, che prescriveva la realizzazione di centinaia di miglia di recinzioni al confine meridionale. I democratici votarono a favore. Chi ha votato a favore? Joe Biden e Hillary Clinton. Ora dicono di essere contro il muro, perché a proporlo è Trump. Gli esperti riconoscono che rafforzare i confini in certe aree è importante. Donald Trump non è contro gli immigrati. È contro gli immigrati che entrano illegalmente nel Paese. E gli ispanici lo capiscono. Capiscono che un terzo delle donne che attraversa illegalmente il confine subisce molestie sessuali o stupri. Sanno che il confine meridionale è diventato un hub per il traffico di bambini e di essere umani. È pericoloso. Noi vogliamo dissuadere le persone dall'entrare illegalmente. E come lo fai? Rafforzando i confini, altrimenti incentivi le persone a entrare illegalmente. Questo non è pro immigrati, perché li metti in pericolo. Gli ispanici si accorgono che i democratici usano la questione in modo politicizzato». Com'è la situazione sul piano dei sondaggi?«In alcuni Stati chiave il voto ispanico è decisivo, come in Florida. I sondaggi mostrano che Trump sta guadagnando terreno tra gli ispanici in Florida. Ero a fare campagna elettorale a Miami due settimane fa e l'entusiasmo è forte. Miami è solitamente molto democratica. Ma stavolta i sondaggi ci dicono che anche qui Trump sta andando molto bene con gli ispanici. Noi non guardiamo ai sondaggi nazionali, quel che conta è il collegio elettorale. Ci stiamo concentrando su dieci Stati. La media sondaggistica negli Stati chiavi dà Trump indietro con lo stesso margine di quattro anni fa». Anche meno.«Esattamente. Un poco meno. Quindi, se mettiamo insieme questo dato con l'entusiasmo suscitato, ne concludo che Trump sarà riconfermato». Eppure quasi tutti i media, negli Stati Uniti e in Italia, dicono il contrario.«Dicevano le stesse cose quattro anni fa. Quello che non abbiamo mai visto in America è che i media siano così impegnati ad abbattere una presidenza. Ho come l'impressione che qualcuno voglia sopprimere il voto pro Trump. Se leggi il Washington Post o guardi Cnn pensi "Trump è finito". No, Trump non è finito. Se guardiamo all'entusiasmo, c'è la possibilità che possa fare anche meglio della volta scorsa. Stavolta Trump può conquistare anche Minnesota e Nevada: Stati che perse nel 2016. Non è una campagna elettorale facile, è risicata. Ma se si guarda il presidente fare campagna elettorale, è incredibile l'entusiasmo che suscita. Secondo i sondaggi, la maggior parte dei repubblicani è entusiasta di votare per Trump. Dall'altra parte, la maggioranza dei dem vota contro Trump, anziché votare per Biden. E questo è un grande problema: vinci le elezioni se le persone credono nel tuo candidato».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.