2022-05-14
«Cartello di aziende per aggiudicarsi la maxigara Consip da 2,7 miliardi»
Il Consiglio di Stato condanna il gruppo Romeo che voleva eliminare la concorrenza. Multa milionaria da determinare.La multa sarà da rideterminare. Ma, per ora, una cosa è certa: nella maxi gara Consip denominata Fm4, da 2,7 miliardi di euro per servizi di pulizia e manutenzione degli uffici pubblici di tutta Italia, ci sarebbe stato tra alcune delle società aggiudicatrici «un illecito coordinamento a scacchiera», dalla Romeo gestioni di Alfredo Romeo alla ex Manutencoop, passando per il gruppo Sti dell’imprenditore Ezio Bigotti, ritenuto vicino a Denis Verdini, all’epoca parlamentare di Ala (la stampella del governo di Matteo Renzi). È quanto hanno stabilito i giudici del Consiglio di Stato in una sentenza depositata il 9 maggio scorso. Alcune delle imprese, insomma, avrebbero fatto cartello. Come era emerso nel 2016 dall’ormai famosa inchiesta del pm Henry John Woodcock, che portò alla luce le presunte manovre corruttive di Romeo con il Giglio magico. E da lì cominciò tutto. L’Authority, infatti, utilizzò per le sue valutazioni (ora richiamate in parte nella decisione del Consiglio di Stato) anche parte della documentazione acquisita durante il procedimento penale. I giudici amministrativi di secondo grado hanno dato atto, infatti, «che l’analisi fatta dall'Authority risulta in armonia con gli elementi di prova emersi durante il procedimento penale sfociato nella sentenza penale del Tribunale di Roma del 7 settembre 2021, con la quale il presidente di Sti (Bigotti, ndr) all’epoca dei fatti è stato condannato per il reato di turbativa d’asta».Accolti, invece, i ricorsi di Kuadra, Esperia, Manital e Manitalitalia, che escono di scena. Secondo i giudici, «pur non essendo stata fornita la prova diretta di una intesa restrittiva della concorrenza, l’Autorità garante ha comunque raccolto indizi gravi, precisi e concordanti di un coordinamento illecito tra alcune delle imprese partecipanti alla gara». D’altra parte, un esponente della Romeo Gestioni, riferendosi alla partecipazione del Gruppo Sti in due compagini differenti si era lasciato scappare a telefono: «Dico noi abbiamo scoperto sta roba che questo si è messo con due soggetti diversi... alleato sia con Cofely che con Cns su due lotti... è preoccupante perché il cartello è evidente».L’appalto di rilievo comunitario (bandito nel 2014) era stato suddiviso in 18 lotti geografici. L’intesa, secondo l’Antitrust, era stata messa in atto dai principali operatori del settore. E aveva «neutralizzato il confronto competitivo tra le parti nei vari lotti, compromettendo irrimediabilmente il fisiologico gioco concorrenziale che si sarebbe dovuto instaurare, in danno delle pubbliche amministrazioni committenti». Inoltre, «l’illecito», secondo l’Autority, si era «realizzato anche attraverso un utilizzo distorto del raggruppamento temporaneo d’imprese, degli affidamenti in subappalto e dello strumento consortile».La multa dell’Antitrust ammontava a 235 milioni di euro.L’anno seguente, però, il Tar sospese il provvedimento. Ma ora, a seguito della decisione del Consiglio di Stato, dovrà esprimersi sulle sanzioni. Una di carattere pecuniario, che bisognerà valutare in percentuale sul fatturato. E anche se si andrà certamente su cifre di molto inferiori ai 235 milioni di euro, è ipotizzabile che sarà comunque una maxi multa milionaria. Che le tre compagini societarie dovranno affrontare da sole. E alla sanzione si aggiunge la definitiva esclusione dalla gara, con conseguente escussione della fidejussione e iscrizione dell’azienda nel sistema Crif delle informazioni creditizie. Nel rigettare i ricorsi, i giudici del Consiglio di Stato hanno stabilito «la sussistenza di un unico centro economico-decisionale». Il Gruppo Sti, secondo i giudici, avrebbe maturato «consapevolmente le proprie condotte anticompetitive, caratterizzate da una rete di rapporti paralleli a quelli formalizzati per la partecipazione alla gara, idonei ad ingenerare situazioni di collaborazione tra competitor». Secondo le toghe, «risulta comunque incompatibile con un contesto di genuina competizione il fatto che una compagine si inserisca anche in una Ati ”formalmente” rivale».Quello che definiscono un «piano spartitorio», e che era probabilmente noto a tutti i partecipanti, sarebbe emerso anche da un’altra intercettazione. Uno dei soggetti che si ritirò dalla gara disse: «Fm4 avremmo vinto quattro lotti! Sì però dopo si sarebbe scatenato l’inferno... o forse no! La vediamo, il riscontro lo abbiamo con Mfm (quattro lotti). Se a loro fanno la bua, avevamo ragione, altrimenti... infatti, vediamo quanto male si fanno i cugini». Ma anche se «una intesa atta a condizionare gli esiti di una gara pubblica deve tendenzialmente considerarsi molto grave, in quanto denota inequivocabilmente l’intento illecito, manifestando la chiara volontà delle parti di porsi al di fuori del libero gioco della concorrenza», secondo i giudici bisognerà stabilire le sanzioni caso per caso. «La violazione molto grave», aggiungono, «non può essere elevata a regola assoluta [...], pena il rischio di implementare un sistema sanzionatorio che nella sua applicazione concreta può rilevarsi sproporzionato ed ingiusto».
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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