2021-02-22
Caserme, parcheggi e fabbriche. Tutto pronto, meno che i vaccini
Abbattute le Primule, si punta su strutture già esistenti. Resta però la scarsità di antivirus a disposizione. Arriveranno da Mosca? O dalla Cina? Sulla nostra pelle si giocano partite geopolitiche. Ma il tempo stringe. La buona notizia sarebbe che finalmente anche in Italia le vaccinazioni avverranno un po' ovunque: nelle stazioni, nelle caserme, nei centri commerciali. Pure nelle fabbriche, con buona pace delle costose quanto inutili «primule» di Domenico Arcuri , falciate prima che potessero fiorire. Quella pessima è che i farmaci anti Covid continuano a mancare: l'ultimo taglio in ordine di tempo è quello di Astrazeneca che ha consegnato 60.000 dosi in meno. Quindi l'obiettivo di raggiungere almeno 350.000 vaccinazioni al giorno appare ancora molto lontano. C'è di peggio, purtroppo. Se gli scienziati ci dicono che il vaccino russo Sputnik V funziona (è efficace al 91,6% secondo i dati pubblicati daLancet e anche lo Spallanzani di Roma ha consegnato ai ministeri della Salute e degli Esteri un parere positivo), le questioni geopolitiche rischiano di tagliare fuori il nostro Paese dall'approvvigionamento di farmaci non graditi all'alleanza transatlantica richiamata dal presidente statunitense Joe Biden. Ieri in un editoriale della Stampa si leggeva che l'Italia «ritrova i suoi “ancoraggi storici» (la Ue, la Nato, l'Onu) e molla gli ormeggi pericolosi azzardati dai due precedenti governi». Non solo, «sui vaccini, sulle strategie per la crescita, sul “Climate change", il nostro Paese torna a parlare con una voce credibile in Europa». Questo che cosa dovrebbe significare? Forse che a prescindere dalle autorizzazioni dell'Ema, l'Agenzia europea del farmaco, sempre indispensabili per l'immissione in commercio di un farmaco anti Covid nell'Ue e che al momento riguardano solo prodotti Pfizer Biontech, Moderna e Astrazeneca, i vaccini di Vladimir Putin o del Dragone resteranno non graditi? Quindi che richieste come quella avanzata dal vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, di valutare la possibilità di utilizzare lo Sputnik V cadranno desolatamente nel vuoto, mentre San Marino già ne ha acquistato dosi e il farmaco viene ormai utilizzato in 30 Paesi? Mario Draghi, nel suo discorso alle Camere, pur assicurando la linea europeista ed atlantista, ha detto che «si adopererà per alimentare meccanismi di dialogo con la Federazione russa» e al G7 ha ricordato che la salute va intesa come bene pubblico globale, che va regolato con principi trasparenti e regole condivise. Il presidente del Consiglio può decidere di avviare produzioni in Italia del vaccino russo, anche se non ha ancora il via libera dall'Ema, in una nuova sfida per la cooperazione economica. Sabato il presidente dell'Associazione degli italiani amici della Russia, Lorenzo Valloreja, ha scritto a Draghi chiedendogli di utilizzare lo Sputnik V anche in Italia La lettera si concludeva con questo appello: «Spero che il suo governo voglia spendersi per garantire la libertà̀ di cura di ogni singola persona». Sul Messaggero, Romano Prodi ha detto che «il danno universale della pandemia, non riguarda soltanto le imprese occidentali, ma deve naturalmente coinvolgere anche Russia e Cina», invocando l'inizio della produzione di vaccini in Italia. Ha ricordato che si è «perfino pensato di inventare apposite costose strutture per praticare iniezioni […] come se il problema fosse quello di somministrare il vaccino e non quello, infinitamente più grave, di disporre del vaccino». La Cina ne sta producendo a gran velocità e a basso costo, basati sulla tecnologia del virus inattivato e non su quella della terapia genetica, per questo sono meno cari, inoltre non hanno bisogno di tecnologie particolari per garantirne la conservazione durante il trasporto. Li vogliamo ignorare perché il coronavirus è nato a Wuhan o perché Biden storce il naso? I cittadini aspettano vaccini, mentre le Nazioni forse giocano a Risiko... Il patto con i medici di base ha ottenuto il via libera (in 35.000 sarebbero pronti a iniziare le somministrazioni) e il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, a Repubblica ha detto di essere pronto ad aprire fabbriche e uffici per vaccinare i dipendenti e loro familiari «più di 12 milioni di persone». Ottimo, ma ci risiamo: prima servono i vaccini, i tre in circolazione non bastano. Altrimenti con il nuovo piano rischiamo di avere a disposizione (finalmente) un'infinità di capannoni, fiere, parcheggi ma poche dosi per una campagna di massa, come da settimane denunciano i governatori che cercano di acquistare sul mercato dosi extra. Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ha parlato di 7,7 milioni di dosi che dovrebbero arrivare a marzo, per un totale di 13 milioni da inizio vaccinazioni. Siamo 60 milioni, per quanto tempo andranno diluite le somministrazioni? Oggi il Consiglio dei ministri potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di fare una sola vaccinazione di Astrazeneca, sull'esempio del Regno Unito. Secondo gli studiosi, un richiamo dopo tre mesi aumenterebbe l'efficacia del farmaco portandola dal 72 all'80%. «Mi aspetto un piano vaccinale serio e rapido. Mi aspetto il licenziamento di Domenico Arcuri perché ha fallito», ha dichiarato il leader della Lega, Matteo Salvini.